ARMAGEDDON

Già il fatto che Putin parli, anzi, minacci, da quando la Russia sta perdendo uomini, armamenti e terreno in seguito alla vittoriosa controffensiva ucraina, di ricorrere all’uso di missili atomici “tattici” a difesa del sacro suolo patrio (del suo, dal momento che il sacro suolo patrio degli ucraini per lui non esiste) ha messo in allarme tutto il mondo, tanto che, in risposta a questa minaccia, Joe Biden ha parlato di un possibile Armageddon prossimo venturo, “per la prima volta dalla crisi dei missili a Cuba, nel 1962”.

Vera o falsa che sia la minaccia di Putin, certo è che “l’aria che tira” (per riprendere il titolo di una nota trasmissione in onda di mattina su La7), non lascia presagire niente di buono. Ma che cosa significa esattamente l’Armageddon evocato da Biden? Sicuramente non il film fantascientifico di Micahael Bay Armageddon – Giudizio finale (1998) – sul quale mi piacerebbe leggere una recensione dell’amico e critico cinematografico Rudy Giordan – , il Presidente degli USA fa riferimento al capitolo 16 dell’Apocalisse di Giovanni, e precisamente ai versetti 12-16: “Il sesto angelo versò la sua coppa sul grande fiume Eufrate, che si essiccò, in modo da lasciare via libera ai re dell’Oriente. Quindi vidi uscire dalla bocca del dragone, della bestia e del falso profeta tre spiriti impuri che somigliavano a rane. Sono infatti spiriti demoniaci che, muniti di poteri taumaturgici, hanno il compito di chiamare a raccolta i re di tutta la terra per la guerra del gran giorno di Dio, l’Onnipotente. Ecco, io vengo come un ladro; beato colui che è vigilante e conserva le sue vesti, così non camminerà nudo e non lascerà  scorgere le sue vergogne. E radunarono i re nel luogo chiamato in ebraico Armaghedòn”. Per la battaglia finale dei re della Terra e Dio, del Male contro il Bene. Nel film di Michael Bay, l’Armageddon è rappresentato dal pericolo di una collisione spaventosa tra un asteroide vagante nei cieli e la Terra;  l’Armageddon di cui parla Biden è la minaccia putiniana di usare bombe nucleari tattiche e la conseguente risposta della Nato.

 Insomma, eccoci di nuovo nell’incubo della fine dell’umanità per colpa di una parte dell’umanità stessa. Nessun animale è mai stato così pericoloso a sé stesso, ai suoi simili e all’ambiente in cui vive come la “scimmia nuda” studiata dall’etologo Desmond Morris. E dire che già il filosofo e matematico Bertrand Russell e lo scienziato Albert Einstein avevano messo in guardia l’umanità nel 1955 con la loro dichiarazione-appello sul pericolo rappresentato dalla bomba atomica e in favore del disarmo nucleare e della scelta pacifista sottoscritta da molti premi Nobel: “Nella tragica situazione che l’umanità si trova ad affrontare – scrivevano – , riteniamo che gli scienziati debbano riunirsi per valutare i pericoli sorti come conseguenza dello sviluppo delle armi di distruzione di massa e per discutere una risoluzione nello spirito del documento che segue”. Riporto solo l’inizio del documento per sottolinearne l’estrema attualità e come i termini della questione fossero ben chiari fin d’allora: “Non parliamo, in questa occasione, come appartenenti a questa o a quella nazione, continente o credo, bensì come esseri umani, membri del genere umano, la cui stessa sopravvivenza è ora in pericolo. Il mondo è pieno di conflitti, e su tutti i conflitti domina la titanica lotta tra  comunismo e anticomunismo. Chiunque sia dotato di una coscienza politica avrà maturato una posizione al riguardo.

Il Patriarca di Mosca Kirill I

Tuttavia noi vi chiediamo, se vi riesce, di mettere da parte le vostre opinioni e di ragionare semplicemente in quanto membri di una specie biologica la cui evoluzione è stata sorprendente e la cui scomparsa nessuno di noi può desiderare”. Se si sostituisce “comunismo e anticomunismo” con Occidente liberaldemocratico e Oriente autocratico, quando non teocratico (vedi gli anatemi del patriarca di Mosca kirill I contro l’ateo e corrotto Occidente), l’accorato appello di Bertrand Russell e di Albert Einstein per il disarmo nucleare sembra lanciato non ieri ma oggi! Sennonché, così ieri come oggi, quell’accorato appello è caduto nel vuoto. Come si spiega? Dal momento che sul piano razionale non solo il mancato disarmo nucleare ma la guerra stessa è incomprensibile, per capirci qualcosa dobbiamo ricorrere alla psicoanalisi: prima del famoso carteggio con Alfred Einstein sul tema della guerra nel 1932-33, Freud aveva già esplicitato il suo pensiero in proposito in una lettera del 1914 allo psichiatra e scrittore olandese Frederik van  Eaden, dove chiarisce come la psicoanalisi fosse arrivata a concludere  che “gli impulsi primitivi, selvaggi e malvagi dell’umanità non sono scomparsi ma continuano a esistere, sebbene repressi, nell’inconscio individuale”, impulsi pronti a riemergere alla prima occasione. “Il nostro intelletto – continuava – è debole, è un gingillo, uno strumento delle nostre emozioni, e noi stessi siamo obbligati ad agire intelligentemente o stupidamente a seconda di volontà e di resistenza esterne”.

Di qui nascono le crudeltà e le ingiustizie di cui si rendono responsabili le nazioni più civili, la malafede con la quale  giudicano le proprie menzogne, le proprie iniquità e quelle dei propri nemici”. Insomma, per Freud, è impossibile per gli uomini giudicare , cioè pensare, liberamente, senza condizionamenti interni o esterni; con tanti saluti alla nostra cara presunta libertà di pensiero. Diversa la posizione di Karl Jaspers, che nel suo saggio La bomba atomica e il destino dell’uomo (1958) riflette sulla condizione umana nell’era della tecnica e delle armi di distruzione di massa: “Accanto all’apparente calma della vita quotidiana, oggi è in moto, con andamento che sembra irresistibile, uno sviluppo terribilmente minaccioso.

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Gli aspetti attuali si modificano rapidamente. Ma l’aspetto complessivo rimarrà uguale o lo scoppio improvviso della guerra atomica, forse dopo anni, dopo decenni, e il nascere di una situazione di pace universale senza bombe atomiche, con la nuova vita fondata economicamente sulla energia atomica. Solo, la strada per giungervi attraverso operazioni politiche e giuridiche non sarebbe ancora tracciata. Anche con il semplice no alla bomba, dichiarato unanimemente, non è ancora raggiunto l’elemento decisivo. Oggi emerge alla coscienza che il primo passo per rendere possibile la pace universale non è stato ancora compiuto”. Esattamente come oggi, anzi, oggi la situazione è ancora più esplosiva di allora: siamo veramente tutti seduti sopra un vulcano che può risvegliarsi da un momento all’altro. Se poi aggiungiamo alla possibile, per gli ottimisti, o probabile, per i pessimisti, Apocalisse nucleare quella climatico-ambientale, quella demografica e quella  delle nuove  (o vecchie) pandemie globali, non possiamo che concludere con Martin Heidegger che, arrivati a questo punto, solo un Dio ci può salvare. Già, ma siamo sicuri di meritarcelo questo Dio?

Fulvio Sguerso

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