Museo della ceramica

Architettura – segmenti di riflessione di Antonia Briuglia

MUSEO DELLA CERAMICA E PROVINCIALISMI

Architettura – segmenti di riflessione di Antonia Briuglia

MUSEO DELLA CERAMICA E PROVINCIALISMI

 

IL MUSEO DELLA CERAMICA A SAVONA

 Il Comune di Savona ce l’ha fatta, insieme alla fondazione De Mari darà vita al museo della ceramica. Sorgerà nel bel contenitore del Monte di Pietà e avrà anche il vantaggio, non trascurabile, di essere collocato accanto alla Pinacoteca Civica con la quale sarà collegato e con cui condividerà un’ottima direttrice, la dott.ssa Mattiauda.
La collezione ceramica del Comune di Savona sarà, finalmente, ospitata nelle sale dei piani superiori del prestigioso palazzo che sarà ristrutturato a spese della Fondazione e sarà gestito dal Comune stesso.

 

Una notizia “strepitosa” e un ottimo risultato per l’amministrazione Berruti, sia per la scelta di forte spessore culturale a favore della città, sia per la capacità di dialogare e contrattare con altri Enti presenti sul territorio portando a casa un risultato di cui beneficerà sicuramente il turismo, ma soprattutto i savonesi.

Savona ce l’ha fatta: era un progetto sicuramente in preparazione da anni e ora si sta realizzando.

Proprio ora che le due Albissole sembrano aver rinunciato definitivamente alla loro prerogativa di centro ceramico e museale.

 Per anni si è aspettato invano che le scelte programmatiche, elettoralistiche, che propagandavano la costruzione di un grande museo delle Albissole, diventassero realtà. 

Albisola Superiore col suo museo da edificare nell’edificio della vecchia stazione (ferrovie permettendo!), Albissola Marina con la sua recente quanto strampalata idea di vederlo realizzare nel faro di Fuksas alla Margonara.

Tutti a scaricare su altri le capacità decisionali in tema di contenitori museali che potessero essere luogo di confronto culturale e di studio di un’epoca in cui le Albissole erano le destinazioni più ambite di artisti noti e maestri come: Sassu, lam, Jorn, Fontana e molti altri.

Un’epoca che ha visto realizzarsi il secondo futurismo e ha visto nei forni ceramici la fucina di nuove idee dell’arte internazionale.

Le Albissole, oggi, sembrano aver perso per sempre la loro grande occasione, non solo nel museo mai realizzato, (eppure i contenitori industriali dismessi non mancano!), ma per la perduta voglia di promuovere cultura.

   

IL “MUSEO TRUCCO” E LA SUA SOFFERTA RINASCITA.

 Cultura, parola troppo grande perché abbia una sola chiave di lettura, e troppo complessa perché possa interessare ad amministratori sempre più attirati dalla realizzazione di più redditizi progetti urbanistici e occupati a battere cassa.

Ad Albisola Superiore, col suo lascito, l’artista Trucco ci aveva regalato un piccolo contenitore, la sua casa, che col passare degli anni è stato oggetto di ristrutturazioni e di cambiamenti diventando l’unico Museo Civico della Ceramica nella provincia di Savona.

 

Dal 2000, quando divenni assessore alla cultura e mi occupai subito della questione Museo, si riuscì a liberare una cospicua parte occupata sino allora da una rivendita di giornali che, ristrutturata, fu funzionale all’ampliamento degli spazi, ospitando per ben cinque anni, al piano terreno le mostre di arte contemporanea e al primo le collezioni di ceramica antica della sezione didattica.

Si ristrutturarono pezzi pregiati che furono esposti al pubblico, si fecero attività culturali anche in collaborazione con le scuole, facendo del piccolo museo uno spazio vivo.

Era piacevole vedere come i bambini fossero a loro agio nel vedersi protagonisti quando venivano esposti i loro manufatti, realizzati a volte sotto la guida di artisti di fama internazionale in attività laboratoriali.

 Chi lo ha frequentato, ha potuto vedere mostre di prestigio in collaborazione con altre città come Albissola Marina, Faenza, Savona ed eventi come  la mostra di Sassu, la Biennale Internazionale della ceramica, la ceramica popolare di tutta Italia e il Bianco Blu, solo per dirne alcune.

Nel 2003 si fecero ben diciassette mostre, frutto anche della gestione convenzionata con un centro culturale che fece interagire artisti da tutto il mondo.

Si pubblicò finalmente il catalogo della sezione didattica in progetto da anni e si fece un orario di apertura giornaliero al pubblico, mai potuto realizzare prima con le scarse risorse comunali. Questo, insieme con i suoi pur piccoli ma dignitosi spazi, rispose ai parametri dei Musei Regionali civici e lo fece entrare a pieno diritto nella rete dei musei della Liguria.

