17 marzo 2011

17 marzo 2011
Mi dicono che oggi è festa

17 marzo 2011 

Mi dicono che oggi è festa. Una nuova festa istituita dopo disaccordi e dopo che il nostro Presidente ha chiosato sul fatto che il Federalismo sarà una sorta di collante per l’unità. Mah, ho smesso da tempo di capire le parole dei politici, come ho smesso di chiedermi se siamo una nazione coesa o se l’emblematica pubblicità della RAI basata sull’incomprensibilità tra i nostri dialetti sia solo un espediente per dire che la lingua ital-romanesca della TV ci riunisce tutti in un unico idioma.

Fatte salve le pesanti inflessioni dialettali nei programmi regionali. Popolo di santi, navigatori e poeti, non certo popolo proiettato al progresso intellettuale nelle aree delle Scienze. I giovani di vero valore vanno fuori Italia e quelli che più o meno arrivano alla Laurea vivacchiando ma con appoggi che “contano” si avvicendano nei posti di comando lasciati dal padre, dal nonno o dallo zietto…

Oggi, con spirito disfattista (o scoraggiato?), ho aperto un delizioso libro di Storia della Fisica di Fabio Sebastiani intitolato “I Fluidi Imponderabili”. Distrattamente mi trovo a rileggere a p. 283 del viaggio di Michael Faraday e di Humphrey Davy a Roma.

Michael Faraday

“In aprile sono (Faraday e Humphrey Davy) a Roma, “un paese amico”. Faraday è vivamente colpito dall’apatia degli italiani: “La civiltà in Italia sembra essere regredita e oggi non è che un popolo ozioso e degenere che non fa sforzo alcuno per rinnovare la gloria dei suoi antenati e lascia cadere nell’oblio le loro opere. Paralizzata dall’ignoranza e sepolta nell’immondizia questa gente sembra collocata in una terra beata a far mostra della propria decadenza”.

Dopo 200 anni circa la considerazione di Michael Faraday si applica ancora testualmente? A me sembra una fotografia fedele dell’oggi, nell’esteriorità e nell’animo della nazione.

L’Italia, ha avuto ottimi uomini di Scienza, ma non ha mai avuto né mai potrà avere un Michael Faraday. Un giovane di valore come Michael Faraday, di umili origini e privo di studi regolari non troverebbe mai in Italia un Humphrey Davy capace di scoprirlo e valorizzarlo fino a che un giovane “praticante di laboratorio” della Royal Institution arriva ad essere il protagonista pioniere dell’Elettromagnetismo.

17 marzo 2011                                       Salvatore Ganci

 

 

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