Asger Jorn: ad Albissola la straordinaria impronta di un intellettuale moderno.
ASGER JORN:
AD ALBISSOLA LA STRAORDINARIA
IMPRONTA DI UN INTELLETTUALE MODERNO.
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ASGER JORN:
AD ALBISSOLA LA STRAORDINARIA
IMPRONTA DI UN INTELLETTUALE MODERNO.
Arte, architettura, urbanistica, politica: le questioni che hanno portato Jorn ad essere uno degli intellettuali più interessanti, forti e impegnati nella vicenda albissolese degli anni 50-60, rischiano di essere ancora da comprendere a fondo. Sotto gli occhi di tutti, in questi giorni, a Savona e Albissola Marina, le opere che hanno testimoniato la sua lunga presenza ad Albissola, che amerà a tal punto da eleggere sua dimora, ma comunque insufficienti per comprenderne a fondo la sua statura intellettuale. Quella di un uomo che, non si limita a fare arte ma che discute, dibatte, s’impegna in prima persona a diffonderne nuovi significati. Quando arriva ad Albissola nel ’54, già a Silkeborg aveva fondato un istituto di “vandalismo comparato”. Non una provocazione a smantellare fisicamente opere d’arte, ma il bisogno di diffondere l’amore per un’opera d’arte che grattasse, disturbasse, facesse stridore, con le sue imperfezioni ma anche con le sue innovazioni. Per la stessa ragione contesta la nuova Bauhaus di Ulm, quella rifondata, dopo Weimar, da Max Bill, teorico del funzionalismo. “…..Costui, dice Jorn, nel ristrutturare la Bauhaus dove insegnarono anche Klee e Kandinsky , vuole rifare un’accademia senza pittura, senza ricerche nel campo dell’immagine, della fantasia, dei segni e dei simboli, ma solo istruzione tecnica. A nome di tutti gli artisti sperimentali gli oppongo un’organizzazione internazionale di ricerche nel campo dell’immagine e della fantasia:” Le Bauhaus immaginaire”.” Albisola Marina 1970, Asger Jorn Eliseo Salino, pausa dopa la lavorazione
al pannello in ceramica per il municipio di Randers in Danimarca
Nasce così, proprio nel 1954, Il Movimento Internazionale per la Bauhaus Immaginista.
Il 28 marzo dello stesso anno, testimone e fautore di questa straordinaria innovazione, arrivava ad Albissola, dove con Baj diffondevano idee, manifesti, opere e proclami contro il positivismo, contro la riduzione apparentemente incontrastabile alla pura razionalità. Ma fu solo questo? Quale valore assunse, ad esempio, la storia per Jorn? Fu quella narrata sulle vicende delle lotte dell’uomo, che Jorn affronta negli otto dipinti del ’50 sulla guerra di Corea o con la sua grande tela del ’72 su Stalingrado, ovvero” il non-luogo del coraggio”? Profonda la sua battaglia a tutto tondo, quella di un uomo libero, nemico di cerimoniali, di vernissage, di mondanità e di convenzioni. Nemico dell’arte divenuta commercio speculativo ma sostenitore di una ricerca espressiva intrisa di primitivismo. Anche per questo nasce ad Alba il Laboratorio sperimentale, della Bauhaus immaginista, a firma di Jorn, Pinot Gallizio e Simondo, frutto degli incontri albissolesi dell’estate prima. La vivacità intellettuale non si arresta e contamina aspetti non solo artistici ma politici e sociali, per questo Jorn promuove la fusione della Bauhaus immaginista alla Internazionale Situazionista di Guy Deborg, con Baj, Sottsass e Appel. Jorn, nel 1957, due anni prima di realizzare il pannello di Aarhus alle San Giorgio di Albissola, era già protagonista di un movimento rivoluzionario con radici marxiste e anarchiche che alimenterà le avanguardie artistiche del ‘900. Quale legame migliore tra le opere di Jorn e l’Urbanesimo Unitario dell’internazionale situazionista fu quello di cimentarsi alla sistemazione della sua casa ai Bruciati, dove egli stesso disegna, sistema, affresca, colloca statue e mosaici nell’abitazione e nel giardino con l’aiuto dell’amico Gambetta? Quale esempio migliore, la sua casa e il suo giardino, ancora oggi, offrono a chi vuole capire a fondo e sperimentare i legami tra ambiente, arte e architettura? Le sue parole campeggiano in una stanza. Ci dicono quello che Jorn pensava con convinzione sul valore e le strategie semplici e primitive atte a riscoprire la nuova essenza e la parte non mediocre della vita. Nell’esplorazione delle stanze e del giardino, le derive della psicogeografia ci riportano al suono del suo violino, o alla sua voce tonante e alle risa sue e degli amici mentre sorseggiano un bicchiere di vino, al profumo dei colori rimasti su una mensola o a quello dei fiori che spuntano da più angoli, mimetizzati tra i cocci colorati di ceramica. Una scultura: personaggio curioso
Quanto fu capito a quel tempo e che cammino si dovrà ancora fare perché Jorn sia compreso e apprezzato per quello che è stato veramente? Quando mio suocero, Eliseo Salino, parlava di lui, raccontava del timore che nei primi tempi ebbe, che le sue opere, poco capite perché troppo lontane dalle consuete, fossero distrutte. Ma anche di come Jorn, persona estremamente colta ma semplice, si fosse ben integrato nel paese, abitato da tanti che, come lui, avevano a che fare con la lavorazione della terra. Salino raccontava divertito quando la gente cominciò a capire chi Jorn fosse realmente e cioè quando la regina danese, passando alle San Giorgio, si fermò per incontrarlo, perché lui, in Danimarca, era già molto famoso, anche per le due grandissime opere prodotte proprio con la collaborazione di Salino in quella fabbrica. Salino ci raccontava sempre, con emozione profonda, quelle giornate di lavoro ma anche di indimenticabile allegria, come quando progettarono seduti al tavolo di cucina mangiando una buridda, l’enorme pannello di Aarhus. Il pannello di 125 metri quadrati che avrebbero realizzato, proprio su suggerimento di Salino, con una vespa e un rastrello da bagnini. Raccontava anche gli infiniti momenti trascorsi in amicizia e in allegria proprio in quella casa “situazionista”, dove trascorrevano insieme bellissime serate tra musica, canti e mangiate e anche i momenti di lavoro, come quelli trascorsi insieme per la produzione dell’altro pannello, quello del Municipio di Randers, quando Jorn era già malato e dopo del quale, nel suo ultimo viaggio in Danimarca, morì. |