Affitti brevi ai turisti: Barcellona blocca tutto. L’ Italia invece.

Un momento della manifestazione contro la turistificazione e lo stop ad Air BnB del movimento ‘Resta abitante’ in occasione del summit Unesco a Napoli, 29 novembre 2023.ANSA

Sta facendo molto discutere, non solo in Spagna ma in tutta Europa, la scelta di Barcellona, una delle principali mete turistiche europee, di vietare gli affitti brevi per i turisti a partire dal 2024. Una misura che mira a contrastare l’aumento vertiginoso dei prezzi degli affitti e a restituire le abitazioni ai residenti della città, che da anni subiscono l’impatto negativo del turismo di massa sul mercato immobiliare. Una decisione che il sindaco Ada Colau ha definito essenziale per preservare il tessuto sociale della città e garantire abitazioni accessibili ai cittadini. Ma come e perché si è arrivati a tutto questo?

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Quello degli affitti brevi è un fenomeno che negli ultimi anni interessa tantissime città Europee, tra le quali quelle italiane, mete turistiche molto gettonate. Il modello di business degli affitti brevi è facilitato da piattaforme come Airbnb e ha visto una crescita esponenziale in molte città. Se da un lato questo tipo di locazione offre opportunità economiche ai proprietari o gestori e esperienze dinamiche e fruibili ai turisti, dall’altro lato ha provocato una serie di effetti negativi sul tessuto sociale delle comunità urbane. È importante analizzare le dinamiche degli affitti brevi per comprendere le motivazioni del loro impatto disgregante sul tessuto sociale.

Una reazione a catena

Per tutti noi non è mai stato tanto facile, dopo aver scelto una meta, trovare un alloggio ad un costo economico accessibile. Sull’onda di queste possibilità ci si è dimenticati dei nostri modelli urbani, non riuscendo a prevenire gli elementi disgreganti delle comunità cittadine. Le città intese come vivere comune hanno col tempo perso gran parte dei loro centri aggreganti, l’agorà non è più al centro della polis, gradualmente sostituita da grandi centri di consumo. Tra le cause della disgregazione cittadina c’è il turismo di massa e il sistema di business che intorno ad esso ruota. Ecco, gli affitti brevi, sono uno di questi elementi, tendono ad aumentare i canoni di locazione, riducendo la disponibilità di alloggi a lungo termine.

Il cambiamento promosso a Barcellona, ovvero il divieto di affitti brevi, è stato introdotto proprio per contrastare l’aumento vertiginoso degli affitti, fattore che ha reso difficile per i residenti locali trovare abitazioni a prezzi accessibili. In Italia, città come Milano, Roma e Firenze hanno sperimentato incrementi significativi dei canoni di locazione a causa della crescente popolarità degli affitti brevi, con prezzi medi giornalieri che possono arrivare fino a 98 euro.

Ma cosa succede a una comunità quando si passa da un affitto a lungo termine ad una maggioranza di affitti brevi? Il passaggio da affitti a lungo termine ad affitti brevi porta alla sostituzione dei residenti stabili con un flusso continuo di turisti. Fenomeno che riduce la coesione comunitaria, poiché i residenti permanenti vengono rimpiazzati da ospiti temporanei che non contribuiscono alla vita sociale e culturale del quartiere. Una dinamica che a Barcellona hanno compreso bene e che ha spinto le autorità locali a vietare gli affitti brevi per preservare il tessuto sociale della città.

Ma ci sono anche altri fattori che hanno spinto in direzione di questa scelta. Uno degli effetti disgreganti degli affitti brevi sarebbe l’aumento della pressione sui servizi locali. La presenza costante di turisti determina un sovraccarico per i servizi pubblici come trasporti, sanità e raccolta dei rifiuti. Elemento anch’esso che comporta un aumento del costo della vita per i residenti. L’unione di questi elementi comporta una diminuzione della qualità della vita per chi vive stabilmente in queste aree e contribuisce alla loro conservazione.

Gentrificazione e spopolamento

Sul nostro territorio nazionale da un lato osserviamo lo spopolamento delle piccole comunità paesane, dall’altro città dal valore inestimabile sommerse dal turismo di massa. Ma il fenomeno dello spopolamento riguarda anche i centri storici delle grandi città. Il fenomeno della gentrificazione è spesso associato all’aumento degli affitti brevi. Per capirci meglio: i proprietari degli immobili possono essere incentivati a vendere o convertire le loro proprietà in affitti brevi, aumentando il valore degli immobili e rendendo il quartiere meno accessibile per le fasce di reddito più basse. Questo processo porta al progressivo spopolamento dei residenti storici e al cambiamento della composizione socio-economica del quartiere.

​Sono molte le città in Italia come Milano, Roma, Firenze e Bologna che stanno affrontando problemi simili. L’aumento degli affitti brevi attraverso piattaforme ha contribuito significativamente all’incremento dei canoni di locazione, rendendo difficile per i residenti trovare abitazioni a prezzi accessibili. A Milano, il prezzo medio giornaliero di un affitto breve è di 92 euro, a Roma 95 euro e a Firenze 98 euro, con incrementi significativi negli ultimi anni.

In risposta a questa situazione, il Governo italiano ha introdotto nuove normative per regolamentare il mercato degli affitti brevi. Dal 2024, sarà obbligatorio ottenere un Codice Identificativo Nazionale (CIN) per chi affitta immobili per brevi periodi. Questo codice dovrà essere esposto all’interno della struttura e indicato negli annunci online, con sanzioni che possono arrivare fino a 8.000 euro per chi non si conforma alle regole​. Inoltre, l’aliquota della cedolare secca per gli affitti brevi aumenterà dal 21% al 26% per chi possiede almeno due immobili, un tentativo di disincentivare gli affitti turistici a breve termine a favore delle locazioni a lungo termine.

Le prospettive future

Mentre Barcellona ha optato per un divieto totale degli affitti brevi, l’Italia ha scelto provvedimenti meno draconiani, introducendo misure fiscali e burocratiche per regolamentare il settore. Le misure adottate hanno un unico comune denominatore, quello di trovare un punto di equilibrio tra turismo, che rappresenta una fonte economica significativa e il diritto dei residenti ad avere accesso ad alloggi a prezzi ragionevoli. Saranno sufficienti a contenere l’aumento degli affitti e a preservare la qualità della vita nelle città?

Manuele Avilloni  da Insideover visitate il sito

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