CINEMA: OBLIVION
RUBRICA SETTIMANALE DI CINEMA A CURA DI BIAGIO GIORDANO
Al cinema nelle sale della provincia di Savona
Oblivion
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RUBRICA SETTIMANALE DI CINEMA A CURA DI BIAGIO GIORDANO
Al cinema nelle sale della provincia di Savona
Oblivion
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Titolo originale:Oblivion
Nazione e Anno: U.S.A.,
2013 Genere: Azione.
Regia: Joseph Kosinski
Cast: Tom Cruise, Morgan Freeman, Olga Kurylenko, Andrea Riseborough, Nikolaj Coster-Waldau, Melissa Leo, Zoe Bell
Distribuzione: Universal Pictures Italia
Produzione: Chernin Entertainment, Ironhead Studios, Radical Pictures, Truenorth Productions, Universal Pictures.
Recensione di Biagio Giordano
Al cinema nelle sale della Provincia di Savona
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Oblivion (oblio) di Joseph Kosinski (noto per Tron Legacy 2010 con Olivia Wilde, un film anch’esso di fantascienza che ha fatto molto discutere on line sul giudizio obiettivo da dare al film) è un piacevole science fiction, una pellicola indubbiamente paragonabile a opere come “Avatar”, “Prometheus” e “Looper” sia dal punto di vista dell’impianto scenografico che dello spessore letterario della storia così come essa appare nei suoi multipli piani narrativi.
Piani che si intrecciano quanto basta a suggerire un senso, e che vanno dallo spettacolo alla cultura, dalla psicologia all’azione, dall’intreccio sentimentale delle narrazioni al disagio della nevrosi ossessiva legata a ricordi provenienti coattivamente dall’inconscio. Il gioco dell’inconscio, nelle sue infinite formazioni deliranti o sognanti a occhi aperti, per un film che ha la pretesa di muoversi su diversi piani narrativi conduce con estrema chiarezza a un filo conduttore unico solido e chiaro, anche complesso per certi aspetti, ma comprensibile, il cui senso onirico non dà mai l’impressione di superficialità o eccesso enigmatico. Esso coglie l’obiettivo molto difficile di creare un effetto spettacolare con delle fantasie strutturate da una miriade di forme simboliche storicizzate correlate da significanti iconici. Ciò è agevolato dal fatto che il film è caratterizzato qua e là dalla ossessiva ricerca nei personaggi della propria vera identità, relegata nel preconscio e solo apparentemente perduta. Un’identità che in realtà appare spostata, come sostituita nel conscio da qualcosa di più urgente e sconvolgente che riguarda probabilmente la maschera della psicologia di guerra, orribile, nefasta che prende il sopravvento per necessità sul vecchio Io civile. Un’invasione dell’inconscio, ma non psicotica perché regolata da quella parte dell’Io freudianamente inconscia ancora fortemente attiva. Il film per certi aspetti rappresenta la metafora della vita di oggi, con tutti i suoi vertiginosi cambiamenti avvenuti negli ultimi decenni. Il baratro etico ed esistenziale in cui è precipitata l’umanità è sotto gli occhi di tutti, essa ancora qualche decennio fa subito dopo la seconda guerra mondiale sembrava credere in un cambiamento sostanziale del mondo sociale ed economico nella direzione del miglioramento della qualità della vita per tutti e la simultanea affermazione di un’etica condivisa.
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Gli alieni del film che invadono la terra e la distruggono non sembrerebbero altro allora che l’alter ego dell’umanità di oggi che dà i colpi di grazia finali nel rovinare del tutto il proprio ambiente, il paesaggio, i propri sogni, autodistruggendosi lentamente prospettando la vita futura come semplice mera sopravvivenza incurante del tutto del destino dei figli o dei nipoti, adattandosi pietosamente a un’idea di vita circondata sempre da ogni forma di male depressivo, acconciandosi ad esso divenendone anche nelle sembianze visive e psicologiche, nell’espressione generale di tutti i giorni la brutta copia.
