Cairo, ospedale di area disagiata
Cairo, ospedale di area disagiata.
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Cairo, ospedale di area disagiata.
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Vorrei ripercorrere la storia, quantomeno dal mio punto di vista, supportato da alcuni dati, di una vicenda di attività politica che mi ha appassionato tra la fine del 2015 e la metà del 2016. Durante la campagna elettorale per le elezioni regionali del 2015, da diligente candidato erro viaggiante per il territorio cercando di comprendere le necessità, i punti deboli e le potenzialità. In questo girovagare entro, come altri ovviamente, in contatto con la realtà valbormidese che pone molti temi territoriali e fra essi l’ospedale di Cairo Montenotte, certamente rilevante proprio per la conformazione dell’area chiamato a coprire per esigenze sanitarie. Superato lo shock elettorale e l’avvio dei lavori in consiglio regionale, torno a bomba sulla “vessata questio” dell’ospedale e di quale strumento individuare per invertire il destino decadente che la Giunta Burlando del Partito Democratico gli aveva dato, privandolo di un elemento fondamentale nel sistema di emergenza, ovvero il pronto soccorso. Sul pezzo era presente anche il Comitato Sanitario Locale, un gruppo eterogeneo di cittadini che da tempo, a prescindere dagli schieramenti politici, segue le vicissitudini dell’ospedale. Studiamo la materia e ci viene in aiuto lo stesso (e temuto) decreto ministeriale 70/2015 che dal nazionale impone degli standard ospedalieri in funzione del bacino di utenza. Nelle pieghe del testo viene descritta la casistica degli ospedali di area disagiata, che prevede secondo alcuni requisiti il riconoscimento di questo “status” e la conseguente possibilità di disporre soprattutto del tanto desiderato (e necessario aggiungo) Pronto Soccorso, con annessi una serie di servizi necessari allo stesso. Constatato questo, a fine 2015, decidiamo anche con un po’ di timore, di costruire un percorso quanto più condiviso possibile, partendo dal fatto che in consiglio regionale siamo in minoranza e, in Valbormida, non abbiamo alcun consigliere comunale eletto. Non demordo e insieme al prezioso e fondamentale aiuto di alcuni attivisti impegnati sul territorio valbormidese che fanno parte di quelli che noi chiamiamo Meetup, avviamo 2 percorsi distinti e paralleli. Nel primo entriamo in contatto formalmente con diversi comuni della valle e ne incontriamo una piccola delegazione a Carcare, piccola ma per popolazione ben rappresentata. Dal punto di vista politico decisamente eterogenea: l’unica certezza era non fossero del Movimento, lo sapevamo a priori ma per noi era di interesse il raggiungimento dell’obiettivo cercando la più ampia condivisione. Illustriamo in quella sede la nostra mozione agli intervenuti (alcuni sindaci, vice e consiglieri), mozione già agli atti del Consiglio Regionale e condividiamo con loro che se ci fossero delle prese di posizione formali, anche attraverso delle delibere comunali per manifestare questa esigenza del territorio, il nostro atto non sarebbe una voce solitaria ma un canto corale. Contestualmente ci confrontiamo con il Comitato di cui sopra che aveva a suo tempo già sollevato il tema dell’ospedale di area disagiata. Durante un incontro, avvenuto sempre a fine 2015, conveniamo serva una presa di posizione della comunità valbormidese nella sua interezza ed il Comitato propone di avviare una petizione. Sfondano una porta aperta e parte la raccolta firme che dura 4 mesi e oltre. La raccolta firme ha un avvio formale durante i giorni dell’Epifania 2016, dove mi ritrovo in un incontro nei pressi dell’ospedale, con cittadini e tanti Sindaci del territorio, compreso l’ex sindaco di Cairo, Briano, e il consigliere regionale Vaccarezza cui molti sindaci valbormidesi sono legati per sponda politica. Ci sono alcuni interventi, tocca poi a me e dico semplicemente che noi l’atto lo abbiamo predisposto, la richiesta senza girarci intorno, di avere riconosciuto lo status di area disagiata la portiamo “alla prova dei voti” in Consiglio Regionale, annesso avevamo prodotto anche uno studio stimato dei costi aggiuntivi per il SSR che si attestava a circa 800-900 mila euro annui, il costo di Alisa, la nuova super ASL, creata dalla Giunta Toti. Altro non credo ci fosse bisogno. Firmano tutti la petizione. Parallelamente partono moltissimi consigli comunali che deliberano a favore non tanto del nostro atto, ma per il riconoscimento di ospedale di area disagiata: l’obiettivo! Nel frattempo avviamo una campagna mediatica a sostegno di questa iniziativa, per la parte soprattutto politica che in consiglio regionale ci avrebbe visto coinvolti e per la quale il nostro atto era l’unico presente. Mentre sul territorio la raccolta firme prosegue con forza, appaiono dopo un po’ di tempo alcune prese di posizione potenzialmente a favore, ovviamente non del nostro atto ma dell’obiettivo, dei circoli del PD locale, come singulti cui non fa seguito nulla di chiaro. La raccolta firme prosegue bene, l’Assessore Viale non si espone definitivamente, ma ci sono i primi indizi di chi ritiene smarcarsi da questo proposta. In un