CINEMA: Prisoners

 
RUBRICA SETTIMANALE DI CINEMA A CURA DI BIAGIO GIORDANO
In sala in provincia di Savona
Prisoners

Prisoners

Titolo Originale: PRISONERS
Regia: Denis Villeneuve
Interpreti: Hugh Jackman, Jake Gyllenhaal, Paul Dano, Maria Bello, Viola Davis, Terrence Howard, Erin Gerasimovich, Melissa Leo, Jane McNeill
Durata: h 2.26
Nazionalità: USA 2013
Genere: thriller
Al cinema nel Novembre 2013
Recensione di Biagio Giordano
In sala in provincia di Savona

Il film è ambientato negli Stati Uniti, nella periferia di  una città di provincia  che vede il sorgere di un gelido inverno.

Keller Dover (Hugh Jackman), falegname con mutuo da pagare, vive felicemente con la bella moglie Grace (Maria Bello), la figlia di sei anni Anna e il figlio appena uscito dall’adolescenza, in una delle tante villette di legno, un po’ diradate con a monte fitte boscaglie, costruite vicino al bordo della strada statale: abitazioni dal tono spettrale prevalentemente tinte di bianco.

 

I Keller hanno conosciuto da tempo una famiglia di colore, vicina di casa, diventandone amici, essi trascorrono insieme giornate spensierate e allegre, la  figlia di colore Gioia gioca  volentieri con Anna  contribuendo a consolidare il rapporto identitario tra le due famiglie.

Nel giorno del ringraziamento, quarto giovedì di novembre, festa cristiana istituita negli Stati Uniti nel 1777 come omaggio a Dio per il raccolto avuto nell’anno, le due famiglie si trovano riunite  per il pranzo: cucinano un cervo ucciso il giorno prima dal figlio di Keller Dover con una esecuzione di caccia di alta bravura avvenuta con la orgogliosa consulenza del padre, esperto nel genere.

Durante la lunga preparazione del pranzo le bambine, con i loro fratelli adolescenti, escono a fare una passeggiata, le due bimbe giocano con un pezzo di ghiaccio prendendolo a calci, il gruppo si avvicina inavvertitamente  a un Camper in sosta nelle vicinanze, Gioia prende di mira il paraurti del mezzo cercando di rompere con le mani il pezzo di ghiaccio oggetto del loro divertimento, Anna sale le scalette del camper per provare l’ebbrezza della vista dall’alto. Le due bimbe però vengono severamente rimproverate dai fratelli che temono la reazione del proprietario, il quale è  ben presente nell’abitacolo: intento ad  ascoltare delle canzoni le cui melodie sono udibili anche all’esterno.

I quattro rientrati a casa si immergono nella festa del ringraziamento, la giornata prosegue gioiosamente come da tutti auspicato; dopo il pranzo Gioia e Anna ottengono il permesso dai genitori di uscire a giocare. Da quel momento di loro non si avranno più notizie. Verso sera dopo una lunga e vana ricerca dei figli i genitori avvisano la polizia.

Il responsabile dell’investigazione nominato per il ritrovamento delle bimbe scomparse,  è il giovane Loki (Jake Gyllenhaal),  che ha sempre risolto i casi affidatigli, dai più facili ai più difficili, egli comincia ad interrogare i possibili testimoni della scomparsa delle bimbe, e contemporaneamente si mette sulle tracce  del Camper dopo aver dato i dati di targa  al centro operativo della polizia.

La persona che nel giorno del ringraziamento era alla guida del Camper rimane il principale indagato per la sparizione delle bimbe.

La posizione del Camper viene a un certo punto segnalata dal centro operativo all’investigatore Loki e alle altre unità mobili della polizia presenti in zona,  viene dato come  transitato  da un casello dell’autostrada della zona in una località ben precisata.


 

La serata è molto piovosa,  Loki e un’altra pattuglia si recano sul posto segnalato ed individuano il mezzo che è  rimasto praticamente  in sosta vicino al casello; con le pistole in mano Loki e l’altra squadra riescono ad arrestare il guidatore, dopo un  suo tentativo di fuga  maldestro che lo ha portato a far cozzare il Camper  contro un albero.

