Dove sono i savonesi?
Dove sono i savonesi?
È una domanda carica di sconforto, che viene sempre più spontanea di questi tempi.
|
Dove sono i savonesi
|
È una domanda carica di sconforto, che viene sempre più spontanea di questi tempi.
Non dico i savonesi dei tempi gloriosi, quelli della guerra di liberazione, quelli che negli anni ’70, quando ero ragazzina, mi resero orgogliosa per la loro reazione composta e ferma al periodo oscuro e destabilizzante delle bombe. No. Non dico questi. È evidente che ormai si sia perso lo stampo, come si è perso il senso di comunità e solidarietà, affogato prima nella propaganda di esasperato individualismo degli anni ’80 e del consumismo, poi nella crisi economica, culturale e sociale, poi nelle problematiche di migrazione e integrazione. Una crisi che, come dice Beppe Grillo, ci ha resi miseri. Miseria che è diversa dalla povertà: si può essere poveri e ugualmente dignitosi, solidali e felici. La miseria, invece, rende aridi e poveri dentro oltre che fuori. Deprivati di sentimenti e speranze. Ma gli altri, quei savonesi che pure ci sono, quei savonesi che ho in mente io, che ogni tanto si manifestano… dove si nascondono, ora? Perché non si esprimono, perché non chiedono con forza un cambiamento, perché si limitano a contemplare desolati il degrado totale della loro città? Ogni volta che si interrogano i savonesi le risposte sono sempre le stesse, sono fotocopia. È accaduto in occasione dell’esperimento breve e infelice di democrazia partecipata della precedente amministrazione. Si richiedono, con esempi e competenza e proposte, più verde, più manutenzione e decoro, una gestione avanzata dei rifiuti con riduzione, riuso e riciclo, meno traffico urbano, più trasporti pubblici, più piste ciclabili meglio organizzate, e meno cemento, con uno stop al consumo di territorio ed edilizia sostenibile. E poi incentivi al turismo, al piccolo commercio, alla cultura, e stop ai grandi centri commerciali. Di recente un questionario proposto dagli scout non è che abbia evidenziato cose molto diverse. Com’è che, a parte molta demagogia in campagna elettorale, le amministrazioni vanno in direzione opposta, ostinata e contraria, e nessuno protesta? A volte mi viene da pensare che questi savonesi “illuminati”, progrediti e moderni, quelli per i quali e in nome dei quali ho ritenuto di entrare in politica, non esistano, o siano già emigrati altrove. Oppure che ogni tanto si facciano ibernare, quando non ne possono più, sperando di scongelarsi in tempi migliori. O forse non frequentano molto i social, dove nelle pagine savonesi l’onda becera del vecchietto iracondo e razzista, dell’automobilista iroso, dell’arrogante sarcastico, della signora superficiale e perbenista, dell’antiambientalista a prescindere, del pressapochista che crede di sapere tutto e impartisce lezioni, e di altre mostruose categorie ostinatamente resistenti all’evoluzione, sembra predominare. Mai come ora, comunque, sembra di aver toccato il fondo, un fondo tanto desolante che scavare oltre ispirerebbe depressione e suicidio al più ottimista dei buontemponi. Un fondo a cui non si può restare indifferenti. Una incapacità amministrativa umiliante e desolante.
Va bene, il più, ammettiamolo, l’avevano fatto “quelli di prima”, fin dai tempi di Ruggeri sindaco. Una inutile invasione cementizia che ha deturpato la città, in cambio di briciole di oneri spesi nell’amministrazione corrente. Altri progetti spada di Damocle come Margonara e il terminal bitume. Il Priamar non sufficientemente valorizzato, fondi spesi in discutibili opere come la passerella o gli allestimenti del tutto superflui e disarmonici della galleria ascensori. Un proliferare semplicemente mostruoso, abnorme, di centri commerciali. La gestione non certo brillante, per usare eufemismi, dei musei, priva di rispetto nei confronti dei professionisti del settore. Una raccolta dei rifiuti arretrata, e una società partecipata gestita malissimo, imbarcata in discutibili espansioni e portata sull’orlo del tracollo. Enormi cifre di mutui che hanno pesato molto sul bilancio comunale, insieme col pasticcio derivati, spesi per lo più per impianti sportivi di ogni genere, dati poi in gestione a società sportive senza grossi vantaggi, anzi, con oneri, per il Comune. Non che lo sport non sia importante, lo sappiamo, ma come si dice est modus in rebus, e portare le finanze nello stato in cui sono anche per colpa degli impianti, rende meno lieta ora anche la pratica sportiva.
