DONAZIONI A SENSO UNICO

Riflessione pasquale
Secondo i nostri organi di stampa il viaggio lampo di Giorgia Meloni a Washington è stato un successo, come confermato anche da Bruxelles.
Ammesso che le cose siano andate come riportato, la Meloni ha promesso a Trump, come riportato di sua stessa bocca: “Abbiamo parlato di difesa, economia, spazio, energia. L’Italia dovrà aumentare le importazioni di gas liquefatto e anche sul nucleare stiamo cercando di svilupparci. E su questo dovremo lavorare insieme”.

“Lavorare con Trump” implica qualche sacrificio per l’orgogliosa Meloni. Ma il fine giustifica i mezzi

Dunque, la Meloni promette di aumentare le importazioni di gas liquefatto americano, nonostante costi almeno 4 volte quello russo, al quale abbiamo idiotamente rinunciato, mettendo a repentaglio l’economia, non solo italiana, ma europea. Complimenti all’UE della von der Leyen e a tutto il pletorico staff di cervelli che lavorano al suo fianco; e oggi anche all’insistenza con cui la Meloni ribadisce il suo appoggio all’Ucraina e, di conseguenza, dà un calcio ad ogni possibile ripristino delle relazioni diplomatiche e commerciali con la Russia.

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La Meloni ha anche parlato di riconsiderare il nucleare, sorvolando con disinvoltura su un referendum nazionale che l’8 e 9 novembre 1987 vietava, anche se in forma implicita, l’erezione di nuovi impianti di energia nucleare in Italia, vietando all’ENEL di costruirne anche all’estero.
Inoltre, la Meloni ha impegnato l’Italia ad aumentare le spese militari fino al 2% del Pil, ossia, già quest’anno dovrà aggiungere quasi € 10 miliardi ai 35 miliardi già impegnati per tutto ciò che riguarda Forze Armate, Carabinieri, Guardia di Finanza ecc. [VEDI] Si noti che, già in precedenza, questo trucco del Mef di inglobare nelle spese militari varie voci che vi hanno scarsa attinenza era già stato respinto in precedenza dalla NATO. Dieci miliardi, per un Bilancio che lesina l’indispensabile a pensioni, sanità, sicurezza, è tanto folle quanto la spesa dovuta alla incessante invasione di stranieri non richiesti e poi posti a carico dello Stato. Ma visti come “future risorse” e compensazioni per la denatalità italiana, quasi non sia motivata in buona misura proprio dall’avarizia statale. E, last but not least, la ridda di milioni che ci costerà il ponte sullo Stretto di Messina.
In sostanza: emuli di quegli Stati dove a brillare sono solo il Palazzo Presidenziale e un esercito tirato a lucido, in un contesto di stenti generali per quanti non hanno saputo saltare sul carro del vincitore.

L’accenno poi a “spazio” ed “economia” è quanto mai vago, al pari di altri temi sui quali i normali cittadini non sono tenuti ad essere informati.
Ma basta quanto elencato per chiedermi: se la Meloni ha offerto un piatto ricco di doni per “l’amico americano”, cosa ha ricevuto in cambio? La rinuncia ai dazi.
Perbacco, un piatto ricco, si dirà. Ma ragionandoci sopra, neanche poi tanto, lo scambio di doni è sbilanciato: l’uno offre qualcosa; l’altro offre di NON fare qualcosa.
Insomma, basta minacciare qualcosa per ottenere il voluto rinunciando alla minaccia. Più che un dono, vedrei quello di Trump come un ricatto. O mi dai ciò che voglio o ti rovino.

P. S. Nell’articolo sono incorso in una svista di non poco conto. Tra i vari regali della Meloni a Trump per tenerselo amico e mantenere il ruolo di sua “cocca” privilegiata in Europa, non ha mancato di balenargli la speranza di ridimensionare o addirittura togliere la già misera web tax del 3% per i giganti del web; mentre, per fare un raffronto, sui profitti aziendali e privati svetta una tassa del 26%.
Una giravolta a 360° rispetto al 2018, quando la stessa così tuonava sulla web tax [VEDI]

Marco Giacinto Pellifroni     Pasqua 2025   20 aprile 2025

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