BASTERÀ LA STANDING OVATION? 

PRIMA. Quando Shakespeare finì di scriverla e poi ancora, quando Verdi, se­coli dopo, la musicò con tutta la passione di cui era capace, si intuiva che Macbeth era un’opera che al potere e alle sue smanie non faceva sconti. Che ora proprio la celebre tragedia abbia tenuto a battesimo la Prima della Scala potrà forse sembrare soltanto una coincidenza fortuita.
Ma con i tempi che corrono la rappresentazione ha colto perfettamente nel segno mentre la volata finale per il Quirinale si sta trasformando in una lotta senza quartiere. Giorni fa un editoriale apparso su una testata dell’opposizione iniziava co un perentorio “fuori i secondi” che, nell’evocare l’immagine del ring, dava l’esatta misura dell’aria che tira quando si manipola il linguaggio in maniera tanto ambigua in funzione appunto del potere. Si finisce con lo svilire il prestigio conferito alla carica di Capo dello Stato, a maggior ragione in frangenti alquanto delicati, come quelli che stiamo vivendo. A tutto ciò ha per fortuna replicato il pubblico della Scala con la lunga standing ovation tributata a Mattarella prima che si alzasse il sipa­rio, senza fare mancare numerose grida di “bis” all’indirizzo del Presidente. Basterà

Renzo Balmelli da Avvenire dei lavoratori  

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