Certo, il più era fatto, per mandare in malora la città, ma poi sono arrivati questi. Grandi promesse in campagna elettorale, copiando anche dai nostri programmi, che peraltro si basavano sui sogni dei savonesi illuminati di cui sopra, ignorando lo stato del bilancio, che noi invece, coerentemente e responsabilmente, denunciavamo. Poi, dopo la vittoria… sorpresa! Siamo in predissesto. Un assessore al bilancio competente curatore fallimentare ha provveduto a una cura di tagli lacrime e sangue, sostenendo che non ci fossero scelte. Noi continuiamo a pensare, viceversa, che almeno su alcuni dei temi proposti le scelte ci fossero eccome, e che il sociale (certo quello più facile e sbrigativo da tagliare) andasse meglio tutelato. La partecipata gestita ancora più disastrosamente fino all’agonia. I musei non ne parliamo, sprazzi ogni tanto ma anche tante tante ombre, specie nel rispetto per gli esperti. Cemento in ripresa, sul lungomare e col Crescent 2 e anche in collina, per non fare torto a nessuno. Progetto lungomare di via Nizza, ripreso pari pari dalla vecchia amministrazione, che costituirà probabilmente un altro spreco di soldi pubblici con risultati discutibili se non addirittura negativi. Montagne di rifiuti in giro per la città. Verde folto nelle aiuole e ai bordi delle strade. A compensare, probabilmente, il taglio degli alberi, nel pubblico e nel privato, di cui l’ultima eclatante mostruosità è lo scempio inenarrabile di corso Tardy e Benech.
Morte e deserto della città, morte simbolica insieme con i suoi verdi, vivi, bellissimi alberi. Il colpo d’occhio di quel viale era da urlo. Ora è da bombardamento. Non posso sostenere al cento per cento che il taglio fosse evitabile per tutti, ma sostengo al duecento per cento che non vi è mai stata veramente, da parte dell’amministrazione, neppure per un attimo, l’intenzione di provare seriamente strade alternative, taglio parziale, risistemazione di alcune piante, potature. No, a parte qualche azione simbolica come per venire incontro agli ambientalisti, come alibi, si meditava il forsennato blitz e via. È il loro modo di risolvere i problemi della città. Drastico. Tagliare la mano per non doversi fare le unghie. Nella stagione più sbagliata. Quando ho timidamente fatto osservare in Consiglio il problema dei nidi, sono stata guardata con fastidio. Almeno ho indirettamente ottenuto che fosse fatta intervenire l’Enpa. È stato trovato “un solo” nido, mi dicono soddisfatti. Evviva. Son solo tre o quattro pulcini sfrattati, che vuoi che sia. Io mi vergogno anche solo di far parte, da opposizione ma di far parte, di una amministrazione che ha perpetrato questo delitto. Peserà sulla mia coscienza, e mi farò una colpa di non aver fatto di più. Sempre. Lo dico con forza. Bene, dunque. Se neppure di fronte a quest’ultimo orrore i savonesi di cui sopra si manifestano, allora devono essere tutti davvero fuggiti o ibernati. Magari è colpa della mancanza di rappresentanza. Di questi tempi prevale la politica urlata, fa comodo metterla sempre sui temi etici, sui diritti civili, sui drammi veri o presunti futuri sfaceli in proposito, buttarla in caciara.
Leggo ora che i Verdi si sono manifestati con una iniziativa. È un partito in cui un tempo credevo e di cui adesso non parlo mai, per decenza, ritenendo che abbiano diritto di spegnersi in pace, lontano dal triste ricordo dei fasti passati, senza inutili clamori e senza l’accanimento terapeutico di ricevere inusitata propaganda alle loro sterili alzate di voce. Una iniziativa, dunque. Un esposto in Procura. Sui temi del verde, dei rifiuti, dell’inquinamento, chiederete voi? No. http://www.lastampa.it/2018/06/08/savona/savona-tari-pi-alta-a-chi-affitta-ai-migranti-esposto-dei-verdi-alla-procura-RmDF7E5k6P7VPnj8GjCzeJ/pagina.html Su una mozione del tutto inapplicabile, retorica, assolutamente strumentale, che meriterebbe il dimenticatoio e basta, una bella polemica altrettanto strumentale. Del resto, si sa, è con questi argomenti che ormai si urla di più, è con queste forme patetiche di propaganda che ci si muove per fare clamore. Sono mosse studiate: i leghisti, alleati dei 5 stelle al governo, vanno attaccati per guadagnare punti nella nuova brillante opposizione democraticoforzista. I problemi veri, quelli possono attendere. Un intero lungo filare di pini bellissimi, cinquantennali, rigogliosi, verdi, carichi di pigne, profumati di resina, è caduto in silenzio, quasi scusandosi di disturbare, conscio di non interessare abbastanza a nessuno. Io non cancello i miei rimorsi e le mie colpe. E voi? Si sentono solo quelli che dicono che esagerazione, non si poteva fare altro, pianteranno altri alberi, bene per i parcheggi e le moto, evviva, finalmente, sta meglio così bello pulito… O al più qualche lacrimuccia. Ma non basta. Occorre essere furenti, arrabbiati, feroci, non tristi. Per cui, miei cari savonesi, o vi svegliate, o ci svegliamo tutti, o se continuerà questo triste silenzio rassegnato e passivo, mi convincerò che è esattamente questa l’amministrazione che ci meritiamo. E allora la prossima a ibernarsi o ad andare molto lontano sarò io.
|