Cinema: Apollo 13
Apollo 13, di Ron Howard, 1995, 135′, Usa,
drammatico, con Tom Hanks, Kevin Bacon, Ed Harris
Commento con spoiler
Pur conoscendo il finale la suspense del film funziona, eccome! Ciò grazie a una ottima comunicazione delle conseguenze drammatiche che il grave guasto alla navicella Acquario procurerà sui volti e il comportamento di tutte le persone impegnate al salvataggio, e anche in virtù dei lucidi particolari tecnici riguardanti la reazione della Nasa al guasto, tutti tesi a salvare la vita agli astronauti giocando contro la tirannia del tempo che sembrava non lasciare più scampo alla vita dei 3 uomini.
Un film che non è piaciuto alla critica, in particolare a quella un po’ troppo a digiuno in materie tecnico-fisiche.
3 astronauti statunitensi, seguiti ad ogni passo dai media televisivi e dalle rispettive famiglie (quest’ultime con canali informativi Nasa privilegiati), partono per la Luna.
Fanno parte della missione Apollo 13, che prevede uno sbarco sul satellite con ispezioni scientifiche e raccolta di materiale lunare. Il loro viaggio fa parte di una serie di successo già iniziata nel 1969.
C’è ottimismo ed entusiasmo sia tra gli astronauti, sia nei loro famigliari, nonché nei tecnici che seguono la missione sui computer, perché fino a quel momento gli Usa non avevano mai perso un astronauta in viaggio.
Dopo una buona partenza si presenta un grave guasto al sistema di formazione dell’ossigeno, necessario alla vita degli astronauti.
I 3 vengono trasferiti nel Lem, nella navicella che avrebbe dovuto atterrare sul suolo lunare, e che in questo caso funziona da scialuppa di salvataggio.
Occorre risparmiare energia elettrica per mantenere affidabile il piano di rientro.
Vengono spenti i computer e i sistemi di riscaldamento. Ma il guasto si aggrava, la Co2 (anidride carbonica) tende a salire a livello insopportabile, occorre un filtro che la faccia scendere, dalla Nasa ne viene creato uno utilizzando il materiale presente nella navicella, esso viene poi descritto agli astronauti che lo riproducono e lo inseriscono nella bocca di scambio con l’ossigeno. La Co2 scende consentendo la vita degli astronauti.
La navicella catturata dalla gravità lunare gira intorno alla Luna e poi accesi i motori la abbandona puntando verso la Terra, ma l’angolo, per un rientro che non consenta rimbalzi sulla atmosfera terrestre (con la disastrosa conseguenza di finire poi verso l’ignoto spazio), è di soli 2 gradi e mezzo, difficili da centrare con motori che dovevano essere usati solo per l’atterraggio sulla Luna e la ripartenza.
La bravura degli astronauti farà si che quell’angolo venga centrato.
Ma due sono ancora le possibili incognite negative che minacciano un buon rientro, si teme che lo scudo termico possa essere danneggiato, e che il ghiaccio esterno formatosi a causa del risparmio energetico abbia compromesso il funzionamento corretto dei tre paracaduti.
Se i 3 minuti di silenzio assoluto che caratterizzano l’entrata delle navicelle spaziali nella atmosfera terrestre verranno superati, vorrà dire che lo scudo termico o i paracaduti non hanno funzionato a dovere portando quindi gli astronauti alla morte.
I tre minuti passeranno, si arriverà fino a quattro e quando ormai si penserà al peggio, gli astronauti si faranno sentire e lo schermo nella sala di controllo della Nasa mostrerà la navicella che scende sul mare dolcemente frenata dai suoi tre paracaduti apertisi.
Film di grande professionalità
Biagio Giordano (fotografo coordinatore della sezione fotografia dell’Associazione culturale no profit Renzo Aiolfi di Savona)