CONTROINFORMAZIONE

CONTROINFORMAZIONE E
 DIFESA DEGLI INTERESSI

CONTROINFORMAZIONE E
 DIFESA DEGLI INTERESSI

La provvidenziale crisi africana. 

Le speculazioni sul costo della benzina che nulla hanno a che fare con la crisi libica ma più con le manovre di speculatori che dalle crisi ricavano sempre occasioni di lauti guadagni, si accompagnano in questi giorni, sui nostri organi di stampa, a dissertazioni quanto mai false e strumentali di chi persegue l’obiettivo di intortare la popolazione italiana su un futuro, quanto improbabile collegamento con una crisi energetica simile a quella degli anni ’70.

Ne parla la TV, che diffonde immagini d’epoca, in bianco e nero, dove divertiti cittadini, percorrono strade svuotate con pattini o con biciclette e carrozzelle.

Insomma la crisi politica dell’Africa Settentrionale potrebbe scaturire in quella dell’approvvigionamento del greggio e quindi essere in stretta relazione con quella energetica vera e propria.

Così per non rischiare di finire al freddo e al buio, perché non dare una nuova spinta al nucleare e a Vado al provvidenziale ampliamento della centrale a carbone?

Chi l’avrebbe detto che, mentre l’informazione di chi, con convinzione, si oppone con dati scientifici alla mano comincia a diffondersi e ad arrivare in modo più incisivo alla popolazione, si sarebbe presentata un’occasione del genere? 

L’informazione spot. 

L’informazione opportunamente modificata, distorta e finalizzata, si avvale delle scarse quanto limitate conoscenze che la maggioranza di persone ha in materia, per propagandare scelte che nulla hanno a che fare col bene comune o con l’esigenza di scongiurare quale altra catastrofe energetica.

Non ci saranno black -out, non ci saranno diminuzioni negli approvvigionamenti petroliferi e tanto più sarà in crisi l’approvvigionamento di gas metano.

Tranquilli, quindi, né il nucleare né il carbone saranno scelte obbligate, anzi saranno, anche per questi motivi, da meditare attentamente.

Gli italiani, per il nucleare, già lo fecero nel referendum del 1987 e oggi sono nuovamente chiamati a farlo, mentre la mancanza di certezze sul profilo della sicurezza e dello smaltimento delle scorie   avvalorano le tesi di chi la indica come una strada da non percorrere.

(La pubblicità progresso sul nucleare, emessa tempo fa sulle reti televisive, e in seguito a decise e diffuse proteste opportunamente ritirata, era solo un’ingannevole spot per il nucleare basato proprio sulla mancanza di certezze, mentre sono proprio queste che dovranno valere più a vantaggio delle tesi degli oppositori. I fautori del nucleare dovrebbero rassicurare con incontestabili dati scientifici e prove alla mano, la mancanza di rischi per la salute umana).

Umberto Veronesi

Il ruolo di Veronesi e l’informazione. 

Sono invece gli interessi che fanno muovere l’informazione.

Quest’ultima si serve anche di nomi eccellenti come il prof. Veronesi, che non è uno scienziato in campo energetico, né un ingegnere chimico o nucleare, ma un oncologo. Proprio chi molto dovrebbe dirci sulle patologie fortemente legate all’inquinamento di molti tipi di combustione : dal nucleare , al carbone, ai rifiuti.

Ma Veronesi è stato messo a ricoprire il ruolo di Presidente dell’Agenzia per la Sicurezza nucleare e dall’alto del suo ruolo rassicura, pur senza competenze in materia, pur senza validi dati che supportino tali considerazioni.

Consapevole del ruolo assegnatogli, sostiene pubblicamente che nessun problema alla salute è legato alle scorie nucleari e che le metterebbe nella sua camera da letto, pur di provare che non emettono radiazioni.

Veronesi non è nuovo a dichiarazioni shock, come quelle rilasciate alla trasmissione “Che tempo che fa” sul rischio zero per la salute legato agli inceneritori.

Ancor prima aveva dissertato sulla cancerogenicità del basilico che tanto livore fece scatenare nelle piazze da Beppe Grillo, che nel denunciare le affermazioni farneticanti, non mancava di ricordare anche gli interessi diretti tra il professore e le ditte finanziatrici la sua Fondazione, come ACEA,ENEL,VEOLIA, tutte interessate alla costruzione di centrali a carbone, nucleari e inceneritori.

