Cinema: Bone Tomahawk (uccidere con un’ascia da battaglia)
Bone Tomahawk (uccidere con un’ascia da battaglia), regia di S. Craig Zahlaer , con Kurt Russell, Rischard Jenkis, 2015, Usa, avventura, 133 minuti.
Commento con spoiler
Nel vecchio west due criminali (tagliagole per rapina), per sfuggire agli uomini della legge in procinto di scovarli, si addentrano in una sconosciuta e tortuosa valle rocciosa. Uno dei due profana con una postura non corretta un cimitero indiano primitivo, al che subito dopo viene ucciso da alcuni nativi trogloditi, cannibali, dalle dimensioni spaventose, un genere umano insolito appartenente come comunità a una forma di antica sottocultura primitiva.
L’altro criminale, scampato al pericolo con la fuga, si reca nel paese più vicino per soggiornarvi il tempo necessario a riprendere una vita apparentemente normale.
Quando però tenta di fuggire dallo sceriffo che insospettito dal suo strano comportamento aveva cercato di indagare maggiormente su di lui, viene dallo stesso colpito a un piede con un colpo di pistola.
Il criminale sarà soccorso in prigione dalla dottoressa del luogo che gli estrae il proiettile e rimane accanto al ferito febbricitante per assisterlo nella notte, rimane presente anche un giovane assistente dello sceriffo.
L’indomani, a sorpresa, i tre non vengono più ritrovati nelle sede carceraria dello sceriffo, perché rapiti dai trogloditi, essi erano venuti a catturare il criminale sfuggitogli nel precedente scontro al cimitero indiano.
Inizierà una difficile caccia ai trogloditi, per sterminarli, capeggiata dallo sceriffo. Tanti saranno gli ostacoli per giungere nel loro covo tra le montagne rocciose, ma una volta individuatolo la battaglia tra i trogloditi e il gruppo armato della legge sembra andare inizialmente del tutto a favore dei selvaggi…
Commento:
Il genere western horror sembra voler far rinascere un interesse per il western andato in crisi da tempo. Variare i temi narrativi, formali e contenutistici, inserendo l’horror, al fine di cogliere le aspettative più chiare del pubblico ma anche le sue contraddizioni più oscure che tanta parte giocano nella piena riuscita di un film (vedi i film di Tarantino), sembra essere la via migliore per ridare fiato a un genere che tanto ha contribuito a far crescere l’industria cinematografica.
Questo film da una parte delude le aspettative dello spettatore (il protagonista muore, seppur eroicamente) dall’altra gli fa provare emozioni nuove, potenti, ambigue per il bipolarismo che le costituiscono, legate a un tema narrativo originale che prende in considerazione, facendole entrare in scena lungo un contrasto con l’uomo in via di civilizzazione, aspetti della torbida vita di comunità primitive ancora presenti nel nostro pianeta.
Un film questo, pienamente promosso dalla critica, perché eseguito anche con maestria professionale fuori dal comune, non mancano infatti le scene di suspense di alto livello, e di disgusto per il diverso che pur appartiene al genere umano, aspetto quest’ultimo che genera nel pubblico la paura per una natura umana ancora misteriosa e in grado di sostenere a volte una lotta con il mondo civile dagli esiti incerti.
Stile narrativo lento, artigianale, privo di effetti speciali, voluto per dare più realismo alle scene e demitizzare i personaggi che rimangono lungo il film lontani da ogni forma di seduzione nei confronti del pubblico.
Regia impeccabile.
Biagio Giordano (fotografo coordinatore della sezione fotografia dell’Associazione culturale no profit Renzo Aiolfi di Savona)