Una scusa insostenibile

 

Siamo arrivati al punto che è persino difficile e al limite dell’inutile elencare gli effetti dei raid israeliani su Gaza, con la loro scia di morte e distruzione.

Difficile perché si avvicendano con una tale rapidità che quando gli organi di informazione ne trattano, non si può essere certi che davvero nell’indicare il numero dei morti e dei feriti si riferiscano a uno stesso bombardamento. Càpita che i dati relativi si accavallino, e non si sia più in grado di distinguere le conseguenze dei raid effettuati in un certo giorno con quelli del giorno prima, o magari di quello prima ancora, perché nel frattempo sono stati trovati cadaveri sotto le macerie, o perché quelli che erano nella lista dei feriti sono deceduti.
E poi c’è la lista dei dispersi, che è la più difficile da compilare e la più incerta.
Nelle stanze superstiti degli ospedali che invece ospitano i feriti sopravvissuti e i malati più gravi, tra infinite difficoltà a causa della mancanza di carburante per far funzionare i macchinari, per la mancanza di acqua, di medicine, di personale, di cibo ( che in gran parte intanto si deteriora nei camion sotto il sole per i giorni che l’IDF decide esserle necessari ai controlli prima di farlo passare dai valichi aperti a singhiozzo ), di spazi sul pavimento ( di letti non se ne ha più memoria da tempo ), vi è chi, nonostante tutto, continua ad operare a rischio della sua incolumità.

Al limite dell’inutile perché il ripetersi delle stragi invece di dimostrare una colpa maggiore in chi le pérpetra, mette in moto un perverso meccanismo psicologico di reciproca cancellazione tra di esse, ed anzi può accadere che nell’opinione pubblica una strage in più neanche venga percepita nella sua effettiva gravità perché al confronto rappresenta una sorta di attenuazione rispetto ad altre più massicce accadute prima…!
Così accade che la nostra immaginazione si appiattisce e dimostra che l’assuefazione vince anche sull’ orrore: Philippe Lazzarini, direttore dell’UNRWA, ha dichiarato sulla scorta dei dati ufficiali forniti dall’Agenzia delle Nazioni Unite per l’Infanzia, che ogni giorno dieci bambini perdono in media una o entrambe le gambe nella guerra a Gaza, e ha precisato che un conteggio a parte deve essere riservato per l’amputazione di “braccia e mani, che sono molte di più”.

 

Tutto questo, secondo la logica politico-militare seguita da Netanyahu, per sradicare Hamas… Per moltiplicarlo, piuttosto!  Qualcuno davvero può illudersi che questi bambini non coveranno odio e vendetta per tutto il tempo della loro menomazione, cioè per sempre?
E tuttavia, ammesso e non concesso che la strategia del governo israeliano sia vincente, come risulta possibile giustificarla attraverso l’argomento secondo cui la colpa è di chi usa persone innocenti come scudo umano, quando lo stesso più inossidabile alleato di Israele, gli USA, sono costretti per bocca del portavoce del Dipartimento di Stato, Matthew Miller, a condannare pubblicamente la pratica israeliana di legare sul cofano dei propri veicoli militari i palestinesi presi prigionieri per farsene, appunto, scudi umani?
Tipico anche il caso del trentatreenne Fadi Jihad Muhammad al-Wadiya, colpito mentre si recava alla clinica dove lavorava insieme ad altre cinque persone di cui tre bambini. Si tratta del sesto appartenente allo staff di MSF ucciso dall’inizio della guerra.
Secondo Medici Senza Frontiere fin dal 2018 lavorava con dedizione in seno all’organizzazione in qualità di fisioterapista; invece secondo le Forze di Difesa Israeliane, era un membro  della Jihad islamica.
Sono versioni opposte, e sarebbe obiettivamente difficile, se non impossibile, districarsi tra le accuse e le smentite che si incrociano, a meno di essere testimoni diretti sul campo.
Per fortuna ci viene in soccorso una sola, semplice e decisiva considerazione che ci dice come quella degli scudi umani sia una scusa insostenibile: le forze di difesa israeliane non tengono conto, è ormai sotto gli occhi di tutti e da loro stesse ammesso, di chi e quanti sono quelli che verrebbero usati come scudi umani nelle case, nelle scuole, negli ospedali o  nelle file per il pane, e li bombardano comunque.
Ciò constatato, che senso avrebbe per i palestinesi servirsene?

Fulvio Baldoino

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