C’E’ CHI VUOLE UN NUOVO CONCILIO?

C’è chi vuole un nuovo concilio?

C’è chi vuole un nuovo concilio?

 Un mio caro amico ha rivolto, nella recente iniziativa, col Cardinale Luigi Bettazzi svoltasi a Savona la domanda se non ritenesse necessario un nuovo Concilio Ecumenico. Non conosco la risposta di Bettazzi, che fu uno dei protagonisti del Concilio Ecumenico Vaticano II.
 Mi pare tuttavia che La Chiesa Cattolica istituzionale sia piuttosto lontana dal voler promuovere una iniziativa di tale respiro, che necessariamente metterebbe in discussione molti aspetti del suo ruolo (si pensi al celibato dei preti, al sacerdozio femminile fino alla procreazione assistita ai sacramenti per i divorziati e separati, ai metodi contraccettivi, al rapporto con gli omosessuali).  Ma queste sono gli aspetti superficiali, anche se, sostanziali di istanze che sempre più frequenti maturano anche all’interno del mondo cattolico e non solo.

La Conferenza Episcopale Italiana, presieduta dal Cardinal Bagnasco, sembra muoversi in direzione opposta. Questo dato lo si registra ad esempio in campo politico. E’ infatti la CEI a promuovere la caduta della storica autonomia di aggregazioni vicine alla Chiesa come le ACLI e come la CISL, sostenendole in una campagna di avvicinamento, anche se non ancora di aggregazione organica al nascente partito di Montezemolo, sostanziale stampella per una nuova presidenza del consiglio Monti, all’insegna di rigore coniugato al liberismo selvaggio che in questi mesi abbiamo sperimentato. Si tratta di rovesciare quelle che fino a pochi anni fa venivano chiamate scelte di classe o quantomeno scelte di campo.

 Basterà ricordare la scelta socialista delle ACLI a Vallombrosa o lo slogan della CISL  “potere contro potere”. Sotto questo profilo stupisce e spaventa che anche il leader della Comunità di Sant’Egidio Andrea Riccardi, attualmente ministro, si faccia promotore convinto di questa operazione.
 Se il collateralismo alla DC , di buona o di cattiva memoria, aveva elementi di ambiguità destinati a scoppiare nella storia delle ACLI e della CISL, questa operazione ha un profilo assai poco ambigua ed un ravvicinamento organico alle politiche dei Monti, dei Montezemolo dei Bombassei la cui fisionomia è ben lontano dalla tradizione del cattolicesimo popolare.
Chi, come chi scrive, ha militato in queste organizzazione non si stupisce tanto che la Chiesa conservatrice di Bagnasco dia la propria benedizione, quanto nella sostanziale acquiescenza di militanti e iscritti di queste organizzazioni che hanno sbandierato autonomia e incompatibilità tra ruoli partitici e ruoli sindacali e associativi e oggi si ritrovano i propri dirigenti avvinti come l’edera a Montezemolo, sotto la benedicente parola della CEI.
Probabilmente nelle ACLI e nella CISL il vecchio corpo militante è ridotto ai minimi termini grazie dalle posizioni così frequentemente subalterne al governo Monti. E allora che si fa? si difendono a spada tratta i propri patronati e i propri centri di assistenza fiscale e via discorrendo, che sono diventati,  in carenza di iscritti, il sostanziale strumento di sostegno economico alle proprie strutture, E’ bene dunque che non si disturbi il manovratore, anzi se è il caso di corrergli in soccorso, pena il soffocamento di ogni iniziativa di dibattito interno che riproponga quesiti sul proprio ruolo di lavoratori e di cristiani, in attesa, magari che Presidenti e Segretari trovino appetitose candidature alle prossime elezioni politiche.
C’è stato un tempo, ormai parecchi troppi anni fa, che nella CISL e nelle ACLI savonesi questi conformismi venivano combattuti con coraggio e autonomia e forse era anche merito nella maggior qualità e democratica selezione dei gruppi dirigenti, sempre rafforzati da un autentico dibattito interno. Ora purtroppo non è più così il sindacalista o il dirigente aclista sono una sorta di impiegato parastatale più attento ai proventi dei servizi gestiti che alla voce di chi dissente. Ecco perché un nuovo Concilio Ecumenico sono loro i primi a non volerlo.
 
UGO TOMBESI  30.11.2012
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