Amicizia?

Amicizia?

Amicizia?

Amicizia: termine al quale il dizionario Tommaseo – Bellini dedica una voce lunghissima ma che chiosa sul fondamentale “Affetto costante e operoso tra persona e persona”. Si rimanda quindi al termine “affetto” che è definito in termini molto vaghi e non univocamente intesi. Vado nel dubbio e con la prevenzione “di chi fa Scienza” al dizionario etimologico del Pianigiani e trovo che “affetto” deriva dal participio passato di afficere  “toccare” (nello spirito), commuovere e per estensione toccare (o meglio attaccare) il corpo… Sempre su questo ottimo dizionario risaliamo all’etimo diretto di amicizia la cui radice è il Latino amare … e qui mi perdo. Un po’ come introdurre la distinzione tra forze reali e forze apparenti partendo dai principi di I. Newton. Potremmo dibattere (a vuoto?) sul delicatissimo concetto cardine di “forza” per concludere che tutti sappiamo sperimentare che cosa provoca una forza. Ma torniamo un momento all’ affetto costante e operoso tra persona e persona. Mi viene in mente che la voce “Amicizia” riceve nel Dizionario Filosofico di Voltaire una disamina accurata. “è un contratto tacito fra due persone sensibili e virtuose” con una disamina puntuale di questi due attributi necessari. E’ il termine “contratto” che mi fa sorgere qualche riserva anche perché, fuor d’ogni dubbio, tale termine è usato con proprietà di linguaggio da Voltaire. Un contratto comporta degli obblighi e due anime virtuose credo siano dispensate da ogni obbligo. Ma allora cos’è l’amicizia? Forse una corrispondenza tra anime virtuose pronte a diventare in qualunque momento aiuto e sostegno molto terreno e concreto? E’ possibile e probabilmente il sentimento dell’amicizia è il più forte che possa stabilirsi tra due persone. Può finire un’amicizia sorta con le suddette premesse? Probabilmente no, tranne nel caso in cui questa corrispondenza sia stata strumentale.  Mi rendo conto di essermi messo in un ginepraio caro ai Filosofi e che la Natura è meno complicata dell’uomo. Quando la interroghi, ti risponde sempre il vero, anche se non ne capisci la risposta …


Come mi rendo conto che “amicizia” e sostantivi derivati siano abusati nei tempi delle “amicizie virtuali”.

Io non ho amici… Con uno che si protestava tale ho tagliato alla prima sua “mancanza di attenzione”. Nessuno mi telefona, nessuno viene a trovarmi, nessuno mi scrive. Tranne, ovviamente delle impersonali e-mail di lavoro e/o di collaborazione. Mi sento come in un sottosuolo Dostoijevskiano. Ogni tanto cerco in Internet, senza scopo, qualche nome del passato. Ma il passato è, come tale, passato. E’ finita la mia amicizia per un coetaneo conosciuto quand’eravamo entrambi giovani durante una mia vacanza a Siracusa e poi sbiadita nel tempo? Sicuramente no.  Forse è “lui” quell’A. A, che scriveva versi di una tristezza gelida e che recentemente ha pubblicato un libro nella sua città che tanto l’ha ignorato?… Spero tanto sia lui… E’ un sentimento  che è rimasta in standby come il mio telefono che non suona mai.  A volte penso che potrei prendere il telefono e ritrovare l’amico di un tempo … ma poi scatta la razionalità a dire che il passato è passato, la ragione e il sospetto mi pone la solita domanda: “cosa vuoi determinare?” e il telefono è rimesso al suo posto, sempre in standby. Ripenso per un momento a uno dei libri comprato per caso e che non si è fatto dimenticare: “L’Amico Ritrovato” di Fred Uhlman. Torno a convincermi che non è il viaggio intrapreso nella vita che ha separato due strade, né il naturale “sbiadirsi” dei contatti a rompere un’amicizia: proprio perché le anime virtuose non necessitano di telefono o di e-mail. E’ l’amicizia che resta anch’essa in standby, fino alla fine.

 

SALVATORE GANCI

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