Asilo Simone Stella

Fiocco rosa al Simone Stella di Loano
E’ nato il nuovo sito della Fondazione
Ricco di servizi e meravigliose sorprese

Fiocco rosa al Simone Stella di Loano
E’ nato il nuovo sito della Fondazione
Ricco di servizi e meravigliose sorprese
 

Loano – La sorpresa nell’uovo di Pasqua della Fondazione Simone Stella-Leone Grossi che gestisce l’asilo comunale, è arrivata con quasi due mesi di anticipo. Un bellissimo regalo. Niente di venale, ma un meraviglioso nuovo sito internet, ricco di novità. Con priorità assoluta alla sua funzione, cioè servizi informativi verso il cittadino.

Nell’era di internet, dei giovani papà e mamma che lo utilizzano come strumento inseparabile della loro vita, della loro giornata, di informazione. E’ stata pure creata una pagina su Facebook che interagisce con il sito http://www.fondazionestellagrossi.it/.

Ci sono tuttavia delle liete ed inedite sorprese di cui vogliamo subito parlare. Due in particolare. E’ stato scoperto, nell’archivio della Fondazione (nata nel 1867), un prezioso volumetto dal titolo “L’Italia nel 1848-49”. Libro storico del Risorgimento.

Merita di essere consultato, letto, persino fotocopiato. Un vero e proprio gioiello destinato ad arricchire il patrimonio culturale e soprattutto il legame della Fondazione con il suo primo benefattore, e poi con chi è stato chiamato a tenere alti i valori educativi nel corso dei decenni. Più precisamente da 144 anni.

Non aggiungiamo altro, è una sorpresa che i più giovani navigatori di internet possono fare ai genitori, alle persone anziane, ai loanesi indigeni, ai loanesi oriundi.

Il nuovo sito del Simone Stella è una creazione dello studio di grafica e marketing Castigamatti di Loano, con Andrea e Roberto, nella veste di ideatori-esecutori. Il compito è stato loro affidato dal consiglio di amministrazione dell’ente di cui è presidente il cav. Stefano Ferrari, già sottufficiale dell’Arma dei carabinieri che svolse i suoi primi anni di carriera proprio a Loano, nel periodo dell’ottimo e stimato maresciallo Giuseppe Pantè. Di lui possiamo rivelare un particolare rimasto inedito. Quando raggiunse la meritata pensione, praticamente tutti gli schieramenti politici gli chiesero di entrare in lista, candidarsi alle comunali. Pantè, anche in quella occasione, dimostrò indipendenza e signorilità: “Vi ringrazio, ma gli anni pesano, fate largo ai giovani”. Voleva restare un cittadino che aveva servito la comunità, sempre al di sopra delle parti. Pur con le sue idee politiche.

La seconda sorpresa del sito è la riproduzione dell’originale con cui Vittorio Emanuele II, Re d’Italia, da Torino (vedi), emetteva il decreto di nascita della Fondazione su proposta, è scritto, del ministro segretario di Stato per l’interno. “Abbiamo decretato e decreto….1° Il Comune di Loano è autorizzato ad accettare il lascito di lire 4592,97 fatto dal signor Simone Stella nel suo testamento segreto del 4 aprile 1867 per la realizzazione di un asilo infantile in Loano….2°…..3°….Sarà emesso un apposito regolamento per il buon governo dello stesso….”. Torino 6 agosto 1867.

La grafica, l’estro, l’ispirazione, il filone conduttore del nuovo sito parte dal presupposto del destinatario, ovvero l’utente a cui è rivolto. Dunque consultazione facile, con ingresso musicale, una prima pagina che invita alla navigazione. Con l’offerta che si dirama tra attività, sezioni, alimentazione, ambientamento. E ancora, una giornata al nido. Il servizio personale. Il regolamento. Orari, dove, come, link, le iscrizioni. Infine una casella di Fhotogallery e archivio documenti. Tra i servizi utili alle famiglie c’è pure il modulo di iscrizione on line.

il presidente
Stefano Ferrari

Non potevano mancare le pagine della trasparenza, dei bilanci dell’ente e “Conosciamo i benefattori della fondazione “Simone Stella”. Con due biografie di Simone Stella e don Leone Grossi curate, impeccabilmente, dallo storico e scrittore loanese prof. Antonio Arecco.

Un’ottima idea, da una parte il giusto riconoscimento all’idealità dei benefattori, dall’altra il patrimonio formativo verso tanti piccoli che saranno gli uomini del domani e forse chiamati ad amministrare le sorti di Loano. Dotati, c’è da augurarsi, della formazione storica, culturale, umanistica che deve essere alla base dello sviluppo sociale, della convivenza civile, al di là delle ideologie e delle appartenenze, accomunati dalla radice comune dell’onestà, della solidarietà, della meritocrazia.

