Comune di Savona – commissioni consiliari

 
COMUNE DI SAVONA
Commissioni consiliari di dicembre

COMUNE DI SAVONA
Commissioni consiliari di dicembre

COMMISSIONE PRIMA

Questioni di espropri e una pratica di ATA

 

 Si inizia in modo un po’ bizzarro. Apparentemente una pratica tranquilla, un privato che chiede di riavere indietro dei terreni che gli erano stati espropriati. In gergo si chiama “retrocessione”, senza nulla a che vedere con il calcio.

“retrocessione”

In pratica il Comune aveva a suo tempo acquisito una vasta area, siamo sempre dalle parti di Legino, zona autostrada, per costruirci strade e case popolari. Tra questi terreni ve ne erano alcuni intorno a una casa, che non sono stati utilizzati. Dunque a distanza di molti anni il privato li vuole riavere per aumentare il valore della sua casa. Una perizia ne calcola il valore, in base al quale il Comune li rivenderà al richiedente, per una cifra intorno ai 68000 euro più spese notarili.

Sembra tutto a posto, ma ecco intervenire Arecco, Lega Nord. Afferma che non parteciperà al voto, perché direttamente interessato, come professionista consulente di altri proprietari di terreni in contenzioso con il Comune (sempre all’interno della stessa controversia per la quale tempo fa è stato votato in Consiglio un esborso milionario).

Chiede però di poter parlare ugualmente, per un parere tecnico, e la vice presidente Romagnoli PDL che sostituisce Addis, in ritardo per auto in panne, gli concede la parola, anche se la cosa è un po’ irrituale.

Arecco ci avvisa che su una parte di quei terreni potrebbero esserci altri contenziosi, sempre da parte della famiglia del rimborso milionario di cui sopra, e il privato che li reclama potrebbe non esserne davvero il proprietario.

In effetti la richiesta di retrocessione era avvenuta in due tranches, una parte di terreni era stata aggiunta in seguito.

Tutti cadono dalle nuvole, ci sono richieste di chiarimenti, di sospensione della pratica.

Alla fine l’assessore Di Tullio e il dirigente Merialdo promettono di informarsi con precisione prima del Consiglio del giorno dopo.

Nonostante tutto si registra qualche perplessa astensione, fra cui la nostra.

La seconda pratica è viceversa l’accordo per un esproprio, l’acquisto di terreni sempre nella stessa zona 167 di Legino, zona vivace come un campo di Risiko a quanto pare. Ogni giorno ci sono terreni in ballo o cause pendenti. E’ spontaneo chiedersi, riflettendo a posteriori, a chi si dovrebbe far risalire tanto caos giuridico, a quali responsabilità passate, politiche o amministrative.

Altra perizia, e stavolta è il Comune a dover pagare, per l’accordo, 48 000 euro.

C’è una certa fretta a concludere la pratica, in questo caso.

Anche qui ci asteniamo.

Pratica ATA

 

Sulla terza pratica è Pongiglione Noi per Savona-Verdi a mostrarsi piuttosto battagliera.

 Riguarda ATA. Il Comune di Vado Ligure, che partecipava per il 15%, l’altro 85% essendo di Savona, cede le proprie quote.

Una minima parte di esse verrebbero rilevate da piccoli comuni: Plodio 0,10%, Mallare 0,5%, Stella 0,5%, Urbe 0,5%. (Che peraltro non tutti han già deliberato in proposito).

Inizialmente sembrava fossero in programma cambiamenti molto forti riguardanti le partecipate e la gestione di certi servizi da parte dei Comuni, con l’obbligo di cambiare le regole entro il 2012.

Poi il referendum prima, la Corte Costituzionale poi, abrogando alcune norme, hanno di fatto rimesso in gioco tutta la complessa legislazione in materia.

Dunque, non vi sarebbe più tutta questa fretta di procedere, considerando che il vuoto lasciato da Vado – sempre in attesa di cedere quote – non sarebbe colmato minimamente da questa galassia di paeselli.

L’ingresso dei comuni sarebbe presentato in un primo tempo riferendosi all’obbligo di consorziarsi in Ato per i servizi, (ambito territoriale ottimale), obbligo peraltro cancellato.

Sia nella delibera, sia nell’illustrarla da parte dell’assessore Martino, si parte con gli Ato, poi si nega il riferimento.

Nel documento allegato del Comune di Vado si fa specifico riferimento a una dismissione di tutte le quote entro il 2013, con eventuale impegno di Savona a rilevarle.

Che vuol dire questo? Esborsi per i cittadini se ATA deve ricapitalizzare? Martino nega che questo impegno vi sia.

Un altro aspetto della delibera è un cambio di statuto di ATA: visto che l’aver fissato un tetto del 10% per i servizi che la società può fornire in esterno, ha causato critiche della Corte dei Conti, perché ATA ha superato quel limite, operando per il Comune esterno di Albisola Superiore, si vuole cancellare quel limite dallo statuto, riformulando l’articolo in modo molto più generico.

