Da Olivetti a Cucinelli. Riflessione sull’imprenditoria. Originata e realizzata da Alessandro Rossi già nell’800.

Dal dopoguerra a oggi abbiamo assistito a scontri più o meno cruenti fra chi il lavoro lo procura, l’imprenditore, affrontando il rischio di impresa  investendo capitali e lavoratori dipendenti.
Sindacati sempre sul piede di guerra, spesso per il proprio interesse prima che per quello dei lavoratori.  Sindacati che  istigavano gli operai contro il “padrone”, anziché cercare un vero e auspicabile sodalizio. Proficuo per entrambi.
Eppure qualcuno  è riuscito a rendere equilibrato il rapporto agendo con buon senso, umanità e rispetto reciproco.
Due esempi, i più conosciuti, ma chi sa quanti ce ne sono che non balzano alla cronaca e agiscono in silenzio, Olivetti  e Cucinelli , che ha distribuito, secondo quanto detto, 5 milioni di euro per 783 dipendenti dell’azienda di cashmere famosa in tutto il mondo.
Ma secondo  la Cgil  questo “bonus” non previsto potrebbe generare una situazione in cui i lavoratori, sentendosi in “dovere” di ricambiare il favore, potrebbero pensare di mantere i sindacati fuori dall’azienda.
Un imprenditore  così  umanista, taglierebbe fuori i sindacati , ritenendoli non utili e tanto meno  necessari.
Sembra, comunque,  che le relazioni tra sindacato e azienda non si siano incrinate.  E  il sindacato,  con   ironia  inconsueta, esordisce con un   “Vorrà dire che manifesteremo più spesso , così arriveranno altri regali”.
Brunello Cucinelli lascia il ruolo di Ceo dell’azienda che ha creato. Al suo posto mette due giovani 40enni,  Luca Lisandroni e Riccardo Stefanelli, nominati di recente.
Ritiene che i  due giovani possano condurre l’impresa per lungo tempo, come esempio di custodia per le future generazioni.
Figlio di agricoltori, Cucinelli, 69 anni,  ha creato un’impresa straordinaria in Umbria partendo da zero. «Nella prima parte della mia vita ho vissuto in campagna, facevamo i contadini. Non avevamo la luce in casa. Andavo a scuola, eravamo vestiti da campagnoli, ci umiliavano, ci offendevano» ha raccontato al Dreamforce 2018, in Silicon Valley. «Gli occhi del mio babbo, quei suoi occhi lucidi, sono stati la mia fonte di ispirazione».
E’  stato definito il miglior boss del mondo, sempre attento all’etica e al benessere dei lavoratori.  Cavaliere del lavoro, imprenditore dell’anno, lauree ad honorem,  i suoi riconoscimenti.
Inoltre, pur dialogando con i grandi del Pianeta,  nessuno è secondo ai suoi dipendenti, e alla sua terra.
Un modo di fare impresa   che guarda anche  al sociale come bene primario. Un modo che lo accomuna a Alessandro Rossi. Due uomini, due imprenditori  legati  da un filo sottile, impalpabile, che unisce idealmente i progetti degli uni alle idee degli altri, al di là del tempo e del luogo.
Alessandro Rossi,  nato  a Schio nel 1819, muore  a pochi passi dal paese natale nel 1898. Nella giovinezza cresce e viene educato al rispetto e alla sensibilità nei confronti di chi si trova a vivere con poco. Una sensibilità  ereditata dal padre che aveva predisposto, già nel 1871,delle stanze, provviste di fornelli e completamente attrezzate, all’interno della sua fabbrica per quegli operai  che abitavano lontano. Dando origine  a una sorta di  mensa aziendale.

PUBBLICITA’

Sembra che Rossi considerasse  che «L’avvenire è dei popoli lavoratori». «Pronti alla navetta per la famiglia e alla carabina per l’Italia e per il re»». Capitale, lavoro di ieri. Lavoro, capitale del domani». «Dal telaio il risparmio, dal risparmio la proprietà». «Il lavoro ci affranca ed eleva». «Conquiste del lavoro, conquiste d’oro«. «Rivendichiamo il lavoro rinnovando l’arte dei padri». «Eguali dinanzi al telaio come dinanzi a Dio».

Inizia a lavorare come operaio nella piccola azienda del padre, nel 1836 , a cavallo della  rivoluzione industriale e, con  la sua passione per l’innovazione,  riesce a far cambiare la realtà imprenditoriale del padre. Una piccola azienda artigiana di 10-15 operai diventa così, nel giro di un secolo, un’azienda di riferimento sui mercati internazionali, fino ad occupare più di 12 mila dipendenti nel 1960. Senza sfruttamento alcuno e nel rispetto reciproco fra lavoratore e datore di lavoro. Volendo, si può.
Così come Adriano Olivetti , uno di quegli imprenditori italiani paragonabili nella concezione di impresa/uomo ad Alessandro Rossi, un secolo dopo.
Dunque  arriviamo  a un esempio di moderna imprenditorialità.  Brunello Cucinelli, 150 anni dopo. Alla base del successo di questi tre imprenditori, c’è soprattitto umanità, e, oltre alla fortuna,  lavoro, imprenditorialità, rischio di impresa, c’è un capitale enorme, costruito con azioni, contratti, forniture, produzioni. Ma ce n’è uno che sta nella testa e nel cuore, il Capitale Umano. Il saper privilegiare la qualità della vita dei propri operai e collaboratori, con la  consapevolezza, in un sano egoismo, che  si tradurrà in un miglioramento di risultati e qualità del lavoro.  Che gioverà ad entrambi.
Alessandro Rossi costruì oltre 300 case per i suoi operai e dirigenti tra il 1873 e il 1890, 1 asilo e 1 scuola elementare.
 Oggi si potrebbe   ipotizzare e auspicare un coinvolgimento diverso del lavoratore con l’azienda. Anche economico, per quanto possibile. Tutto da organizzare, in una sorta di combinato disposto.
Parafrasando Kant, la legge morale dentro di me, ll cielo stellato sopra di me.
Cucinelli è anche appassionato di filosofia e, dopo avere  letto  Kierkegaard, ha avuto contezza e  consapevolezza  che l’essere umano è al  tempo stesso singolo  e universale,  un grande valore per chi ha sempre creduto nell’umanesimo come un elemento dell’universo.
Gli piace sognare un mondo dove  lo Stato e le leggi non siano  ritenuti obblighi imposti ma mezzi di vita civile da rispettare. Dove  si sappia sviluppare tecnologia e umanità  in equilibrio, In una sorta di contratto sociale.  Dove si sapranno considerare i libri come i granai dell’anima.
Mi chiedo  come e dove sarà inserita  l’AI, l’Intelligenza artificiale.

Carla Ceretelli

Condividi

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.