IL NUOVO Uomo Qualunque

IL NUOVO Uomo Qualunque
Rubrica mensile  di FRANCO IVALDO

UN EUROPEISTA INDIGNATO:

 “Se Atene piange, Bruxelles e le altre capitali dell’Unione non ridono!”

IL NUOVO
Uomo Qualunque
Rubrica mensile
di FRANCO IVALDO
UN EUROPEISTA INDIGNATO:
 “Se Atene piange, Bruxelles
 e le altre capitali dell’Unione non ridono!”

 Il troppo stroppia. In questi ultimi cento giorni, quelli appena trascorsi sotto il governo del professor Mario Monti, ho letto di tutto. Le peggiori castronerie che i benpensanti della partitocrazia nazionale si potessero inventare, a memoria d’uomo. Tipo: se le cose vanno male la colpa è del premier britannico, Cameron, che non vuole portare la sterlina nella compagnia dell’euro (non vuole: nessuno si è chiesto se può). No,la colpa è di una cospirazione giudaico-massonica-plutocratica! No. La colpa è del “regime dei colonnelli” trasferitosi a Bruxelles.

No. La colpa è dell’asse Roma-Berlino-Tokyo. No. La colpa è del Fondo monetario internazionale, della Banca centrale europea e delle multinazionali del petrolio. Queste cose sono apparse, nero su bianco, su autorevoli giornali. Ma i nostri mass-media hanno superato sé stessi.

Altra interpretazione fantasiosa è venuta di colpo a chi si è improvvisamente scoperto amico della resistenza greca. La Grecia è nei guai ? La colpa è tutta…di Angela Merkel che – nazionalsocialista come è sempre stata – deve avere avuto un ruolo nel trafugamento del tesoro di Pericle dal Partenone di Atene, compiuto dal suo complice di vecchia data, lo zio Adolfo in arte fuehrer, per chi ha visto il film di Adriano Celentano. Insomma, quella nazistona della Merkel oltre a telefonare al presidente italiano, Giorgio Napolitano , di notte come una congiurata, per far cacciare il povero Silvio da Palazzo Chigi e mettere al suo posto Mario Monti, vuole portarsi via quel che resta del tesoro artistico-monumentale della Grecia, cariatidi comprese. Allora adesso per fare tacere una buona volta i facinorosi ignoranti, gli arruffapopoli partitocratici, gli spargi zizzania a tutti i costi, quelli che esaltano le icone amiche per buttare giù dai loro piedistalli le icone dei loro nemici a seconda di ideologie ottocentesche che hanno fornito prove eloquenti di quanto la discordia interna ed esterna porti lutti e rovine, in fin dei conti eccovi  alcune verità qualunquiste. La prima: una pacificazione non solo nazionale ma su scala europea è sempre massimamente auspicabile. Ecco, detto questo, ricordiamo almeno che il Partenone  sopravvisse in buono stato fino al crollo dell’impero romano. Il suo degrado ebbe inizio in epoca cristiana e la sua causa fu appunto il fanatismo religioso (senti, senti…).

All’epoca dell’imperatore Giustiniano si decise di trasformare i grandi templi greci in chiese cristiane e così il Partenone venne trasformato nella chiesa di Santa Sofia e più tardi nella chiesa di Nostra Signora d’Atene. Nel 1204, i Franchi della quarta crociata la trasformarono in chiesa cattolica e nel 1466 i Turchi invasori la trasformarono in moschea .

 

Angela Merkel

Questi ultimi costruirono un minareto nell’angolo posto a sud ovest del Partenone. La distruzione più grave fu inflitta al grandioso complesso artistico-architettonico, durante un assedio,dal doge veneziano Morosini, il quale per sloggiare i turchi piazzò la propria artiglieria sulla collina di Philopappos e da lì bombardò l’Acropoli. Un obice cadde sul Partenone, mettendo a fuoco un deposito di polvere da sparo dei turchi. Come se questa distruzione non fosse sufficiente, il doge Morosini de Venezia decise di portarsi via sculture del frontone che cadde in rovina. 

 Hai capito il doge, altro che il duce !  Nel 1802, l’inglese Lord Elgin, all’epoca ambasciatore ad Atene, convinse il Sultano a fargli portar via un po’ di tesori artistici che vendette al British Museum. Nel 1982, dopo l’ingresso della Grecia nel Mec, l’attrice Melina Mercouri, diventata ministro della Cultura del governo che aveva liberato la Grecia dai colonnelli, partecipando in Messico ad una conferenza internazionale, chiese la restituzione dei tesori artistici greci a quelli del British Museum, considerandoli beni trafugati. Questo per la storia vera. Melina Mercouri che io sappia non chiese nulla al governo di Bonn, se non qualche aiuto economico finanziario per difendere i capolavori della Magna Grecia. Chi si sia poi magnato gli aiuti dati dai vari cancellieri tedeschi, Dio solo lo sa. 