Loki, sottoposto a un violento stress da interrogatorio, ammette che il giorno del rapimento delle bambine era alla guida del mezzo situato vicino alle loro case, è un uomo dall’aria giovanile, assai introverso, con grosse difficoltà ad esprimersi.  Si verrà a sapere  successivamente che l’uomo ha la capacità mentale di un bambino di dieci anni.

Egli nega tutte le ipotesi di accusa rivoltegli, dopodiché viene rimesso in libertà per mancanze di prove.

Il padre della piccola Gioia, Keller Dover,  rimane convinto che  il sequestratore delle bambine sia  lui, e all’uscita dal carcere  aggredisce violentemente l’uomo strappandogli dalla bocca una frase che potrebbe dare una svolta decisiva alle indagini: “ Finché erano con me le bambine non piangevano”.


 

A questo punto sia lo spettatore del film, a cui non è stato dato di intendere direttamente la frase pronunciata nella scena della colluttazione, sia l’investigatore Loki informato da Keller Dover sul colloquio avuto con l’uomo che il giorno del ringraziamento era alla guida del Camper, rimangono perplessi sulla verità di quanto venutosi a sapere,  il padre di Gioia  ha infatti dimostrato  più volte di essere in uno stato mentale troppo alterato.

Il guidatore del Camper rimane quindi in libertà.

Il padre della piccola Gioia, Keller Dover, non si rassegna, porta avanti un’indagine personale, violenta nei modi, esasperata nei tempi, confusa nei contorni logici per il dolore pungente che lo pervade. Ma la sua azione stremante è resa credibile da una intuizione di fondo che nel profondo del suo animo lui sa essere vera.

Keller Dover è a conoscenza che statisticamente le bambine rapite possono essere ritrovate vive   al massimo entro sette giorni dal rapimento, oltre ogni  speranza  non può che svanire.

Che piega prenderanno allora le indagini?

Ottimo film thriller del regista Denis Villeneuve, che ricordiamo in film di alta qualità drammatica come La donna che canta, 2010, Polytechnique, 2009.

La chiave del successo di questo thriller sta indubbiamente  in un’ottima trama, mai farraginosa ne prolissa di dettagli,  distribuita nelle tensioni apice con un  tempo narrativo sagace, non segnato dalla fretta di sedurre o da indugi dilettanteschi legati ai tempi morti.

Anche  il suspense è ripartito in forme sempre diverse legate a situazioni sceniche non solo esplosive ma anche soft, di dialogo, preannunciante sorprese informative sul senso etico che di volta in volta assume l’indagine, quest’ultima appare qua e là macchiata di soggettivismo e sintomaticità nevrotica. aspetti che  infettano di inefficienza i protagonisti stessi della polizia.


Un film spettacolo di buona inventiva e curiosità spiazzante, che si avvale di un finale a sorpresa del tutto insospettabile almeno fino ai quattro quinti  del film.

 Da sottolineare inoltre  gli intrecci, semplici e facilmente comprensibili in tutti i loro improvvisi dettagli da pista, e poi  il valore espressivo degli attori bravissimi sopratutto nel rendere plausibili i contenuti più drammatici della sceneggiatura che è senz’altro sopra le righe.

Apprezzabile anche  la scelta di fondo, per certi aspetti azzeccata proprio in pieno, di costruire un thriller legato alla cronaca che più oggi suscita scalpore nell’opinione pubblica occidentale, come le disavventure gravi dei figli delle famiglie affettivamente fortemente unite, aspetto questo tra i fondamentali per il successo del film perché  crea un coinvolgimento  negli spettatori particolare, legato ad emozioni negative molto condivise nel mondo occidentale di cui lo spettatore è pienamente cosciente, un negativo che è effetto di un male considerato  tra i più sconvolgenti la dignità sociale occidentale.

 E per finire merita un plauso  l’assenza nel film di depistaggi grossolani rispetto ai sospettati  principali messi subito in gioco. Quest’ultimi,   in qualche modo, risulteranno tutti in relazione con il grave reato del rapimento compiuto? 

BIAGIO GIORDANO

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Recensione di 20 film tra i migliori del 2012 e del 2013 tratti dalla rivista settimanale on-line Trucioli savonesi, film recensiti con una particolare attenzione alla fotografia e agli aspetti letterari e psicanalitici della pellicola.

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