CINEMA: The monuments men

 
RUBRICA SETTIMANALE DI CINEMA A CURA DI BIAGIO GIORDANO
In sala in provincia di Savona
The monuments men

RUBRICA SETTIMANALE DI CINEMA A CURA DI BIAGIO GIORDANO

In sala in provincia di Savona
The monuments men
 

 Titolo Originale: THE MONUMENTS MEN

Regia: George Clooney
Interpreti: George Clooney, Matt Damon, Bill Murray, John Goodman, Jean Dujardin, Hugh Bonneville, Bob Balaban, Dimitri Leonidas, Cate Blanchett
Durata: h 1.58
Nazionalità: USA, Germania 2014
Genere: drammatico
Tratto dal libro “Monuments Men. Eroi alleati, ladri nazisti e la più grande caccia al tesoro della storia” di Robert M. Edsel
Al cinema nel Febbraio 2014
Recensione di Biagio Giordano
In sala in provincia di Savona  

 Nel 1943 in un’Europa devastata e ancora in fiamme, viene istituito dagli eserciti Alleati occidentali il “Monuments, Fine Arts, and Archives program” (“Programma di Archiviazione dati di monumenti e belle arti”), un piano di lavoro ad alto rischio  attuabile  con una missione a lungo termine sostenuta da una vasta concertazione di istituzioni militari di guerra presenti nei territori interessati.


 Lo scopo è di proteggere e recuperare il grande capitale artistico europeo originariamente presente nelle aeree invase dai nazisti e dai loro alleati. L’operazione viene messa in atto quando ormai nella Seconda Guerra Mondiale  si profilava su tutti i fronti una netta sconfitta del nazismo e dei suoi alleati.

  IL gruppo di persone prescelto, molto eterogeneo per età e capacità di offesa militare, è composto prevalentemente da ufficiali colti, fuori un po’ dai canoni, in un certo senso sui generis, più poeti che soldati, molto raffinati e amanti del bello e perciò forse  non proprio in grado di sostenere il peso brutale di probabili scontri diretti, inoltre la loro attività particolarmente astratta li ha resi, almeno in parte, ingenui e disattenti al reale, poco reattivi agli imprevisti negativi della guerra. In sostanza essi appaiono di formazione troppo umanistica tanto da far pensare di essere quasi del tutto incapaci di esprimere una cattiveria istintiva da sopravvivenza, o di pensare male del nemico soprattutto per quanto riguarda l’aspetto etico del rispetto delle regole di guerra, questione quest’ultima di estrema importanza soprattutto per gli obiettivi che devono essere centrati con la loro missione straordinaria.


  Il gruppo si concentra in particolare sulle opere trafugate dai Nazisti durante il Terzo Reich a ebrei colti, musei e istituti pubblici, quest’ultimi prevalentemente a sfondo pedagogico – culturale. Il loro compito è trovare le opere, registrarle e cercarne i proprietari: sia privati che pubblici.

 Il rispetto per l’arte, non era comunque una peculiarità tinta di virtuosità dell’esercito alleato, tanto evidente da essere inscritta positivamente nella storia degli eserciti più riguardosi delle regole di guerra, rispetto a ciò, come mostra il film, ci sono infatti  palesi contraddizioni, ad esempio nel corso di alcuni feroci combattimenti nell’Italia fascista anche diversi comandanti alleati, per certi aspetti al pari dei nazisti, hanno trasgredito al rispetto indispensabile  alla  salvaguardia dell’arte: perché non si sono minimamente preoccupati di eseguire, in alcune zone sensibili del nostro territorio, operazioni di bombardamento ad alta chirurgia, tali cioè da  evitare l’avvenuto scempio distruttivo di numerosi capolavori artistici.

In Italia diversi sono stati gli edifici contenenti innumerevoli opere di alto valore  presi di mira dalle bombe alleate senza scrupoli.


 George Clooney con questo film sembra non voler mitizzare alcun aspetto dell’esercito alleato, usando ironia e sarcasmo a piè sospinto, indifferente alla necessità, indispensabile per la costruzione di uno spettacolo cinematografico conforme ai codici canonici più usuali, di predisporre una narratività capace di far leva su dei contrasti umani tipo, sorgente di una emotività ad alto tasso di empatia, riconoscibile e apprezzata dagli spettatori per l’apertura estetica dell’inconscio che ne deriva.

Sorprendentemente, ma lungo una logica precisa pertinente  a un racconto che pare sgravato, nella sua composizione, da ogni regola classica, in questo film dramma e umorismo quasi si lambiscono, costantemente, come se in fondo riflettessero qualcosa di estremamente vero dell’atmosfera di guerra di quel periodo, soprattutto di quell’esistenza  umana  per milioni di persone eroica ma senza enfasi, taciturna riguardo alle sorti per le umane prospettive di una vita futura.


L’inconscio dello spettatore si apre in direzioni pulsionali atipiche, dove le associazioni immaginifiche lasciate dal film libere di agire, ritrovano, con l’originalità del film, per ciascun spettatore  brandelli di ricordi legati alle esperienze militari raccontate dai propri padri, smorzati da ogni enfasi narrativa. 

 BIAGIO GIORDANO
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