Che brutte figure in Provincia!

Che brutte figure in Provincia! Il presidente Stefano Parodi e presunte tangenti
Il Pdl tace, arriva il soccorso “verde” della Lega
Il capogruppo Mattea ora merita l’investitura di assessore
La fiducia leghista è “immutata, totale, completa, ingiusti sospetti, estraneo alle accuse”

Che brutte figure in Provincia! Il presidente Stefano Parodi e presunte tangenti
Il Pdl tace, arriva il soccorso “verde” della Lega
Il capogruppo Mattea ora merita l’investitura di assessore
La fiducia leghista è “immutata, totale, completa, ingiusti sospetti, estraneo alle accuse
 

Carla Mattea

Savona – C’era una volta la Lega, precursore nelle battaglie della Legalità. Nel savonese si distingueva, con alcuni suoi esponenti di punta, perché sapeva battersi per la “moralizzazione della vita pubblica”. Contro gli sprechi, “i ladri” che occupavano posizioni di potere per meritocrazia catto-comunista-sindacalista. La Lega che combatteva la corruzione, che definiva “prima piaga sociale d’Italia”. Instancabile, denunciava i troppi “ladroni” e raccoglieva consensi popolari.

Oggi il clima savonese è cambiato, o meglio la Lega ha ammainato la bandiera di tanti idealisti. Il matrimonio con Berlusconi pare l’abbia contagiata pure in periferia.

Parliamo dei fatti di casa nostra, senza dimenticare le dignitosissime persone leghiste della prima ora, ormai scomparse dalla scena pubblica.

Ha lasciato increduli la presa di posizione di Carla Mattea, capogruppo del carroccio in consiglio provinciale. Non da oggi la più “titolata” a sostituire la sanguigna collega di partito, Rosalia Guarnieri, dalla scorsa primavera eletta a furor di popolo sindaco di Albenga.

Il presidente Vaccarezza aveva assicurato: “entro un mese, la nomina del nuovo assessore”. Sembrava scontato l’ingresso di Andrea Bronda, già segretario provinciale della Lega Nord, tanta gavetta alle spalle ed entusiasmo.

Accade che per la prima volta nella storia della Provincia, ma non è l’unico primato. C’è un assessore che riesce a dividersi tra due incarichi, uno più impegnativo dell’altro. E se ad Albenga può assicurare una presenza come richiede il ruolo, a Palazzo Nervi, la prolungata assenza si traduce in una subalternità che la Lega Nord sta accumulando rispetto all’alleato Popolo della Libertà. Ormai solitario mattatore nelle scelte e sui media.

Ci troviamo di fronte, con rare eccezioni, alla moria di militanti leghisti di spessore e d’azione. Il movimento di Bossi, nel savonese, ha perso la matrice di pungolo, coscienza critica, stimolo, rinnovamento, etica. E’ subalterno ai “direttori dell’orchestra” Vaccarezza-Marson.

Si resta perplessi quando di fronte alla vicenda che vede coinvolto Stefano Parodi, al di là dell’aspetto penale, proprio la Lega Nord si trasformi in paladina del “garantismo”. Non tenga conto delle ragioni di opportunità pubblica. Alzi la voce in difesa di chi è chiamato a discolparsi di aver ricevuto una tangente di 49 mila euro (chissa perché non 50 mila?) versati da un imprenditore non da oggi chiacchierato per le scorribande in provincia di Savona, di Imperia e di Genova, soprattutto.

Era proprio il caso che Carla Mattea, facendo un grosso favore al Pdl, creasse comprensibile imbarazzo a tanti simpatizzanti leghisti spezzando pubblicamente una lancia neppure richiesta dall’interessato?

Stefano Parodi

E abbia ritenuto di far sapere che se il gruppo del Pdl ha mantenuto, per una volta, di fronte ad una storia di tangenti e di reati contro la pubblica amministrazione, un atteggiamento di attesa e prudenza, la Lega Nord ha indossato i panni di difensore d’ufficio dell’imputato Stefano Parodi.

Tra l’altro, eletto presidente del consiglio provinciale nonostante ombre e brutte notizie sulla vicenda fossero già note, riportate dai giornali.

L’indagato Parodi ha diritto di proclamare la sua innocenza, come imputato il codice penale non lo obbliga neppure a dire la verità. E’ l’accusa che ha il compito di dimostrare la sussistenza del grave reato.

Non può essere motivo d’orgoglio, proprio per la storia leghista e per molti militanti savonesi, la sortita di Carla Mattea che si è sentita in dovere di spiegare quel doveroso silenzio, meritevole quando si affrontano questioni di carattere giudiziario personali. Vale a dire, lasciamo che la giustizia faccia il suo corso.

