Le due Italie

 LE DUE ITALIE

LE DUE ITALIE

 Art. 1 Cost.

L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro.

La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nella forma e nei limiti della Costituzione.

 


 

Definizione di “popolo”: In generale, il complesso degli individui di uno stesso Paese che, avendo origine, lingua, tradizioni religiose e culturali, istituti, leggi e ordinamenti comuni, sono costituiti in collettività etnica e nazionale, e formano comunque una nazione, indipendentemente dal fatto che l’unità e l’indipendenza politica siano state realizzate. Nella terminologia giuridica, il complesso degli individui cui sono attribuiti i diritti di cittadinanza nello Stato. Secondo la Costituzione italiana la sovranità appartiene al popolo, inteso come l’insieme di tutti i cittadini, senza distinzione di sesso, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. Questa sovranità, nondimeno, non si esercita dal popolo direttamente (salvo che nel caso del referendum), ma indirettamente attraverso gli organi cui la Costituzione stessa attribuisce la rappresentanza (Treccani). 

Non mi pare che Il dettato dell’Articolo 1 della nostra (?) Costituzione si presti a troppi equivoci: la nostra non è una democrazia diretta o assembleare ma rappresentativa cioè parlamentare. Questo significa che il “popolo” cioè l’insieme dei cittadini italiani elegge i suoi rappresentanti alla Camera e al Senato, per la durata di cinque anni. L’organo rappresentativo della democrazia italiana, dunque, è il Parlamento, non l’agorà, la piazza, il mercato,  la Borsa o la Rete. I sovranisti citano continuamente l’Art. 1 ma solo in parte. Mi chiedo perché non lo citano integralmente. Non si rendono conto che in questo modo ingannano proprio quel popolo sovrano che tanto esaltano a parole? Propaganda, propaganda, quanti inganni in tuo nome! Si è discusso in questi ultimi anni sulla effettiva democraticità e affidabilità delle consultazioni online  che, secondo gli ideologi del M5S, sono destinate a sostituire in un futuro non troppo lontano, le ingombranti schede cartacee e relative cabine e urne, custodi del segreto elettorale dei cittadini fino al momento della loro apertura.

 

Tuttavia, se si considera l’alta percentuale di astenuti che a ogni tornata si ripresenta sempre in leggero aumento, è evidente che almeno un terzo del “popolo sovrano” non crede più nella propria reale sovranità e nella democrazia rappresentativa. Un terzo del popolo sovrano non si sente rappresentato da nessuno, essendo stato troppe volte deluso da deputati e senatori dei diversi partiti percepiti  come appartenenti a una casta solo tesa a conservare i propri privilegi e i propri lauti stipendi in barba alle tante promesse elargite in campagna elettorale. Da un lato questo rifiuto ha alimentato il diffuso atteggiamento che potremmo definire qualunquistico: i politici sono tutti disonesti, fingono di litigare ma poi si ritrovano d’accordo quando si tratta di mantenere i privilegi della casta, è come se vivessero in un mondo diverso da quello della gente comune, un mondo dorato lontano dalle difficoltà quotidiane che affliggono i comuni mortali, i quali non capiscono il loro linguaggio né perché abbiano tanto da ridere  e sospettano che ridano di loro, della loro dabbenaggine e della loro credulità, e pertanto non vanno più a votare per non sentirsi più presi in giro. Da un altro lato questo rifiuto ha radici ideologiche: che uso viene fatto dei nostri voti? Il Parlamento è veramente l’espressione della volontà popolare o non piuttosto di volontà esterne, di lobby e potentati economici e finanziari, o di una potenza imperiale straniera come gli Usa, quando non addirittura di clan mafiosi che impongono il loro volere tramite il voto di scambio, i ricatti e il terrore?


Ecco dunque il fiorire di formazioni politiche extraparlamentari soprattutto dopo il mitico Sessantotto: dal marxismo critico di Lotta continua all’operaismo di  Potere Operaio, dal cattocomunismo di Autonomia Operaia al maoismo di Servire il Popolo (appunto), dai troskisti di  Quarta Internazionale agli operaisti-leninisti di  Avanguardia operaia, ecc. Questo per quanto riguarda l’estrema sinistra. Riguardo all’estrema destra abbiamo a che fare con tutta quella che è stata definita la Galassia nera o anche l’Onda nera, cioè l’insieme di quei movimenti o gruppi collocabili alla destra del Movimento Sociale Italiano, tra cui Avanguardia Nazionale, fondata dal plurinquisito per le stragi di Piazza Fontana e della stazione di Bologna ma sempre prosciolto per insufficienza di prove, il neofascista Stefano Delle Chiaie recentemente scomparso.