E’ ciò che accade nel film dove il resto dell’umanità, sopravvissuta alla guerra con gli alieni che rappresentano il loro lato oscuro inconscio impostosi con la violenza psichica, si accontenta di mal vivere in un altro pianeta, del tutto scomodo come Titano, il grande satellite di Saturno a cui destina disperatamente con il lavoro dei Droni controllato dal personaggio interpretato da Tom Cruise, le ultime risorse rimaste sulla Terra: sia energetiche che tutto ciò in grado ancora di poter essere trasformato in alimenti. Il nemico alieno proveniente da un altro mondo, ben rappresentato nel film è allora, originato dall’uomo stesso, in quella parte inconscia più oscura in buona parte misconosciuta, costituita da desideri estremamente egoistici, perversi, trasgressivi che contaminano un sociale sempre più depresso moralmente in cui permangono le premesse per una rivolta che diventa via via inevitabile. Il sociale da cui balza questo male sembra oggi universale basato com’è su principi morali decadenti, che generano una miriade di forme organizzative chiuse in corporazioni, con privilegi serrati a chiave al cui espandersi il potere stesso centrale assiste impotente anzi lasciandosi corrompere, con piccole dosi giornaliere di edulcorati consensi ipocriti ricevuti per varie vie. Il messaggio del film è quindi ben saldo con la realtà presente. Tutto nella vita reale come nel film viene stravolto, la bellezza dei sentimenti d’amore, il rispetto delle regole elementari di convivenza, l’amicizia sincera priva di doppiezze, l’onestà, la fedeltà stessa ai propri ideali e l’attenzione tollerante a quelli degli altri. La fantascienza di questo film intesa nell’accezione di realtà possibili è la nostra brutta copia del presente, quello che viviamo in noi e nel sociale che si dibatte tra desideri impossibili e utopie accarezzate dal tempo della speranza che col passare degli anni vanno a depositarsi inesorabilmente nell’abisso di un inconscio divenuto per certi aspetti oltre che operatore pulsionale attivo di possibili azioni ribelli, spettro pauroso delle deformazioni sociali e psichiche dell’individuo di oggi.
Nel film è splendida la fotografia, luminosa e nitida fino alla perfezione, sostenuta da una suggestiva cornice tecnologica, esempio di un’architettura legata alle macchine che ne accompagna lo sviluppo innovativo con pari efficacia magnetizzante. Questo film potrebbe essere col tempo considerato un capolavoro, deve prima lasciar decantare tutto ciò che di pregiudiziale ne accompagna la distribuzione. Tom Cruise e il genere fantascientifico che interpreta non godono molta fiducia negli ambienti critici, il sospetto di un film messo su con una certa fretta commerciale giustificata solo dall’avidità di guadagno, costruito esclusivamente in funzione del suo funzionamento su una superficie etica e pulsionale leggera priva di qualsiasi spessore artistico e letterario, fa si a volte che lo si guardi con un occhio un po’ disturbato, che non vuol vedere bene, accecato dal timore di scoprire che il film effettivamente vale, e di essere quindi costretti poi ad andare controcorrente nel sostenerlo. Oggi il cinema vive un momento difficile, nel senso che i produttori e i registi trovano qualche difficoltà in più ad inventare codici visivi artistici inediti e storie che animino una riflessione seria sulla realtà che stiamo vivendo. Da questa crisi si può uscire passando da un maggior interesse per l’arte visiva, approfondendo le opere di artisti classici e moderni, studiandone ogni dettaglio e interpretandone le innumerevoli sensazioni estetiche che suscitano. Appassionandosi maggiormente all’arte si possono formare pulsioni creative di maggior spessore inventivo, che il campo espressivo cinematografico può accogliere ed educare ulteriormente, facendo scaturire ad esempio dalla ricerca sull’informale possibili nuove forme estetiche ricche di un pathos più coinvolgente. Il problema oggi sta quindi nella formazione limitata dei registi-autori rispetto a una volta, e a un gusto popolare e medio alto mediocre che si sta volgarizzando sempre più e che vede l’arte come qualcosa di inutile, fantasmagorico, perché può appartenere solo a persone in qualche modo privilegiate fuori da ogni schema, forse è ciò che ci fa allontanare sempre più, paurosamente, dai mitici anni ’60 del cinema italiano, europeo e americano. |
BIAGIO GORDANO |