Un problema di etica pubblica, di sensibilità, dovrebbe indurre chi si trova indagato, a farsi da parte. Come del resto chiedeva la Lega durante la prima Repubblica per vicende a livello locale e nazionale. Si contraddistingueva rispetto agli altri, a volte persino con toni esasperati, non sempre condivisibili, da forcaioli. E oggi?

I media hanno rilanciato, il 9 novembre 2010, che l’ex sindaco di Albissola Marina in carica dal 1999 al 2009, era “inchiodato da tre testimonianze di corruzione per aver chiesto una tangente all’imprenditore genovese Pietro Pesce. Soldi per lo sblocco dei lavori di realizzazione del complesso residenziale sulle aree ex Arcos che risale a tre anni fa…ad accusarlo le dichiarazioni della segretaria di Pesce e dell’ex consigliere comunale di Celle, Ferrando…”.

Il legale dell’ex sindaco, avvocato Antonio Chirò, sostiene la tesi che “quei soldi erano stati sollecitati con oneri di urbanizzazione e comunque nonostante tutti gli accertamenti nulla è stato trovato che possa comprovare la dazione di denaro”.

Insomma sarà la giustizia, secondo il nostro ordinamento democratico, a dire l’ultima parola. C’era bisogno di una “pubblica dichiarazione di solidarietà”, al di là della “fiducia formale”?

Carla Mattea ha voluto far sapere che “la fiducia nel presidente Parodi è immutata, totale, completa”. Niente imbarazzo – c’è già il sommo esempio alassino di Marco Melgrati, con le sue sparate contro certa magistratura ed il vanto degli avvisi di reato –   per la Lega Nord della provincia di Savona. Non solo, per evitare equivoci, Mattea smentisce che “il mancato intervento della maggioranza in consiglio provinciale, ed in particolare della Lega, fosse dovuto a prudenza o imbarazzo; non siamo intervenuti perché c’era un accordo preciso che solo il Pd con Marco Russo ha violato, di non dare ulteriore seguito a questa inchiesta, di lasciare parlare solo il diretto interessato, chiarendo a tutti che ci avrebbe relazionato al più presto. Sulla fiducia a Parodi visto che ora posso chiarirlo ufficialmente come capogruppo, dico che c’è ed è immutata. E sono convinta che il nostro presidente saprà al più presto dimostrare l’assoluta estraneità alle accuse e liberarsi dei sospetti che lo hanno ingiustamente avvolto”.

Se qualcuno ha voglia di andarsi a rileggere le prese di posizione quando esplose la notizia del coinvolgimento del presidente Vaccarezza nella storia delle firme false prima e poi dello scandalo maltrattamenti all’asilo di Loano, il contenuto è pressoché identico. Fotocopia. Anche in quella occasione, seppure per bocca di Bronda, la difesa d’ufficio da parte della Lega Nord è stata puntuale e completa. Con tanto di richiesta di “giustizia rapida”, e la scelta di “fare scena muta”, avvalendosi della facoltà di non rispondere all’interrogatorio per allungare i tempi.

La legalità non va più di moda se non per i vu compra’? I poveri disgraziati? Carla Mattea non deve aver avuto neanche per un istante il dubbio che fosse utile tacere, non esporre il partito, i leghisti “duri e puri” di fronte a pesanti ombre di corruzione, intrecci di malaffare tra politica, politicanti, affaristi del mattone. Mattea non ha dubbi che questa sia la strada maestra che il popolo leghista deve seguire sulle orme di una classifica che vede l’Italia al 69° posto nel mondo, peggio del Ruanda, in corruzione.

Stefano Parodi non avrà preso la tangente, innocente. Almeno si aspetti la “verità giudiziaria”. La Lega torni alle origini quando i militanti venivano mobilitati per “salvare il paese da tangentopoli e dai corrotti, dalla massoneria clerico- affaristica”.

Con l’avvento del berlusconismo siamo peggiorati nella corruzione-sistema paese, insieme all’evasione fiscale di massa. Non è un mistero. Si è arrivati alla sfrontatezza di solidarizzare con i capi della P 3, con i Carboni, i Verdini, la cricca.

Il “caso Parodi” è un altro tassello lesivo all’immagine di certa politica. Se la Lega non riesce più interpretare le cause dell’astensionismo record alle urne, vuole dire che il suo tramonto, almeno in questa provincia, è dietro l’angolo.

Già conta poco nel governo Vaccarezza, nello scacchiere provinciale (vedi Sar, Acts, Tpl), perché vuole pure coprirsi di ridicolo? Non prendere le distanze (diverso essere diffamatori) dai metodi poco nobili che allontanano sempre più i cittadini onesti dalla politica?

R.T.

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