Dino Gambetta al Gulli Atelier

Dal 5 al 22 Settembre 2015
Dino Gambetta 
GULLI ATELIER

 

Dino Gambetta, un poeta di immagini e di parole

I lavori di Dino Gambetta colpiscono a prima vista per la loro apparente semplicità e ingenuità, ma anche per la spontaneità e l’immediatezza affabulatrice nel tradurre in immagini visive aspetti ed emozioni del vivere quotidiano.

In ogni caso sono raffigurazioni piene di vita, talvolta esuberanti, che stimolano il buon umore, quello che soltanto un rapporto genuino con le cose di ogni giorno genera. Non solo, perché qua e là nelle sue opere si può cogliere un accenno di malinconia, di disincantata nostalgia, ma anche di speranza. L’amore per la natura, rappresentata soprattutto nei suoi aspetti agresti, ma pure nei cieli, nelle nuvole, e nel mare – presenza materna in ogni buon ligure di costa; la simpatia  per gli umani, e qui mi piace rilevare la dolce sensualità delle sue figure femminili, e per gli animali (cani, gatti, oche, pecore, uccelli, pesci…): sentimenti che si traducono nelle sue opere in immagini simboliche e in situazioni allegoriche che alleviano la tensione indotta in noi dall’apparente svanire o trasformarsi, di affetti, cose e valori e, d’altra parte, dall’annunciarsi di un indefinito ‘nuovo’.


 Quello rappresentato  è “un mondo come lo vedo quando esco di casa”,  dice Gambetta. E’ un mondo visto con gli occhi di un puer,  ma deliberatamente raffigurato – dipinto o plasmato con la terra – con  tratti che ricordano appunto i tardi lavori dei fanciulli, in un convincente ‘è così che ha da essere !’ Del resto, come nota Kandinsky, la capacità di vedere il mondo con occhi nuovi, permette al fanciullo intento nella sua opera di cogliere “il suono interno delle cose”.

Certamente questo è l’intento, sia pure con modalità, materiali e stili diversi, di tanti artisti. Anche, naturalmente, di alcuni tra quelli, locali o ‘foresti’ – magari provenienti da significative esperienze estere – operanti nella stimolante area albissolese, la stessa nella quale il Nostro ha sviluppato, indipendentemente e autonomamente,  con esiti peculiari e particolarmente felici, il suo fare artistico; anche  intrecciando rapporti, negli atelier o magari davanti ad una tavola con un bicchiere di “vin bun”,  con noti personaggi del mondo dell’arte, che ricorda con calore, come, tanto per menzionarne a braccio qualcuno, Gianni Ferro, Antonio Sabatelli, Ansgar Elde.


Questo intento Gambetta lo persegue utilizzando materiali e tecniche diverse. Tra quelli si notano carta o tela adeguatamente trattata, ceramica, vetro, legno, metallo; tra queste prevalgono l’acquarello e l’olio. In ogni caso, gli esiti esprimono efficacemente la riconoscibilissima natura artistica dell’autore, la sua poetica.

Dino Gambetta è indubbiamente un poeta, un affabulatore, un cantastorie. Lo è anche per gli accostamenti felici tra le immagini e le parole che spesso caratterizzano le sue opere.  Per esempio, ricordo un acquarello intitolato “Passando per caso una notte nei pensieri”. Già questo breve epigramma è una composizione poetica.. Si vede un ambiente campestre notturno: su nel cielo una fanciulla in leggera veste bianca vola in posizione orizzontale, come assorta in un sogno ad occhi aperti, celando in parte una falce di luna gialla. Da una collinetta sullo sfondo fa capolino un’altra figura femminile. Una casa è al centro del prato, che un cinghiale attraversa furtivo… I tratti grafici sono  tracciati con uno stile apparentemente ingenuo, in realtà sapiente: le stelle sono circoletti irregolari gialli; la casa, dalle pareti che si accostano convergendo verso  l’alto  sembra volersi lanciare verso il cielo (trascinandoci in un volo fantastico, là in quel mondo dove la fanciulla ci invita a raggiungerla …). 


 

Le parole e la scena rappresentata nell’opera citata, un esempio tra i tanti possibili nella sua ricca e diversificata produzione (si pensi tra l’altro ai suoi deliziosi calendari, ai libretti di storielle), appartengono a modalità espressive, il linguaggio di parola e l’immagine, intraducibili l’una nell’altra. Vi è però nel loro felice e reciprocamente rafforzante accostamento come un rimando a un’interiorità e a un’autenticità attinenti al poter percepire le cose così come a noi si danno. E’ un rimando che chiede di essere colto nella sua immediatezza estetica, e tramandato, e che poeticamente ‘risuona’ nelle immagini che Gambetta ci propone

[Romano Morlotti,  2015]

 
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