CINEMA: Come un tuono

RUBRICA SETTIMANALE DI CINEMA A CURA DI BIAGIO GIORDANO
   In sala cinema Diana Savona
  Come un tuono

RUBRICA SETTIMANALE DI CINEMA A CURA DI BIAGIO GIORDANO
In sala cinema Diana a Savona
Come un tuono

Titolo originale:The Place Beyond the Pines

Nazione e Anno: U.S.A., 2013

Genere: Drammatico

Durata: 140 minuti.

Regia: Derek Cianfrance

Interpreti: Ryan Gosling, Bradley Cooper, Rose Byrne, Eva Mendes, Dane DeHaan, Ray Liotta, Ben Mendelsohn, Bruce Greenwood.

Distribuzione: Lucky Red

Produzione: Electric City Entertainment, Hunting Lane Films, Pines Productions, Sidney Kimmel Entertainment, Silverwood Films, Verisimilitude.

Recensione di Biagio Giordano

In Sala cinema Diana a Savona

Luke (Ryan Gosling), è un giovane pilota di motociclette, uno Stunt (bravata), divenuto leggenda tra i cultori di questo sport sopratutto per il suo coraggio ad accettare rischi di alto livello e per l’abilità straordinaria dimostrata nel padroneggiare il suo mezzo. E’ un ragazzo dai modi un po’ introversi separato da quel sociale economicamente più consistente che è da sempre, un po’ anche per gli indigenti, sinonimo di maggior garanzia di sopravvivenza.

 

Luke ha scelto di vivere con una morale individuale, del tutto autonoma da forme religiose e doveri tradizionali. Si guadagna da vivere esibendosi con successo in un Luna Park di provincia; nel  suo show, che è tra le principali attrattive del complesso, Luke è uno dei tre protagonisti. Lo spettacolo è molto rischioso, tanto da lasciare gli spettatori con il fiato in sospeso, ed è denominato “globo della morte”. In una piccola sfera trasparente tre motociclette ruotano a velocità folle, in uno spazio ridottissimo, solo gli eccezionali riflessi dei piloti e il loro super allenamento a quel tipo di pericolo fan si che le tre moto non si urtino mai; non sono  ammessi errori perché  avrebbero ripercussioni  fatali, prima di tutto sui tre conducenti.

Un giorno l’uomo, che è un   solitario, abbandona il Luna Park e va alla ricerca  di una ragazza, Romina (Eva Mendes) con cui ha avuto di recente una relazione d’amore, conclusasi  solo in apparenza.

La donna giorni prima aveva incontrato Luke  al Luna Park  informandolo della nascita di un figlio che gli apparteneva. Luke alla notizia non dette segni di sconvolgimento,  anzi accettò felicemente la notizia che lo riguardava molto da vicino, quasi come se questa potesse finalmente aprire un capitolo nuovo nella sua vita.

La ricerca dell’abitazione di Romina lo porta a percorrere centinaia di miglia per strade asfaltate, quasi sempre deserte. Durante il tragitto, incorniciato da atmosfere suggestive, Luke incontra casualmente un uomo che fa il meccanico, una persona molto gentile e misteriosa, anche lui solitaria, che dopo una breve conversazione prende in simpatia Luke.

 

Commosso e affascinato dalle doti di pilota di Luke, il meccanico, di nome Robin (Ben Meldelsohn), gli offre di lavorare nella sua fatiscente officina garantendogli un minimo di stipendio per vivere.

Luke oltre a lavorare riesce a trovare anche il tempo di portare a termine il suo viaggio e individuare il luogo dove abita la sua ex ragazza,  ciò lo porta a scoprire, amaramente, che essa vive con un altro uomo, di colore, cui è molto affezionata e che con la nuova venuta di Luke non sembra proprio intenzionata a  lasciarlo. La donna  nonostante l’imbarazzo e le difficoltà create da Luke con la sua venuta, cede per una notte, di nascosto, al fascino del ragazzo scoprendo che tutto sommato lo ama ancora.

Ma Luke si rende conto, sbagliandosi, che per sperare di vivere con Romina e suo figlio, estromettendo l’uomo di colore che è in quel momento convive con lei, dovrebbe almeno guadagnare di più.