Ma anche il cancro è un business, lo è nei farmaci previsti dai protocolli, lo è per le cliniche specializzate spesso private, lo è per le fondazioni, lo è nella produzione di macchinari sofisticati e nelle munifiche parcelle di professori e medici, che, quando siamo toccati da vicino, salutiamo tutti con gratitudine nella convinzione che possano essere la nostra salvezza e quella dei nostri cari.

Nessuno pensa ai costi esterni che, né chi gestisce le centrali di ogni tipo, né chi propaganda tale soluzione sostengono, tanto più si pensa ai drammi affettivi e personali che la popolazione immeritatamente sopporta.

Margherita Hack

Le curiose illusioni della Hack. 

Sulla Stampa del 4 marzo, si è aggiunta quella che ritenevo essere un “mito” della scienza: l’astronoma Margherita Hack. Anche lei, sulla scia degli scienziati che, nel secolo scorso, lavorarono, più o meno incoscientemente, sulla bomba nucleare o di scienziati come Von Braun che doveva sicuramente essere a conoscenza di cosa sarebbe servita la sua invenzione e cioè quella dei missili a lunga gittata, non ha perso tempo ad affiancarsi alle tesi di Veronesi.

Sostiene di “essere favorevole al nucleare, ma senza facilonerie.” Come se questo fosse possibile!

Anche lei giustifica questa sua propensione con la “favoletta” che energeticamente dipendiamo quasi completamente dall’estero e che col nucleare avremmo energia a basso costo: niente di più falso!

La stessa favoletta, per decine d’anni, ci è stata propinata a Savona facendoci credere che l’energia prodotta a Vado non era sufficiente e che eravamo obbligati a comprare energia nucleare dalla vicina Francia, così abbiamo sopportato inquinamento, malattie, inutili morti e la perdita di un intero territorio.

Ora si sa che neanche un terzo dell’energia prodotta nella centrale a carbone rimane nel nostro territorio e che il resto viene dirottato in Piemonte, in Lombardia e proprio nella vicina Francia colla quale avviene più uno scambio che non un acquisizione di Kwatt.

 

Eppure, anche la Hack torna sostenere, tradendo lei sì una certa faciloneria, che” compriamo energia dalla Francia, dalla Svizzera e da tutti i paesi confinanti e dato che qualora ci fosse un incidente nelle vicine centrali nucleari avremmo gli stessi danni senza averne i benefici, perché non costruircele anche a casa nostra, considerando anche che il petrolio lo compriamo dalla Libia, il carbone inquina più del petrolio e le energie rinnovabili non sono sufficienti “( n.d.r. ?!?).

Corregge, poi, il tiro auspicando “improbabili automatismi da rendere impossibile l’errore umano e ammette che le scorie sono un problema che in Italia non vanno affrontate con la solita faciloneria”.

 

Per un attimo mi sono chiesta, dove vivesse la Hack , considerato che io vivo in un luogo, tutto italiano, dove da quarant’anni una centrale a carbone vecchia, obsoleta e auto controllata da chi la gestisce, inquina e danneggia indisturbata un vasto territorio e la salute dei cittadini che lo abitano.

 

Per un attimo mi sono chiesta cosa conoscesse la Hack, della destinazione delle scorie nucleari delle 35 centrali francesi che lei porta ad esempio. Quando sappia dell’enorme quantità di scorie radioattive francesi stoccate abusivamente, a cielo aperto, in Siberia e a proposito di faciloneria italiana, quanto sappia delle decine e decine di tonnellate di vecchie scorie provenienti da Sessa Aurunca,( dove, guarda caso, la Tirreno Power ha istallato pannelli solari), e trasportate, via treno, proprio in Francia e quanto sappia delle proteste piemontesi e francesi costate anche il carcere a chi conosce bene quel tipo di “faciloneria”.

Si sa, invece, benissimo che quello delle scorie è un problema non risolto, perché pericolose a lungo, che nessuno sa bene dove mettere e che i costi della loro inertizzazione e dei possibili incidenti negli impianti, si conosceranno solo tra molti anni e a pagarli saranno solo i cittadini.