Possiamo senz’altro ascrivere a questa Galassia nera formazioni neofasciste come Forza Nuova e CasaPound, in questi giorni agli onori della cronaca per essere state “bannate” cioè oscurate, espulse, cancellate da Facebook e da Instagram senza tanti complimenti. Motivo? “Le persone e le organizzazioni che diffondono odio o attaccano gli altri sulla base di chi sono non trovano posto su Facebook e Instagram”. Giusto? Sbagliato? Dobbiamo rallegrarcene o preoccuparci? Se questa non è censura, che cos’è? Protestano i neofascisti di Forza Nuova e CasaPound. La questione ricorda la vicenda del Salone del Libro di Torino, quando la casa editrice Altaforte, vicina a CasaPound, era stata prima accettata e poi respinta in seguito alle proteste di tanti autori che minacciavano di ritirare i loro libri se non si fosse vietata la presenza di quella casa editrice di estrema destra.. Le due formazioni neofasciste hanno fatto ricorso contro la decisione unilaterale di Facebook e Instagram,  vedremo come andrà a finire. Al momento l’unica cosa certa è che i neofascisti pretendono quella libertà di parola che, se fossero al potere, negherebbero agli altri. Insomma, mi pare che ci sia materiale sufficiente per affermare che il popolo italiano è tutt’altro che unito, coeso, costituito in un soggetto collettivo che si riconosce negli stessi valori, nelle stesse istituzioni e nella stessa memoria storica. Ora, quest’ultima crisi politica ha messo di nuovo in evidenza la faglia profonda che divide il popolo italiano in due parti nettamente distinte fin dal tempo della sua Unità, rimasta formale ma non sostanziale (“L’Italia è fatta – ebbe a dire Massimo D’Azeglio – ora si tratta di fare gli italiani”).


Questa divisione è talmente radicata che ancora oggi non si può obbiettivamente parlare di un unico popolo italiano se non in astratto o per motivi di studi demografici o di  propaganda politica. Questa divisione l’abbiamo potuta vedere plasticamente rappresentata lunedì 9 settembre 2019 a Roma: da una parte le istituzioni democratiche repubblicane rappresentate dalla Camera dei deputati riunita per votare (o non votare) la fiducia al governo Conte bis, dall’altra le urla della protesta di piazza contro… Contro chi urlava quella piazza? Questa sì che è una bella domanda. Proviamo a rispondere: i parlamentari che hanno organizzato la manifestazione di protesta davanti alla Camera in Piazza Montecitorio con lo slogan “Non in mio nome”, potevano benissimo protestare dentro il Palazzo negando la fiducia al nuovo governo, come ha scelto intelligentemente  di fare Forza Italia.


Che senso ha protestare fuori dall’aula urlando al furto di democrazia nel momento in cui il governo chiede la fiducia alla Camera dei deputati? Se la Camera approva, il governo è democraticamente legittimato. Dunque i manifestanti contro chi protestavano? Contro un governo legittimato da un ramo del Parlamento? Contro i deputati che hanno votato la fiducia? Ma questo non significherebbe negare il diritto di voto ai rappresentanti del popolo sovrano? Come difensori della democrazia non c’è male. Ah già, i sovranisti leggono solo la prima parte dell’Art.1 della Costituzione. Peccato per loro che nell’Art. 1 c’è scritto che la sovranità popolare si esercita nelle forme e nei limiti previsti dalla Costituzione stessa, la quale non dà il potere di sciogliere le Camere e di indire nuove elezioni al Presidente della Repubblica se quest’ultimo verifica che esiste in Parlamento una nuova maggioranza che possa evitare le elezioni anticipate. Siccome questa nuova maggioranza effettivamente si è formata, se il Presidente della Repubblica avesse sciolto le Camere e indetto nuove elezioni come chiedeva a gran voce la piazza avrebbe violato la Costituzione e fatto un vero e proprio colpo di Stato. E’ questo che volevano Salvini e la Meloni? In conclusione, in Italia esistono due popoli sovrani: uno è quello che esercita la sovranità nelle forme ed entro i limiti dettati dalla Costituzione medesima, l’altro è quello vagheggiato dai sovranisti che considerano ormai obsoleta la Costituzione antifascista del 1948, e pretendono di violarla in nome di un popolo che non conosce o non accetta quelle forme e quei limiti. Già, prima però dovranno scrivere un’altra Costituzione, ma solo dopo aver vinto la nuova  guerra civile che si scatenerebbe tra gli italiani, con nuovi lutti e nuovo sangue versato

FULVIO SGUERSO 

Condividi

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.