Villa Zanelli: lo stato dell’arte

 
Villa Zanelli: lo stato dell’arte
Un convegno per ripartire, per trovare nuove idee,
per coinvolgere i savonesi e non solo

Villa Zanelli: lo stato dell’arte
Un convegno per ripartire, per trovare nuove idee,
per coinvolgere i savonesi e non solo

Sabato mattina in Sala Rossa, promosso dal M5* Liguria e Savona, si è svolto un convegno a tema su villa Zanelli, per provare a riparlare di recupero e valorizzazione. Presenti come relatori Andrea Speziali, esperto di liberty a livello nazionale e fra i primi a portare all’attenzione dei media il nostro grande esempio trascurato, Giuseppe Ozenda, autore di importantissimi progetti concatenati per uno sviluppo sostenibile di Savona, Mauro Dell’Amico e Roberto Cuneo di Italia Nostra. Moderatore il giornalista Luca Russo.

Ha aperto il convegno Andrea Melis consigliere regionale del M5*, ho svolto anch’io una mia introduzione. Riporto qui il testo. A seguire, alcune brevi conclusioni.


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Ho voluto intitolare il mio intervento “lo stato dell’arte” per una sorta di gioco di parole fra istituto che gestisce il bene di cui stiamo parlando, (Arte case popolari), stato dell’arte nell’accezione comune, ossia stato attuale, e  arte propriamente intesa.

A che punto siamo con villa Zanelli, a che punto siamo con i beni culturali a Savona,  e soprattutto, cosa abbiamo e potremmo offrire.

Io non ho alcuna competenza in materia artistica, so solo che amo il Liberty  da sempre, è uno stile che mi incanta perché parla, traspare di amore per il bello. So anche che Savona è ricca di piccoli e grandi gioielli, a volte particolari nascosti in un bowindow,  nel parapetto di un balcone, nel riquadro di una finestra, a volte spettacolari facciate, quelle che fanno alzare gli occhi ai turisti in via Paleocapa, e che noi savonesi, magari, non notiamo neppure.

Testimoniano la cura e l’amore quasi artigianale, dalle case raffinate ai quartieri quasi popolari, che hanno caratterizzato un’epoca.

La nostra epoca, invece, per cosa si caratterizzerà? Qual è l’impronta stilistica che lasceremo, qui a Savona? Preferisco non rispondere, ognuno si risponda da sé.

Persino i manifesti pubblicitari, le etichette di  allora  trasmettono sensazioni di raffinatezza, cura, bellezza.

Parlando di villa Zanelli, ricordiamo che era un lascito con precisi scopi sanitari. Difatti è da lì che è passata al patrimonio dell’Asl regionale, alla Regione e poi, con la rocambolesca cartolarizzazione, all’Arte.

Da un certo momento in poi, cessatone l’uso, è stata lasciata in un abbandono quasi sospetto.  Sospetto, perché su quella striscia di lungomare si concentrano appetiti speculativi enormi, ormai da molti anni.


 Non è l’unica villa o casetta in abbandono, in attesa che il famoso degrado compia la sua opera, costringendo al ricatto della “riqualificazione” parolina magica con cui non ci si riferisce mai a recupero conservativo, intelligente, a un uso rispettoso,   e magari a vantaggi veri per la collettività, oltre che per l’eventuale imprenditore, ma a sfruttamento intensivo di aree e volumi,  stravolgimento, bruttura, con qualche minima e a volte risibile compensazione.

Non è l’unica, specie in quel tratto di lungomare, ma è certamente la più bella e vilipesa.

Per anni come tanti savonesi mi sono chiesta perché non si potesse farne qualcosa, perché la costruzione e il parco non potessero trovare un uso adeguato, perché nessuno si attivasse in proposito.

Mi sono ritrovata in Consiglio Comunale, nel 2011, e un anno dopo ci è stata presentata una delibera: la Regione aveva per l’appunto inserito il bene in quelli da dismettere tramite Arte, ed era necessario l’avallo del Comune per cambiarne la destinazione d’uso, da sanitaria a turistico ricettiva.

Era evidente che c’era già un progetto di vendita, ed era da brividi. Perché nell’immaginazione di chi ci amministra, se non c’è ampliamento, se non sono previsti box interrati, non si può fare niente. Alcuni assessori hanno continuato a insistere in proposito anche in interviste recenti, giustificando così l’abbandono e l’attesa.

 
Andrea Speziali durante il suo intervento

 Così si parlava di residenziale nella casetta dei custodi ampliata, di box, appunto, necessari, a devastare il parco, di possibilità di recuperare altrove altri volumi residui, e tante altre belle cose.

A dimostrare quanta attenzione si presti a questo bene,  nelle carte dell’agenzia del territorio non era neppure segnata la mutilazione del parco.

Sì, perché sul lato ovest il parco era stato ridotto, la bellissima cancellata distrutta e sostituita con una ordinaria in cemento, per costruire una sede dei vigili del fuoco.

Chi l’ha permesso? Perché? Come mai la Sovrintendenza non ha protestato?

Era stato un primo brutto segnale.