 Ma i greci non ci stanno a pagare per l’Europa e fanno benissimo a rompere tutto perché quanto a loro si sono rotti le palle dell’UE del FMI dell’OCSE e della Nato.  Beh, insomma ha ragione da vendere il popolo greco a chiedere misure più eque, anzi ad esigere che i sacrifici vengano ripartiti in misura giusta. Eppoi, parliamoci chiaro cosa si può pretendere come sacrificio da chi non riesce a pagarsi l’affitto di casa, a mangiare convenientemente a pranzo e a cena ? Giusta più che giusta la collera del popolo greco di fronte alle misure sempre più dure di austerità. Ma perché gli arruffapopoli dei partiti devono cercare in giro per il mondo colpevoli del disastro che colpevoli non sono ? I greci non potrebbero andare un pochino a cercare i veri evasori di tasse greci ? No. La colpa dello sfascio è di quel neo-gollista di Nicolas Sarkosy, il quale oltre a portarsi via i tesori napoleonici si è preso pure quella attricetta mancata della Carla Bruni. Noi italiani gli siamo grati. Ben gli sta’! Adesso, se la tenga. Per vincere le presidenziali avrebbe dovuto sposarsi Marine Le Pen del Front National (avrà bisogno dei suoi voti). E, invece, adesso per la corsa all’Eliseo arrangiati ! Un diluvio di assurdità, pur di non dare a ciascuno le responsabilità che gli spettano. Intendiamoci, è difficile districarsi in questo rimbalzare di accuse ed i sacrifici che i popoli devono affrontare sono reali e pesanti e molto spesso iniqui. Viene il sospetto che il gioco non valga la candela e che -nel caso della Grecia – un ritorno alla dracma, forse, sarebbe la soluzione giusta.

 Per l’Italietta, un ritorno alla lira ? Si vedrà. In ogni caso, per la Grecia, ci sono stati o non ci sono stati i governi di Costantino Karamanlis e poi quelli di Georges Papandreu. Chi ha falsificato i bilanci nazionali ? Chi è andato a raccontare balle a Bruxelles? Chi ha fatto del Parlamento europeo un semplice e costosissimo doppione dei già costosi parlamenti nazionali ? Ma vogliamo contarli i costi dell’Europa delle lobbies, degli armamenti da vendere ai partners, dei forchettoni spendaccioni che hanno visto nell’Europa unita una torta da mangiare e non un’Europa dei popoli, un continente da riunificare su solide basi veramente democratiche.

 Uscire dall’euro, ma non dall’Unione europea. Potrebbe essere utile ? Può darsi.

Nel caso greco, bisogna rinfrescare la memoria agli smemorati perché altrimenti l’uscita dall’euro sarebbe come chiudere le stalle dopo che i buoi sono usciti .

Non ci sembra – si è detto – che la Germania di Angela Merkel sia così responsabile del tracollo dell’economia greca. Altrimenti, il presidente Obama non chiederebbe all’Europa di “fare di più”. Lo chiederebbe alla diretta interessata, la Merkel. Invece, Obama lo dice a tutti meno che a lei. Perché sa benissimo che la Germania, nel dopoguerra, la sua parte riparatrice di sacrifici l’ha già fatta eccome. Il popolo tedesco dell’Est e dell’Ovest ha tirato ben bene la cinghia nel dopoguerra, credetemi !

L’economia americana non può negare che ha avuto dalla Germania il suo bravo “Piano Marshall” alla rovescia. Che Wall Street si accontenti un poco. Che diamine! In ogni caso, vale sempre il “ Lavoratori di tutto il mondo unitevi”: date retta a Carletto Marx che, sul fondo aveva ragione, ma non rivolgetevi ai tedeschi  come se fossero tutti dei nazisti e per imporre a quel popolo altre tirate di cinghia. Che c’entra ? La Merkel digiuna ma lei non conta: è a dieta per dimagrire.  Adesso tocca ai partners dell’Unione europea, Grecia, Spagna Portogallo, Italia, Belgio, Irlanda insomma, nessuno escluso. Recessione e sacrifici. L’Europa unita aveva un prezzo da pagare ? Ebbene sì. Qualcuno l’ha pagato per la sua riunificazione, fino alla caduta del muro di Berlino. Adesso, con la zona euro, toccherebbe agli altri, che però hanno già dato anche loro. Perché a pagare sono sempre i soliti fessi. “E io pago!” diceva Totò. Sì, insomma la classe medio piccola o più piccola che media, fatta di lavoratori e pensionati, precari e disoccupati  è come Pantalone: paga i buffi di tutti. Miliardari in  testa. E’ ora di finirla . Certo. Ditelo alla casta dei politici. Come ?  Fate vobis, vedete un po’ come regolarvi per fare vedere che non avete l’aria contenta. Ma torniamo a ciò che è accaduto, e forse ancora accadrà, in Grecia. E’ il paese dell’unione che sta peggio. Ma quello con i più bassi salari siamo noi. Miracoli del made in Italy. Aumentate la produzione, dice un ministro buontempone, e vedrete che i salari cresceranno. Campa cavallo che l’erba cresce. E per il caso greco ? Colpa del popolo tedesco o dei  miliardari greci che forse il gruzzolo se lo sono portato,pian pianino, nei paradisi fiscali di mezzo mondo ? Colpa di Berlino o degli armatori miliardari evasori ? Colpa di Karamanlis, di Papandreu e compagni o di Angela Merkel ?

