Un tesoro da riscoprire

Un tesoro da riscoprire
 Grazie all’autostrada Torino-Savona

Un tesoro da riscoprire

Per un piemontese della mia generazione o di quelle precedenti la scoperta del pesce marino, intesa in senso gastronomico,è avvenuta grazie all’ epopea autostradale successiva alla costruzione della Torino-Savona. L’ arteria era, fino a pochi anni fa, una delle autostrade più strane, scomode (e pericolose) della Penisola, a doppia corsia in alcuni tratti, alternati ad altri a corsia unica e con divieto di sorpasso, piena di curve tra cui addirittura un tratto in discesa e “a chiocciola”, forse una delle curve autostradali più lunghe d’ Italia (e del mondo, mi sa).
L’ A6 costruì un ponte popolare tra Piemonte e Liguria, un tempo demandato quasi esclusivamente ai commerciantie ai venditori di quelle acciughe sotto sale che, ne “La malora”, Fenoglio ha ben rappresentato in quanto simbolo dell’ antica povertà nella mia terra. L’ acciuga appesa al soffitto, su cui strofinare le fette di polenta, rappresentava più o meno tutto l’ universo ittico marino che la maggioranza dei langaroli poteva allora immaginare. Questo almeno finché non si è iniziato a parlare di turismo di massa. Prima con i viaggi dell’ avventura sulle utilitarie di famiglia, con partenze alle 5 di mattina, poi sempre più velocemente fino a colonizzare la costa di seconde case che in gran parte hanno devastato litorali bellissimi. Negli anni ‘ 50′ 60 si arrivava in Liguria e i piatti di pesce facevano scoprire alimenti nuovi,e apparire il mare quasi come una cornucopia piena di gusti inediti e forme strane. Ma allora,e tanto più oggi, l’ abbondanza era ed è solo un’ illusione per gente non abituata al mare, che non conosce i suoi ritmi e le sue stagioni.
Il pesce scarseggia, le condizioni degli ecosistemi marini sono molto critiche; alcuni pesci o non si possono più mangiare oppure non si dovrebbe farlo per non portarli all’ estinzione. Come evidenziato nella piccola guida “Mangiamoli giusti” (scaricabile dal sito slowfood.it) tra tutte le attenzioni per rendere i nostri consumi sostenibili c’ è anche la regola di seguire la stagionalità del pesce. Non ce la potevamo immaginare più di cinquant’ anni fae anche oggi ai più sembrerà quasi un’ invenzione.

Eppure esiste, è complessa, mescola regole naturali a regole dell’ uomo e ci racconta che quell’illusione da ignoranti che coltivavano alle prime esperienze gastronomiche di mare – l’abbondanza e in ogni periodo – è davvero tale e si carica di nuovi significati ecologici adesso che il pesce si trova più facilmente, anche al supermercato. Mangiare pesce di stagione vuol dire mangiare pesce pescato legalmente, locale o più prossimo, buono e molto probabilmente un po’ meno costoso. Si può fare e si deve fare, per aprirsi a un universo nuovo, fatto di piacere responsabile e consapevole. Se c’ è riuscito un piemontese che negli anni ‘ 60 montava sulla piccola auto di suo padre alle cinque di mattina per poi tornarea notte fonda dopo una gita al maree mille curve, può riuscirci chiunque.  

CARLO PETRINI

 

Da …La Repubblica

 

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