In diversi in maggioranza e opposizione ci mostrammo contrari. Con un ordine del giorno chiedemmo la conferenza dei servizi, che oltre a quella turistico ricettiva fosse previsto un mantenimento a sanitaria, magari con una specificità definita, per convalescenze, per anziani, per destinazioni peculiari, e la porta aperta a ulteriori varianti e soluzioni più consone.

Ci opponemmo ai box non solo per il verde, del quale, ahimè, poco sembra importare a tutti, e per il quale si rivendono sempre  l’improbabile possibilità di ripristinarlo a lavori finiti, ma anche per l’esondabilità del vicino rio Molinero.

Questo probabilmente contribuì a far sfumare l’affare, che ancora qualcuno rimpiange.

Ovviamente è bastato che delle foto di questo bene architettonico prezioso, che visto dal mare nelle giornate di cielo terso e acque calme è addirittura incantevole, uno scenario unico, una cosa da sciogliere il cuore, finissero in giro per il mondo, perché chi ha a cuore la bellezza se ne innamorasse.

Come si sa, nemo propheta in patria, e a Savona di profeti ne abbiamo pochini, specie in chi si è alternato nelle amministrazioni. Di sensibilità per il bello, pure.

 
Milena Debenedetti e Andrea Melis

Anche l’iniziativa di pulizia del parco, per come si è svolta, ha mostrato un risvolto demagogico e propagandistico, oltre al taglio di alcuni alberi. Cosa che avrebbe meritato più tempo per valutare, e magari, come dovrebbe essere per il verde monumentale, una ordinanza del Sindaco.

La pulizia è stata un  voler fare tanto per fare qualcosa, per prendere in mano la situazione,  un meglio di niente, un tanto cominciamo, così come il chiedere l’uso pubblico del parco, evidentemente non attuabile nello stato attuale della villa, o addirittura la proposta di farne un laboratorio di compostaggio per i bambini.

In più, nelle cartolarizzazioni i beni vengono di solito gonfiati di valore, per realizzarne il massimo o per farli pesare nei bilanci, e questo, in prospettiva, non aiuta.

Tuttavia io credo e sono fermamente convinta che con i giusti segnali, le idee, la mobilitazione e la buona volontà di molti  si possa segnare una svolta altamente simbolica per questa città, e ridare a quel gioiello il suo vero valore.

Che sia un museo, che sia inserita in un percorso del liberty cittadino, in un circuito più ampio, o destinata ad altro, l’importante è che per una volta la bellezza vinca sulla rozzezza della speculazione e sul denaro facile.

Che poi la bellezza può essere anche denaro, in tutti i sensi, concreti e metaforici. Ed è ora di dimostrarlo e di dare per una volta un esempio e un segnale positivo. 

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A convegno concluso, posso dire che sono emerse idee interessanti. Una su tutte quella promossa dallo stesso Speziali, che ha proposto di attivarsi, in concorso con riferimenti cittadini, come la sig.ra Berta, da sempre studiosa della villa e appassionata proponente di idee e modi per reperire fondi.

Trovare acquirenti, o meglio ancora forme di crowd funding, per realizzare un museo del liberty.

Altre immaginavano un uso turistico ricettivo mantenendo la destinazione sanitaria, la talassoterapia.

O altre forme museali.

Altre ancora prevedevano un recupero rispettoso ma sinergico con la zona ex Solimano, quella della speculazione prossima ventura.

E qui, forse, mi scatta una vena di ribellione.

Che si possa, anzi si debba inseguire una soluzione condivisa, un progetto ampio per il lungomare, e che in questo contesto la villa non possa essere considerata a se stante, ma appunto come inserita nel progetto e nel quadro generale, è logico e mi sta bene. Che si possa eventualmente tentare di sondare il terreno per far capire a imprenditori che si può anche guadagnare senza scempiare e speculare, pure.

Ma che si debba in qualche modo e per forza trovare un sistema di “rabbonire” il proprietario e futuro edificatore dei Solimano, un po’ meno.

Il vero problema illustrato dall’ing. Cuneo  è che i volumi esistenti sono troppo poco, avendo il costruttore pagato ben 3000 euro a m2 all’asta il tutto, dopo il fallimento degli ex cantieri. Niente a che vedere con le cifre dieci volte inferiori della zona Crescent. (Non a caso lì c’era stato “il fallimento perfetto” ad agevolare), che avevano rappresentato una vera pacchia edificatoria. La possibilità di ripagarsi parzialmente vendendo le navi presenti era sfumata, erano state demolite. Ora dunque il costruttore deve realizzare, perciò chiede affannosamente volumi su volumi.

E il comune di buon grado accontenta.

Ecco, è questo che non mi sta bene, è questo che non capirò mai.

Una speculazione sbagliata, un errore di valutazione, lo devono (ri)pagare per forza i savonesi tutti?

Un discorso tipo: accontentati di quel che puoi costruire, e di guadagni minori, senza assurde varianti e concessioni, è proprio così insostenibile?

Speriamo a pagare non sia anche la nostra villa, nell’ambito magari di accordi fra enti.  Nel frattempo, noi faremo il possibile per batterci, trovare e sostenere progetti, mantenere alta l’attenzione,  perché è solo la viva attenzione, la luce, che allontana le ombre speculative.

Abbiamo fatto un primo passo, un punto di partenza. Si va avanti.

Milena Debenedetti, consigliere Movimento 5 Stelle Savona

 

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