Albisola Superiore, a differenza di Albissola Marina e Savona, faceva parte a pieno titolo dell’esecutivo dell’AICC (associazione italiana città della ceramica) dei paesi doc, che puntualmente si riuniva a Faenza.

Con Faenza e le città doc si collaborò più volte e si stava cominciando a perfezionare un progetto proprio sul Museo della ceramica e la formazione in accordo con la scuola di ceramica albisolese.

 Tutto estremamente interessante, in attesa che qualcosa si sbloccasse per la costruzione di un Museo più grande e più qualificato anche in accordo con la vicina Albissola Marina.

…. LA SUA AGONIA. 

Sembrerebbe tutto logico e promettente, ma così non è stato.

Mentre tutto ciò accadeva non poche polemiche e “bordate” arrivavano da conosciuti personaggi albissolesi che vedevano in questa nuova vitalità museale, l’erosione del proprio potere e la compromissione dei loro spazi personali.

Alcuni, possedendo musei o gallerie private polemizzavano e screditava la gestione e talvolta le iniziative.

C’era anche chi in pieno conflitto d’interesse, faceva parte della Commissione Museale, dove la  Presidente, spesse volte infastidita dal nuovo corso del Museo, mal digeriva l’ingerenza di estranei che gestivano quello che definiva spesso essere il  “suo museo” e mal tollerava  l’intromissione della ceramica contemporanea che sembrava contaminare gli spazi museali. Eppure il museo sino allora non era stato sconosciuto ai più, aperto solo in occasione di mostre o piccoli eventi.

Pur diventando occasione di promozione culturale per la comunità che partecipava sempre più numerosa (nel 2003 più di 2000 visitatori) le gelosie, gli interessi di bottega e i provincialismi continuarono a intaccarlo.

 L’amministrazione successiva, guidata da Lionello Parodi  fu la prova che i timori si potevano avverare.

Non fu più istituito l’assessorato alla cultura e quindi al “Museo Trucco” e si chiuse definitivamente l’esperienza della convenzione per la gestione, con la conseguente chiusura del museo. Solo saltuarie mostre, non più eventi, non più progetti scolastici e vitalità didattica nelle sue sale, non più un’efficace collaborazione con la scuola di ceramica e i paesi DOC, annullando del tutto gli sforzi fatti e restituendo visibilità maggiore a spazi privati come la Galleria Stella, la sala Fabbri, il Museo Mazzotti e le altre gallerie nel centro di Albissola Marina, lasciando di fatto la programmazione culturale del Comune in mano ai privati.

 Sono bastati cinque anni per realizzare il completo annullamento di tutte le attività laboratoriali scolastiche, organizzate ad esempio intorno ai Mulini da colore o intorno alla ceramica contemporanea della Biennale; per dimenticare le visite guidate al museo e ai percorsi culturali del territorio in collaborazione con Italia Nostra.


Franco Orsi

Oggi nel nuovo corso inaugurato dall’Amministrazione del centro destra del Sindaco Orsi, il museo Trucco di fatto non c’è più.

Ha esaurito la sua vera funzione.

 Al suo posto c’è la Biblioteca Comunale che nel frattempo ha dovuto “sbaraccare” da via San Pietro dove era ospite della Parrocchia che ha pensato bene di edificare, al suo posto, un ben più redditizio progetto urbanistico.

AD ALBISSOLA MARINA… 

Nella vicina Albissola Marina le cose non sono andate meglio.

Per decenni, si è chiamato museo una sala malconcia e inidonea a chiamarsi tale, che si apre al pubblico solo in coincidenza della realizzazione di mostre estemporanee, mentre le collezioni straordinarie in possesso del Comune giacciono, per la maggior parte, in ripostigli.

Qui non si è stati neanche capaci di contrattare in quell’odiosa “urbanistica barattata” una sorta di scambio con chi ha costruito per decenni e continua a farlo, cercando di ottenere la costruzione di un contenitore adeguato a ospitare le opere dei grandi artisti che hanno fatto conoscere Albissola in tutto il mondo.

Insomma un disastro di superficialità e incompetenza, dove il provincialismo e la miopia culturale hanno vinto.

Un vuoto in cui la notizia del Museo savonese sembra essere un positivo fulmine a ciel sereno.

Mentre gli abitanti delle due Albissole sembrano anestetizzati e rassegnati alla mancanza di promozione culturale dei loro paesi, il Sindaco Berruti si prende una rivincita e si accinge a conquistare un nuovo obbiettivo: Savona la città della ceramica.


 
                                               ANTONIA BRIUGLIA   

Condividi

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.