Cinema: La citta delle donne

RUBRICA DI CINEMA A CURA DI BIAGIO GIORDANO
La città delle donne

RUBRICA DI CINEMA A CURA DI BIAGIO GIORDANO
 La città delle donne
 

 Titolo Originale: LA CITTA’ DELLE DONNE

 Regia: Federico Fellini

 Interpreti: Marcello Mastroianni, Ettore Manni, Anna Prucnal, Bernice Stegers

 Durata: h 2.28

 Nazionalità:  Italia, Francia 1980

 Genere: grottesco

 Al cinema nel Gennaio 1980

 Recensione di Biagio Giordano

 Un ben conservato cinquantenne, di nome Snaporaz (Marcello Mastroianni), sposato ma con un matrimonio travagliato in cui serpeggia da tempo una grave crisi di identità, è attratto nel suo scompartimento del treno da una donna affascinante è sensuale, che mostra subito verso di lui una particolare attenzione.

La donna ha però una strana disponibilità, da una parte appare generosa nell’aprirsi al dialogo con uno sconosciuto ma dall’altra con i suoi modi esagerati e ironici di dire tradisce una enigmaticità rivestita di odio.

Snaporaz si intrattiene in dialogo con lei appassionatamente divenendo via via protagonista di una scena a due caratterizzata sempre più da un erotismo chiaramente maschilista.

La fermata del treno alla stazione di destinazione della donna, interrompe il loro coinvolgimento dei sensi. Ma la donna stranamente scende dal lato opposto della Stazione, sempre seguita da Snaporaz, e si avvia in aperta campagna. Snaporaz, convinto che il suo fascino maschilista susciti un forte desiderio anche in quella donna, la raggiunge e le chiede insistentemente un approccio fisico, la donna sembra accettare la proposta, ma gli pone subito come condizione di chiudere gli occhi e di riaprirli solo a un suo segnale, Snaporaz ubbidisce ma quando, stanco di aspettare, riapre le palpebre, la donna non c’è più: si è dileguata dopo averlo fotografato in quella posa un po’ ridicola.


Snaporaz si mette, ansioso, sulle sue tracce e arriva faticosamente in una località sperduta dove, entrando casualmente in un grande locale rumoroso di musiche sovrapposte scopre di essere capitato in un congresso femminista estremista.

L’uomo non passa inosservato e viene subito identificato dalla donna del treno che, attraverso gli altoparlanti, lo denigra classificandolo come un esempio di uomo negativo, affetto da un maschilismo bieco e persistente che non si può fare a meno di combattere. La donna spinge quindi le sue compagne del congresso ad aggredirlo verbalmente e a ridicolizzarlo, e non esita perciò a far proiettare su grande schermo la foto di lui scattata in aperta campagna che vede l’uomo avere gli occhi chiusi e le labbra protese verso di lei.

Snaporaz nonostante in un primo momento si sentisse solidale con quelle donne per via della critica feroce fatta dalle femministe all’istituzione del matrimonio, è costretto, dopo l’umiliazione della foto e il processo verbale subito, a fuggire rabbiosamente da quel luogo.

L’uomo, sconvolto, camminando senza una meta precisa arriva nei pressi della casa di Katzone, un raffinato collezionista del sesso, amante delle belle donne, un uomo scambiato dalle femministe per un cinico campione del sesso fallocratico.

 Katzone, ha amato, corrisposto, tante donne, conservando di ognuna sia la registrazione orale del loro orgasmo femminile che la foto del bel viso, il tutto è stato disposto in numerosissimi loculi museali con schermo video. Un’atmosfera da falso cimitero costruita con arte nella sua enorme casa.

Katzone va molto fiero della sua gigantesca opera museale in quanto secondo lui ciò è la dimostrazione storica di un vissuto intenso, di rapporti  passionali con le donne caratterizzati  da grande generosità,  gioia e felicità reciproca.


 A partire da questo momento l’avventura per Snaporaz si fa via via sempre più ricca di intrighi e disarmanti stupori, ma anche di meditazioni soprattutto quando scopre nella casa di Katzone la presenza della propria moglie.

Alla festa di Katzone per i suoi 10.000 intensi orgasmi, Snaporaz prova diverse emozioni, tra cui da una parte ammirazione e dall’altra compassione per quell’uomo ormai troppo maturo, perseguitato violentemente dalle femministe di quella zona istituzionalizzatesi anche nella polizia. Katzone è giunto al tramonto di una vita giocata tutta sul piacere erotico a due.

Quel luogo per Snaporaz sarà anche l’occasione per un dialogo diretto e serrato con sua moglie, un rapporto che è stato ed è molto difficile ma che appare indissolubile, perché sempre tenuto in piedi da fili sentimentali robusti e invisibili.

Nel frattempo alcune femministe formose e sexi lo inebriano di desideri impossibili, facendoli capire quanto complesso e a volte contradditorio appaia quel mondo di donne, che nonostante tutto l’odio che esprime, non riesce a bastare completamente a se stesso.

 Alla fine Snaporaz si sveglia nel suo compartimento del treno: davanti a lui c’è sua moglie che gli rimprovera di essersi troppo lamentato nel sonno. Sembrerebbe allora che tutto sia stato un sogno. Ma i suoi occhiali, come nelle scene cha ha appena vissuto, hanno una lente rotta e nel compartimento appaiono all’improvviso la donna del treno che lo aveva fotografato e le due soubrette che, nella città delle donne, lo avevano sedotto, tutte le quattro donne per un attimo hanno uno sguardo di intesa tra loro che a Snaporaz non sfugge. L’uomo dopo di ciò sembra sollevato, sereno, capisce che sogno e realtà hanno un rapporto molto stretto e che la sua quindi è stata un’avventura vera. 

Il treno infatti sta per entrare di nuovo in un tunnel simile a quello iniziale come se volesse far intendere che qualcosa di simile si ripeterà.

     Biagio Giordano  

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