Da giorni assistiamo al frastuono del mancato dossier contro Emma Marcegaglia, presidente di Confindustria. Il direttore de Il Sole 24 Ore, Gianni Riotta, ha scritto un graffiante editoriale dal titolo “La stagione dei dossier. Caccia grossa contro chi non è d’accordo” (vedi fondo pagina).

Nel testo si fa cenno ai messaggi di sostegno piovuti da ogni parte d’Italia.

Sarebbe stato utile se qualcuno fosse stato messo in grado di dare conto che anche dalle provincie di Imperia e di Savona, sono giunti attestati di solidarietà, o di condanna, dissenso, per la poderosa macchina in cui avrebbe dovuto essere stritolata la massima rappresentante di Confindustria Italia.

Una presenza informativa locale sarebbe stata un segnale non già di parte, ma di quel coraggio che troppo spesso manca ai rappresentanti di questa area quando è doveroso far sentire voce ed autorevolezza. Non vuole dire schierarsi su un fronte politico o meno, semmai dare un contributo alla società civile contro il sistema dell’intimidazione che non è solo quella mafiosa, criminale, della prepotenza.

Un metodo che non può fare parte del bagaglio di una comunità e per questo il silenzio non giova, non aiuta, non educa. Non è neppure il caso di attendere gli sviluppi giudiziari, alla ricerca di una “verità giudiziaria”.

Altrimenti a smentire le tesi dello scherzo, c’è la stessa dichiarazione del direttore delle relazioni esterne di Mediaset, Mauro Crippa che ai giudici inquirenti ha detto: “Escludo che in relazione alle vicenda, Fedele Confalonieri mi abbia detto che Il Giornale aveva ordito uno scherzo o una burla riferita alla Marcegaglia”.

Non è questione di reato sì, reato no. Ma di riscossa e rivolta morale. Chi ha paura di prendere posizione e renderla nota di fronte a dossieraggi da regime? Sovietico, libico, iraniano, cubano, c’è da scegliere. Un silenzio da pavidi o da forti soltanto con i deboli?