Pongiglione non è d’accordo, visto che una società in house deve operare prevalentemente per il Comune di cui è partecipata. Dovrebbe essere il Comune a pianificare e decidere, e la partecipata ad adeguarsi. Questo è previsto per legge, per le società in house. Non la partecipata che opera in modo indipendente e presenta al Comune il tutto come fatto compiuto.

Inoltre, che senso ha inglobare proprio quei piccoli comuni con piccole quote? Sarà economico e sostenibile un servizio così disperso? (Viene presentato un piano industriale assai striminzito). Come potranno questi comuni esercitare il controllo dovuto, che spetta anche a loro come soci?

Tutte domande lasciate senza risposte soddisfacenti sia dall’assessore Martino, sia dalla presidente Vaggi e dal dirigente Pesce, che si limitano a ribadire la bontà delle scelte operate e la fattibilità del tutto.

Non possiamo che unirci a Pongiglione nelle sue considerazioni e nel voto contrario. Anche il centrodestra mostra perplessità sui ricarichi per i cittadini. Ma si limita all’astensione.

La questione viene riportata al discorso pubblico-privato: Bracco PDL sarebbe favorevole a cedere ai privati parte delle quote societarie, Lavagna di Rifondazione invece rivendica fieramente il ruolo di società interamente pubblica di ATA.

A noi sembra che il nodo stia altrove, annidato nelle tante carte dell’ispezione della Finanza presso ATA, della successiva inchiesta e relazione della Corte dei Conti, del ruolo ambiguo fra ATA e Comune di Savona evidenziato nei rilievi che la stessa Corte dei Conti ha mosso al bilancio comunale 2010. E in tutto ciò che ne è conseguito e ne conseguirà, anche e soprattutto per i cittadini.

COMMISSIONE SECONDA

Il regolamento per le sanzioni amministrative

Si riprende una pratica che era stata rimandata.

Quando siano stati commessi degli abusi edilizi di varia natura, ritenuti sanabili con una sanzione amministrativa, si tratta di promuovere un regolamento che stabilisca nel dettaglio l’entità di queste sanzioni.

Nella precedente seconda Commissione la pratica era stata rinviata in attesa di revisione: rispetto alle tabelle e agli importi delle sanzioni, erano state elevate varie obiezioni, sia in maggioranza sia in minoranza.

Si trattava di diversificare meglio le tipologie, dai muri, alle piscine, agli impianti di energie rinnovabili, alle strade, e di aumentare le sanzioni.

Vengono dunque introdotti alcuni emendamenti in tal senso, elaborati dagli uffici.

Non li si può ritenere risolutivi: già il fatto stesso che tutta una serie di opere realizzate in presenza di vincoli ambientali e paesaggistici, in difformità e senza chiedere autorizzazioni, siano sanabili pagando una multa, non è molto consolante.

Il WWF interpellato in proposito si era mostrato piuttosto allarmato.

Si viene rassicurati che questo vale solo per abusi ritenuti sanabili, che in altri casi si procederà comunque con demolizioni e/o con il penale. Ci era stato detto che imporre sanzioni troppo alte avrebbe potuto essere causa di contenziosi.

A noi risulta piuttosto il contrario: che, cioè, sanare con sanzioni una devastazione ambientale potrebbe causare contenziosi da parte di chi si senta danneggiato.

Ma niente, in ogni caso il vizio sta a monte, cioè nel concetto che sia ammissibile sanare opere realizzate senza chiedere il permesso, in aree soggette a vincolo.

Il regolamento che stabilisce l’entità monetaria arriva a valle di tutto questo discutibile processo, e più che cercare di aumentare le multe e precisare bene le tipologie, è difficile fare. Andrebbe discusso tutto alla radice.

Ci prova Pongiglione a obiettare, mentre in maggioranza abbiamo Frumento che al contrario ritiene come le violazioni per realizzare, ad esempio, impianti di rinnovabili, siano minima cosa, rispetto ai danni ambientali e per la salute da parte dell’energia prodotta con fonti fossili.

(Al tempo stesso, però, quando si parla di rifiuti Frumento auspica la chiusura del ciclo con produzione di energia, come se, anche quando si parla di biogas o biomasse, non fossero in agguato problemi di inquinamento dell’aria. )

Si discute su come presentare gli emendamenti: pare che non possano essere approvati in Commissione, la pratica va approvata così per il passaggio in Consiglio, e poi corretta con emendamento del Sindaco che recepisca le modifiche.

Pongiglione in un primo tempo annuncia che, coerentemente, voterà contro alla pratica del regolamento così com’è, riservandosi il sì per la pratica emendata in Consiglio.

Questo causa le ire di Vignola PD, che lo ritiene quasi un sofisma: quando una pratica viene discussa e si recepiscono i suggerimenti per emendarla, secondo lui andrebbe votato sì a prescindere.

Alla fine non vi sono voti contrari, la pratica passa con un certo numero di astensioni fra cui la nostra. Rimane tutto il dramma alla base, veder monetizzare i danni ambientali.

a cura di Milena Debenedetti consigliera del MoVimento 5 stelle

da Savona cinque stelle

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