‘CELLASCHI’ e CELLESI

Ma ‘çelascu’ e ‘çelaschi’, con una sola ‘elle’, da Céle-Celle. Il ‘pezzo’ m’è venuto, e anche un po’ lungo, dopo aver letto un articolo di Luigi Bertoldi diretto ai ‘Cellaschi’, che più sotto chiama ancora ‘cittadini cellaschi’ e più avanti ‘cari concittadini’. Destina-zione alquanto riduttiva, se non addirittura discriminatoria, ma sicuramente non intenzionale, ai ‘cellaschi’ e non ai ‘cellesi’, che lo sono pure i ‘cellaschi’.

La diatriba cellese-cellasco ‘çelascu’, che ogni tanto viene tirata fuori, è di facile soluzione.

Tout court, il primo è il ‘residente’ a Celle, comunque sia, ed il secondo il ‘nativo’, che tale è e rimane anche se non residente. C’è però qualche purista che vuol complicare la questione e la mette sul fatto di essere ‘çelascu’ solo chi è nato a Celle da entrambi i genitori ivi nativi. Mosche bianche… che non so quanti ce ne potranno essere di puri ‘çelaschi’… e con il tipo di famiglie che ci ritroviamo in questi nostri tempi! E neppure io, lo sarei, nato a Celle come la mamma, ma con papà in quel di Varazze, Alpicella, venuto a Celle all’età di dieci anni.

Lasciamola così, sennò lo scritto di Bertoldi, peraltro di contenuto molto serio, non so quanti ‘cellaschi’ lo leggerebbero…!

Ma le parole le forma e le definisce la ‘parlata’ nel linguaggio quotidiano, anche con apparenti storpiature per pronuncia e orecchiabilità̀, aggiunte e addirittura rifiuti per non creare lemmi impronunciabili, acquistando propria autentica e assoluta ‘personalità̀’ d’origine. Che poi ci penserà̀ la Treccani a vagliare e se ufficializzarle nella Lingua Italiana.

Qui, per la nostra questione, siamo alle prese con i ‘suffissi’ da apporre agli aggettivi o/e sostantivi per indicare le appartenenze a città, paesi, località̀ e regioni… ognuno a suo modo: ‘asco, esco, ese, ano, ino…’ e al momento non me ne vengono in mente altri,

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Qualche esempio di quelli che suonano bene come i nostri cellese e cellasco (non ‘cellino’, ’cellano‘ e neppure ‘cellesco’, che non suonerebbe male ma ‘esco’ indica tendenza non appartenenza). Ce ne sono pochi a mia conoscenza: sanremese e sanremasco, cremese e cremasco, ci sarebbe comasco ma con il primo, comense e non comese. Se ne stanno in- vece, ciascuno di suo, Bergamasco, Ormeasco e Armasco, rispettivamente cittadini di Bergamo, Ormea e Arma di Tag- gia (taggiasche sono le famose olive del Ponente ligure).

Il suffisso ‘ese’ la fa da padrone con Savonese, Sassellese (e perché non sassellino?), Imperiese, Genovese, Milanese, Torinese, Messinese, Trapanese, Barese, ecc. Poi ci sono quelli in ‘ano’, (andandoci piano…) Veneziano, Mantovano, Bresciano, Foggiano, Aostano, ecc, e Romano, che am- mette un ‘esco’ per il ben corrente, in cinema e Tv, “romanesco”. O, con aggiunte, per Napoletano (non napolano o napolese…), Lodigiano, Marchigiano, Palermi- tano, Cagliaritano,… E quelli in ‘ino’: Trentino, Brindisino, Sorrentino, Varazzino (che potrebbe anche starci, con senso inverso, varazzese), Chietino (non chiete- se), Vicentino (non vicenzino…), Alessandrino, Spezzino,… e fuori contesto Firenze con ‘fiorentino’.

Tutto questo per dire che se ad ognuna di queste parole aggiungessimo il suffisso ‘asco’ creerem- mo parole orribili. E per ‘asco’ aggiungo che pare di uso ligure da tempi lontani, di provenienza iberica, con senso riduttivo se non addirittura quasi dispregiati- vo: ‘sei proprio un cellasco…, un rivierasco…’, per dire limitato, ignorante, incolto, non in linea con i tempi correnti rispetto ai cittadini dei centri urbani. Paro- la fatta poi propria dalla parlata delle regioni dove si diceva ‘rivierese’ di qualsiasi riviera, dive- nuta ‘rivierasco’ ufficiale in ogni senso.

Ci sarebbero anche ‘ale’ e ‘olo’ per le regioni, per dirne solo due, laziale e romagnolo… che però non c‘entrano con lo spunto di partenza.

Mi fermo essendo andato ben oltre, se pur con interpretazioni d’acchito e non scientifiche, non volendo apparire un linguista, che non sono, ma un semplice di- lettante o amateur, come dicono i francesi.

E per quanto ci riguarda da vicino, chiudiamola che il residente a Celle è ‘cellese’, e ‘cellasco’ se vi è nato. Punto!

Pierino Ratto  da A Civetta

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