Fulvio Berruti
Sandro Cepollina

Costi, benefici e interessi privati del nucleare e del carbone.

 Eppure si continua a parlare di nucleare pur sapendo che il costo di Kwatt da nucleare costa più di tutti, si continua a parlare di carbone quando si conoscono benissimo i danni e i costi sulla salute e si continua a fare una politica nazionale che rischia di rallentare ancora di più l’esigua produzione di energia solare, eolica e fotovoltaica.

Il Governo invece di sostenere chi decide di utilizzare questo tipo di energie rinnovabili, riparando ai decennali ritardi sull’Europa, riduce gli incentivi al fotovoltaico. Il Ministro allo sviluppo italiano ritiene che “siano eccessivi e ingiustificati i sostegni economici assicurati all’energia elettrica verde”.

La mancanza di sensibilità del Governo verso le energie rinnovabili, viene subito sottolineata a Savona dal segretario della Filcem-Cgil Berruti che vede, guarda caso, proprio nella Tirreno Power un possibile investitore in questo campo.

Approfitta di quest’aspetto per augurarsi un improbabile confronto con chi, mentre chiede un potenziamento dell’impianto a carbone pur sapendo di non poter rispondere alle istanze di disinquinamento del territorio, potrebbe anche investire ben 200 milioni di euro nel fotovoltaico.

Lo fa fuori tempo massimo, a due settimane dalla ripresa della Conferenza dei servizi, dove la materia in discussione è un’altra. Il sindacato lancia un altro appiglio all’azienda che, nel frattempo, ignora l’opposizione di un vasto territorio non solo ampliamento, ma anche alla combustione di carbone, ritenendo di avere pagato già un duro prezzo sulla salute, per ben quarant’anni.

Che ignora le richieste fatte nelle precedenti riunioni dai Sindaci, in tema di trasparenza, di monitoraggi efficaci sulla qualità dell’aria e sulla ricaduta in termini sanitari delle emissioni in atmosfera e nell’acqua dei torrenti e del mare.

Che elude tutte le occasioni di confronto con chi si oppone, ma nel frattempo fa opera di persuasione nelle scuole promuovendo e finanziando progetti e comprando, in maniera subdola, l’innocenza dei bambini, con un’informazione scorretta e di parte con la complicità di alcuni capi d’istituto .

 

La Lega Coop Liguria, partecipando alla BIT, ricorda il suo ruolo basato inderogabilmente su chi fa impresa partendo da cooperative di natura non speculativa e sulla solidarietà, ma subito dopo, emulando le multinazionali, cambia registro e per bocca di Rossi sostiene che “ l’ampliamento della centrale deve essere fatto e anche alla svelta!” ricordando ai soci che la Lega deve continuare a essere una lobby forte e decisa.

E’ proprio la mancanza di politiche energetiche del Governo, ma anche della nostra Regione e della Provincia a lasciare spazi decisionali proprio alle lobby: quella del carbone, quella del Sindacato e delle coop politicizzate, quella degli industriali che anche nei vertici non nascondono gli interessi a operazioni in conflitto d’interessi.

Nessuna speranza neanche da chi presiede a livello Regionale il mondo industriale.

Il nuovo Presidente, il Signor Cepollina proviene dall’Imperiese, territorio libero dai fumi della Tirreno Power e libero anche dai rifiuti che, per mesi, sono stati smaltiti proprio a Vado Ligure. Il Signor Cepollina, esperto in prodotti florovivaistici, come nuovo Presidente regionale degli Industriali Liguri, si affretta subito a rilasciare dichiarazioni di auspicio che l’ampliamento della centrale si faccia per non perdere una grande occasione.

 

Quale occasione Signor Cepollina?

 

Proprio lei che fino a ieri, in qualità di Presidente degli Industriali imperiesi, parlava di sviluppo ligure non necessariamente legato alle grandi industrie, di rilancio del turismo e del settore agro alimentare e della qualità di un territorio vivibile, quindi anche sotto il profilo economico, alla base della sopravvivenza del suo territorio.

Anche per il Signor Cepollina, esperto di fiori, che nella sua mission mette, con onore, prima di tutto la lotta all’illegalità, l’informazione sui costi, i benefici e gli interessi del territorio savonese, si basa su elementi evidentemente sconosciuti.

                ANTONIA BRIUGLIA

 

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