convegno della CGIL Sanità emerge dall’organizzazione sindacale una posizione fredda sull’ipotesi di ripristino del Pronto Soccorso attraverso il riconoscimento di ospedale area disagiata: presente l’Assessore Viale che rincara la dose. Il mio sesto senso mi dice che butta male. I consigli comunali deliberano invece compatti, il primo fu Plodio del sindaco Badano dove mi recai anche per un pizzico di soddisfazione nel vedere condiviso da altri un obiettivo comune e l’avvio di un percorso. Nel giro dei consigli comunali che intendono deliberare arriva poi il turno di Carcare che rispetto agli altri organizza un consiglio comunale straordinario dove invitano i consiglieri regionali della provincia. Ho capito che queste occasioni o anticipano qualcosa di molto positivo o di molto negativo. Vado con spirito positivo, sono inesperto e in quell’occasione me ne rendo conto. Presente la Giunta guidata dal sindaco Bologna, molto vicino politicamente al consigliere Vaccarezza, legge la proposta di testo da adottare in consiglio comunale per il tema ospedale di area disagiata, il Vice Sindaco. Il testo è lungo, differente da quello che gli altri comuni avevano adottato e la parte finale mi mette in allarme perché è di una vaghezza sconcertante, poco chiara nel chiedere quanto più orientata “nel valutare anche….”. Il consiglio lascia spazio ai nostri interventi, in ordine De Vincenzi per il PD, Vaccarezza per la maggioranza di centrodestra ed il sottoscritto. De Vincenzi per il PD interviene ma si percepisce che non ha percorso la questione in profondità e parla genericamente che al di là delle sigle bisogna fare, etc…. Le sigle contano perché previste dalle leggi e ad esse devono essere associati dei servizi, dovrebbe saperlo bene perché vale anche per la classificazione Dea di primo e secondo livello. Interviene poi Vaccarezza perché segnala di dover andare via a breve. Il suo intervento mi illumina, in negativo. Di fatto propone che si adotti il testo dell’ordine del giorno proposto dal sindaco Bologna e, come se nulla fosse, propone che lo sottoscrivano anche i consiglieri regionali di minoranza ovvero io e De Vincenzi. Salto sulla sedia perché Vaccarezza sapeva benissimo e conosceva la nostra mozione già agli atti per cui capisco in quell’istante che Cairo non avrà il pronto soccorso attraverso la classificazione di area disagiata, perché tale non sarà mai avvallata dalla Giunta Toti. Vaccarezza esce anticipatamente “perdendosi” il mio intervento se non altro perché in una delle mie rare occasioni perdo le staffe. Andrea Melis con i rappresentanti del Meetup in visita all’ospedale
L’ordine del giorno del sindaco Bologna di Carcare ha rappresentato la breccia per consentire alla maggioranza di centrodestra in consiglio regionale di bocciare la nostra richiesta ma di lasciare quelle formule che in politica purtroppo colpiscono tutti indistintamente, con degli intenti vaghi e inconsistenti. Ma come dice Mourinho….zero tituli. La storia successivo è nota, il PD arriva copiando alla buona il nostro atto per chiedere le stesse cose che loro stessi, come forza politica, avevano tolto. Il centrodestra propone un ordine del giorno con la chiarezza di un libro delle favole e si chiude con una raccolta firme depositata, ero presente, di circa 18000 persone, decine di delibere comunali e un pugno di mosche in consiglio regionale perché la nostra mozione non passa ed il resto è aria fritta. Nel 2017 arriva la campagna elettorale per Cairo e l’ex sindaco Briano, Partito Democratico, propone di fare la stessa richiesta di ospedale di area disagiata attraverso una proposta di legge di iniziativa popolare, prevista dallo Statuto della regione. Contestualmente l’Assessore Viale inserisce nello studio di “esternalizzazione a soggetti accreditati” di interi ospedali anche quello di Cairo con il contentino di valutare le modalità con il soggetto privato di riattivare le funzioni di pronto soccorso, quelle che il PD aveva tolto per intenderci….esternalizzare e valutare di inserire il pronto soccorso fra i servizi offerti dal soggetto privato (accreditato con il SSR… specifico per non essere frainteso). Non mi esprimo sulla reale probabilità che accada. In conclusione che dire. Nella commissione sanità di cui sono membro troverò il testo della proposta di legge che chiede lo status di ospedale di area disagiata, come era nella nostra mozione. E da come promossa da vari rappresentanti locali del PD sembra una iniziativa nuova, mai avviata da nessuno, a targa di “partito”, ma io mi chiedo per chi arrivò per primo a scegliere di chiudere il pronto soccorso e per ultimo a chiedere di riaprirlo, perché dal punto di vista politico dovrebbero essere cambiati gli scenari della Giunta Toti? Me lo dicano perché se è così semplice allora basta ogni anno ripresentare gli stessi atti. Oppure ci sono informazioni che non abbiamo, ci mancherebbe! Sia chiaro, siamo assolutamente a favore, nemmeno da discutere, lo abbiamo chiesto oltre un anno fa ma il mio sesto senso mi dice di fare attenzione, in fondo fra i comuni proponenti non c’è Carcare…. Andrea Melis Consigliere Regionale del M5S
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