Robin, il meccanico, sembra aver capito il problema in cui si dibatte Luke, divenuto nel frattempo un vero amico che vuole aiutare sinceramente, e gli confessa di aver rapinato a suo tempo diverse banche, di essersi fermato, dopo aver acquisito una discreta somma, solo per ragioni di sicurezza nonostante avesse assimilato un’esperienza tale e una abilità nei colpi  da rendere difficile ogni tentativo di  catturarlo.

Robin invita Luke a fare lo stesso, offrendo la propria collaborazione nelle rapine.

Dapprima indignato per la proposta di Robin, Luke sente via via una parte di sé divenire ossessiva,  incitarlo a prendere la strada del male, tanto che a certo punto l’acrobata finisce per accettare il consiglio dell’amico Robin; Luke sa di aver con la moto un’arma in più da mettere in gioco contro la polizia in caso di inseguimento dopo la rapina in banca.

Come si concluderà l’esperienza trasgressiva intrapresa dal pilota Luke insieme all’amico Robin contro le banche? E che ulteriori sviluppi  narrativi ci propinerà il film?

Il regista di questo film Derek Cianfrance non è una novità, è diventato famoso con il film sentimentale Blue Valentine del 2010, che vede sempre come protagonista Ryan Gosling, un film su una crisi matrimoniale a cui i protagonisti cercano di porre riparo con la forza rievocativa del ricordo inconscio del loro amore, un’opera di buona fattura cinematografica.

Con Come un tuono Cianfrannce perfeziona alcuni aspetti stilistici riguardanti la preparazione  delle scene secondarie, in particolare soffermandosi, per quanto riguarda il significato, sugli scenari che funzionano da premessa per quelli  più densi di pathos  che hanno la caratteristica di evocare materialmente negli spettatori tracce di emotività derivata da aperture inconsce operate dal forte processo identificativo-proiettivo del film.

 

Cianfrance dà un diverso  ordine temporale alle scene che vengono girate con una maggiore frantumazione del normale periodo della scrittura, il tutto a beneficio di una costruzione figurativa che precisa meglio il senso abbreviandone le sue lunghe conseguenze meditative, senza cioè farlo divenire troppo l’aspetto principale del ripensamento filmico, non danneggiando quindi lo spessore più spettacolare della pellicola.

Ciò è stato possibile grazie al miglioramento di Cianfrannce nella capacità del lavoro  post produzione del film, che è avvenuto al computer, un lavoro altrettanto difficile della regia,  che con i suoi risultati può normalmente migliorare di parecchio sia l’estetica della fotografia che quella della narrazione del film.

Il film ha il pregio di mantenere vivo, anche se a volte un po’ a fatica, un forte desiderio di sapere intorno alla risoluzione degli avvenimenti nuovi che si succedono dopo la prima parte del film,  che è indubbiamente  più coinvolgente dal punto di vista dell’estetica del racconto e che non viene  allentata mai pur nella ricerca degli opportuni incastri narrativi sempre più numerosi per esigenze legate a una più efficace disposizione dello spazio narrativo (diegetico) in funzione del piacere.

Un interesse quindi forte, ben in relazione con il desiderio di conoscere l’imminenza del significato nonostante i salti generazionali previsti dalla narrazione per quanto riguarda i figli dei protagonisti principali, aspetto quest’ultimo che costringe ad abbandonare le precedenti identificazioni creando almeno provvisoriamente nello spettatore una sorta di leggera delusione da abbandono.

Nella seconda parte gli eventi sono sempre più improvvisi e  sarebbe stato alto il rischio di banalizzare il senso di alcuni fatti, Cianfrance se la cava benissimo grazie all’accentuazione di uno stile classico che impregnando questa parte del racconto di una seduzione visiva di tipo stilistico già felicemente collaudato, in qualche modo riesce a garantire una tenuta estetica d’insieme.

Egli rilascia in ogni scena un piacere visivo dovuto alle magiche profondità fotografiche che si aprono a spazi sempre diversi soprattutto per le dimensione  prospettiche delle  diverse configurazioni dei personaggi, ciò tiene il tempo di attesa in soave tensione con una dolce compagnia visiva legata alla cura  dello sfondo che attenua ogni possibile diverbio cromatico.

BIAGIO GORDANO

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