ARCHEOLOGIA POST-NUCLEARE

Esposizione ai Balzi Rossi
ARCHEOLOGIA POST-NUCLEARE
Ragguagli su un’esposizione “preistorica”

Esposizione ai Balzi Rossi
ARCHEOLOGIA POST-NUCLEARE
Ragguagli su un’esposizione “preistorica”

Ora che, dopo la fine dell’età moderna e del “secolo breve” ( il più tragico della storia umana),  assistiamo anche alla fine del post-moderno e delle sue illusioni, è naturale chiedersi come sarà – e se ci sarà – ancora una storia futura. A forza di rincorrere la felicità effimera rappresentata dai beni di consumo (materiali o immateriali) – senza considerare se siano necessari, superflui o addirittura dannosi – e da una  tecnica  sempre più potente, ma non in grado di intendere e di volere qualcosa che non sia se stessa e il proprio illimitato autopotenziamento in tutti i campi, ma soprattutto in quello militare, l’umanità rischia veramente di suicidarsi mentre crede di assicurarsi un eterno benessere distruggendo le risorse naturali del pianeta.

Senza contare che non è per niente scongiurato il pericolo incombente di una terza guerra mondiale provocata, più che dal cosiddetto conflitto di civiltà, dalla contesa per il possesso delle  materie prime necessarie, appunto, a perpetuare non più solo il  benessere  ma la vita stessa minacciata dalla esauribilità e dall’inquinamento di beni essenziali  come  l’acqua, l’aria e la salute.

Terza guerra mondiale? E come potrebbe essere combattuta? E’ nota la risposta di Albert Einstein: “I do not know how Third World War will be fought, but I can tell you what they will use in the Fourth: rocks! (Io non so come sarà combattuta la terza guerra mondiale, ma ti posso dire che cosa useranno nella quarta: pietre!)”. In questa prospettiva apocalittica, quella che si profila all’orizzonte è dunque una nuova preistoria in cui l’umanità – ammesso che qualcuno sopravviva alla catatrofe nucleare ed ecologica – dovrà ricominciare a crescere costruendosi i propri strumenti di lavoro e gli oggetti d’uso quotidiano come già fecero gli uomini (o gli umanoidi) dell’età della pietra, con i materiali che troverà nell’ambiente circostante. Ebbene , presso il Museo preistorico dei Balzi Rossi a Grimaldi, espone le sue opere fino alla fine d’ottobre, un Archeologo-Poeta, un artista geniale che immagina di viaggiare nei millenni futuri dell’era postnucleare, una specie di “Nobil uomo, single, di casa, tuttofare, d’alto rango…” che vuol lasciare testimonianze a futura memoria per coloro che verranno, ma anche per noi che viviamo, come lui, su quersto pianeta a rischio di estinzione. L’artista Riccardopittore  presenta se stesso come “Un bambino che ama sempre costruire castelli di sabbia. Un bambino che ha vissuto piuttosto nella natura che non nel futurismo di oggi”. E difatti Riccardopittore costruisce le sue opere con materiali raccolti, scrive egli stesso, nel “luogo d’incontro fra la Terra e l’Acqua, tra le due forze madri della nostra storia. E queste due forze, tanto più là dove si incontrano, esprimono la nascita e la morte, il circolo-anello della vita, il divenire del tempo. La Deriva è ‘Luogo’ di Partenza e ‘Luogo’ d’Arrivo (anche se oggi abbiamo stazioni ed aeroporti…)”. Le sue sono “pietre” lavorate con la cura di un orafo, “legni” levigati dal mare, sabbie appena colorate e rapprese come stalagmiti, navicelle primitive abbandonate ai venti e alle correnti…”Sempre più io mi sento proprio come un pezzo di legno fluttuante, che fa il suo viaggio di ruscello in torrente, di torrente in fiume, di fiume in mare…”. Viaggio in senso contrario alla montaliana anguilla “la sirena / dei mari freddi che lascia il Baltico / per giungere ai nostri mari / ai nostri estuari, ai fiumi / che risale in profondo, sotto la piena avversa…”, ma che non raggiunge mai la sua meta, perché il raggiungerla significherebbe la fine dei dubbi e delle scoperte, mentre il viaggio di Riccardo- pittore è “senza fine e nel dubbio sempre”. Non per niente le sue sono opere sempre aperte, assemblaggi di materiali diversi,  pitture scolpite e sculture dipinte, non catalogabili e non assimilabili ad altro che a fantastici “totem”, a “giocattoli” e a “monili” impossibili, reperti preziosi e vagamente inquietanti di un’archeologia postnucleare.

FULVIO SGUERSO

 

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