Un motivo di soddisfazione per il presidente Stefano Ferrari che dopo aver lasciato volontariamente il seggio di consigliere comunale di maggioranza, si è ritrovato lo scorso anno nella tempesta giudiziaria e di conseguenza mediatica, a seguito del processo e della sentenza su presunti maltrattamenti all’asilo. Due condanne di maestre, dipendenti di una cooperativa.

Ci sarà l’appello, la riconferma o meno della “verità giudiziaria”. Ma anche le vicissitudini che hanno trascinato il “maresciallo” Ferrari sul ring giudiziario, in attesa di essere definito. Non si è neppure avvalso, quale indagato, dell’abituale tecnica difensiva della facoltà di non rispondere al pubblico ministero, prima del deposito di tutti gli atti. Non ha affidato al difensore il compito di presentare una memoria. Ha risposto a tutte le domande del magistrato che in pubblica udienza l’aveva censurato pesantemente, ritenendo che abbia avuto un ruolo reticente e di copertura della storia delle maestre e dei presunti maltrattamenti.

Tra amarezze, fatti inquietanti (ripetute irruzione ladresche notturne in asilo alla ricerca di documenti e computer), vergognosi sospetti ed insinuazioni seminati in città. Ferrari ha risposto querelando chi si è firmato. Impossibile invece perseguire gli ignoti. Nulla ha potuto contro altri veleni, sussurrati in taluni ambienti politici e dintorni per asserite “complicità” con il sindaco, a sua volta inquisito e che ha scelto di non farsi interrogare dal magistrato. C’è solo da aspettare, il tempo è spesso galantuomo.

L’ultimo affronto-ringraziamento (lo scriviamo in tono ironico) alla rettitudine gestionale-amministrativa del presidente Ferrari e del consiglio di amministrazione di cui fa parte anche il parroco don Pino Zunino, è arrivato martedì primo marzo scorso, a pagina 26 del Secolo XIX.

Titolo: Loano, approvata la convenzione, a Villa Italia alloggi e box. L’articolo contiene l’elogio alla giunta Vaccarezza che “è riuscita ad approvare la convenzione con i privati acquirenti…ottenendo oltre alla monetizzazione di alcune aree, a scomputo degli oneri, la realizzazione di alcuni interventi per la sistemazione di via Montale e del verde in corrispondenza della nuova rotonda di via dei Gazzi e di quella di via Minniti…Villa Italia era stata donata al Comune di Loano da Teresa Basso, vedova Zitelli e vedova Turra, il 10 settembre 1962, con testamento olografo, pubblicato il 13 settembre 1972…”.

Segue una dichiarazione dell’assessore Pietro Oliva (Pdl): “…Abbiamo lavorato sulle entrate, alienando Villa Italia, da anni inutilizzata ed introitando gli oneri di urbanizzazione…nonostante i tagli del governo agli enti locali, il Comune di Loano ha stilato un programma di investimenti che verranno resi noti non appena sarà definito il decreto presidenziale che ci permetterà di chiudere il bilancio definitivo”.

Questo spaccato, cronaca dei fatti e dichiarazione di un pubblico amministratore, è un pessimo esempio di “completezza e correttezza di informazione”. Politicamente può essere considerato atteggiamento squallido. Non c’è infatti una sola parola che riconosca nella vendita-alienazione di Villa Italia, il ruolo avuto e la comproprietà della Fondazione Simone Stella.

Del resto basta consultare l’archivio di Trucioli (alla voce Villa Italia) per documentarsi attraverso la pubblicazione di atti ufficiali.

Diciamo che sono comportamenti puerili, se non fossero distinti da nomi e cognomi. Non fanno onore, da qualsiasi parte provengano. Ci sono 566 mila euro – rimasti per mesi nelle casse del Comune –  quale quota parte della Fondazione. Non furono subito messi sul conto della Fondazione Simone Stella, circostanza che provocò accuse al presidente Ferrari di aver favorito la giunta Vaccarezza nel rispettare il patto di stabilità 2010. Quel denaro, insomma, poteva fruttare  interessi bancari alla Fondazione. E non parcheggiato  fino al 2010 nella “cassa” del Comune.

Un’interpellanza della minoranza, ma anche un corretto elemento informativo, con domande di cui Trucioli Savonesi aveva dato conto. Ferrari aveva mantenuto il silenzio per motivi di opportunità?

Insomma c’è chi ritiene “Ferrari connivente” che da una mano alla città, al suo bilancio pubblico, ritardando lo storno della somma con l’espediente dell’atto notarile. A ricompensa l’ingratitudine umana, morale, politica, proprio dell’assessore al Bilancio del Comune al quale non si può neppure addebitare l’assenza di spessore culturale, visto che ha ricoperto per molti anni il ruolo di insegnante.

Non è un problema tra privati, tra persone, ma tra chi riveste e ricopre cariche pubbliche e dovrebbe dare il buon esempio. A meno  che Oliva non sia stato censurato ed allora chiediamo volentieri scusa. Se lo ritiene potrà chiarire.

R.T.

 

la home page del nuovo sito

 

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