CINEMA: Magic in the moonlight
RUBRICA DI CINEMA A CURA DI BIAGIO GIORDANO
Magic in the moonlight
Film in sala nella provincia di Savona
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RUBRICA DI CINEMA A CURA DI BIAGIO GIORDANO
Magic in the moonlight
(Magia nel chiaro di luna)
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Titolo Originale: Magic in the moonlight
Regia: Woody Allen
Interpreti: Eileen Atkins, Colin Firth, Marcia Gay Harden, Hamish Linklater, Simon McBurney
Durata: h 1.38
Nazionalità: Francia 2014
Genere: commedia
Esordio al cinema nel Dicembre 2014
Recensione di Biagio Giordano
In sala nella Provincia di Savona
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Germania, 1928, Adolf Hitler, uscito di prigione per aver scontato la pena inflittagli a seguito del fallito colpo di stato del 1923, riorganizza il partito Social-nazionalista e ottiene alle elezioni 12 deputati; il suo movimento fortemente ideologico è in crescita, i consensi aumentano parallelamente ai disordini istituzionali, alla ingovernabilità dell’economia e ai conflitti sociali giunti agli estremi. Una turbolenza trasversale di odi e interessi di parte sembra rendere la vita pubblica, amministrativa e partitica della Germania, caotica, molto lontana da ogni forma etica: il patrimonio filosofico culturale ereditato dal passato e testimoniato ancora dall’attività delle ultime generazioni di anziani sembra non contare più nulla. Nella Berlino più colta e benestante si cerca il divertimento e la distrazione dalla politica, anche se forte rimane la preoccupazione per il futuro. La percezione, sempre più potente, che la vita democratica si stia dirigendo verso un baratro senza fine, rende ossessivo, soprattutto negli strati borghesi, il bisogno di riempire con una piacevole suggestione commista a delirio, quel tempo libero che il quotidiano generosamente ancora rilascia. In questa Berlino confusa, densa di scure nubi messaggere di morte, il bello e giovane Wei Ling Soo, lavora, ignaro di tutto, come prestigiatore di successo. Il suo viso ha delle opportune fattezze cinesi che rilasciano nell’atmosfera magica della sala fragranze esotiche di suggestione. L’uomo nel suo lavoro è bravo, carismatico, nonché molto esigente con i suoi collaboratori cui raccomanda, tra altre cose, grande attenzioni sulla prevenzione degli infortuni, sempre in agguato in quel arduo mestiere artistico. Nel difficile gioco delle spade il pericolo più frequente si presenta negli attimi di maggior stupore per il pubblico, quando, dopo un apposito segnale di via libera dato dalla persona entrata nel baule, le spade vi vengono infilate violentemente trapassandolo in più punti, se con la persona ancora dentro al baule quel segnale venisse in qualche modo equivocato, ad esempio col risultato di anticiparlo, non può a un certo punto che cominciare a scorrere sul palcoscenico del vero sangue. Wei Ling Soo usa trucchi per lo più legati ai poteri suggestivi-occultativi rilasciati dal color nero delle grandi tende, appese sullo sfondo del palcoscenico, colore che assorbe la luce e smorza i contrasti tra se e le colorazioni dei piani medi degli oggetti e delle persone in scena. Con la tecnica dello spostamento delle diverse tende nere appese si è in grado di far credere che un elefante sia sparito o che una persona si sia spostata da un punto a un altro del palcoscenico in virtù di un magico teletrasporto di atomi.
Il prestigiatore lavora con in volto una maschera di plastica perfettamente aderente alle pieghe del viso, dietro di essa Wei Ling Soo nasconde Stanley Crawford, un gentiluomo inglese pieno di sé che vorrebbe primeggiare in ogni situazione o conversazione legate a relazioni umane. Un giorno egli accetta una accattivante proposta, proveniente da un vecchio amico che gli fa credere di essergli sempre stato fedele, egli gli suggerisce di studiare, in qualità di esperto di trucchi sulla suggestione, il comportamento di una bella donna medium, Sophie Baker, ospite dei Catledge, agiata famiglia americana in vacanza sulla Costa azzurra. Lo scopo è di capire se la donna sia effettivamente dotata di poteri spiritici, cioè in altre parole se sia in grado di comunicare con i morti segnalati dai clienti, oppure se intenda semplicemente legare a sé, con scopi fraudolenti, i ricchi componenti della famiglia. Stanley Crawford sotto falsa identità, indossati i panni di uomo d’affari, incontra la giovane medium Sophie Baker, entrambi rimangono coinvolti a vicenda da un’attrazione misteriosa che produce subito un dialogo profondo fatto anche di contrastanti pensieri sulla vita e sull’opportunità o meno di inseguire certi desideri considerati dal buon senso comune ad alto rischio per via della loro impenetrabile origine inconscia. Il rapporto tra i due cresce ed è tenuto insieme da una reciproca stima rivestita di ironia. Nasce via via un sentimento semi inconscio, mai pienamente confessato neanche a se stessi, finché un fatto imprevedibile legato al lavoro di controllo da parte di Stanley Crawford sui poteri paranormali della donna, farà sì che tutta la situazione precipiti dando spazio alle confidenze più estreme e sincere cosa che avvierà il racconto verso uno splendido e raffinato finale. Una sfavillante sceneggiatura, realizzata con una composizione fotografica di rara bellezza rispetto agli altri film di Allen, rendono questa opera cinematografica indubbiamente tra le migliori del grande regista autore newyorchese. Woody Allen affronta i temi della complessità dell’amore, trattando ciò che in esso è in grado di suscitare negli innamorati, oltre al piacere, pensierosità ossessive nuove, del tutto accostabili alla nevrosi. E’ un amore quello concepito da Allen che va inteso come evento emotivo straordinario, improvviso, in grado di scuotere violentemente uno status quo psicologico fino a quel momento faticosamente acquisito, qualcosa in grado di rendere trasparenti alcune profonde radici inconsce attivate dal nuovo modo di operare della rimozione nello stato amoroso. Un amore che suscita oltre alla grande gioia, inquietudine, obbligando a faticose razionalizzazioni su un passato improvvisamente percepito altro, scomodo in quanto rilascia un senso di inadeguatezza con il nuovo presente a dir poco sconvolgente. In questo film l’amore è presentato scenicamente da Woody Allen in tutta la sua migliore incidenza espressiva e comunicativa, lasciando le cose, in virtù anche di una musica sempre ben appropriata, fluttuanti, immerse in un mare di soave leggerezza da commedia romantico-brillante che solo lui forse sa creare.
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