Corruzione ed evasione fiscale a go-go.

La Grecia entrò nella Comunità economica europea nel 1981.

Vi era stato prima di allora il famigerato regime dei colonnelli.

La loro caduta rese possibile l’adesione greca alla Cee.

In Grecia, fu la rivalità con la Turchia (anch’essa candidata ad entrare nella Cee) a proposito di Cipro – divenuto poi indipendente – a rovesciare il regime dei colonnelli. Convinti che un successo esterno avrebbe nascosto le difficoltà interne, i colonnelli greci scatenarono a Cipro un colpo di stato contro monsignor Makarios, presidente di Cipro. Ma le truppe turche sbarcarono nell’isola ed occuparono il 40 per cento del territorio cipriota. Lo smacco cocente fece cadere il regime dei colonnelli, la cacciata della monarchia, la repubblica guidata da Costantino Caramanlis portò la Grecia nella Cee (1981). Erano già entrati (1973) Gran Bretagna, Irlanda e Danimarca e la Comunità dei Sei era divenuta dei Nove e, con la Grecia, dei Dieci poi dei Dodici con Spagna e Portogallo. Oggi, se non sbaglio, sono ventisette, paesi dell’Est compresi.

Il direttorio franco-tedesco fu sempre molto attento ai problemi della Grecia e bloccò per decenni la candidatura turca (per mancanza di democrazia). La Turchia è ancora lì che aspetta il biglietto d’ingresso nell’Ue. E forse sta meglio la Turchia che è fuori di quelli che stanno dentro. Contraddizioni dell’Unione così com’è oggi. Un’opera incompiuta e traballante.

Ma bisognerà vedere nei prossimi numeri come è nata, in realtà, l’unione europea, fin dalla firma del Trattato di Roma, ripercorrere le tappe della riconciliazione franco-tedesca fin dagli accordi tra il francese Jean Monnet, uno dei “padri” dell’Europa ed il cancelliere tedesco Konrad Adenauer. Quale fu il ruolo degli Stati Uniti, negli accordi che videro nascere la Ceca, nel ’51.Poi il Trattato di Roma (nascita della Cee a Sei ) firmato in Campidoglio il 25 marzo del 1957. Vi apposero le loro firme Adenauer, Hallstein, Antonio Segni e Gaetano Martino e Joseph Beck. Un anno prima era nato l’Euratom. Mercato comune ed euratom più la Ceca.

Ecco le basi della futura Europa. Ma senza quella intesa di riconciliazione franco-tedesca (portata poi avanti a de Gaulle ed Adenauer, da Schumann e in seguito da Willy Brandt, da Giscard d’Estaing e dal cancelliere Helmut Schmidt e poi da Mitterrand ed Helmut Kohl) la Merkel e Sarkhosy non si sarebbero mai incontrati e non avrebbero mai riso in faccia a Silvio Berlusconi ed all’Italia e per salvare l’Italia, la Merkel non avrebbe mai potuto telefonare a Giorgio Napolitano . Ammesso che gli abbia telefonato per cercare un “volto nuovo” per il teatrino della politica italiana.

Ma gli avrà telefonato o no ? Quali accordi avrà stretto Mario Monti con la partitocrazia europea ? Mistero. Lui comunque ha detto che a fine anno se ne torna alla Bocconi e lascerà i partiti  al loro destino, ammesso che riesca a compiere il miracolo salva Italia.

Intanto, un miracolo c’è già stato. Il Vaticano, dopo le ‘insistenze di Monti, della Merkel e di Napolitano ha deciso di pagare l’Ici sulla prima chiesa.

Adesso, tocca a noi. Anche sulla prima casa. Per quelli che hanno la seconda e la terza, guai a loro!

Qui, c’è bisogno di più Europa. Coraggio: invece di tornare indietro, andiamo avanti. Indietreggiamo, semmai, per meglio saltare.

Stati Uniti d’Europa:con un solo presidente, un solo Congresso.

Avete presenti gli Stati Uniti? Un presidente, un Congresso, un governatore per ciascun Stato e stop.

Che ne pensano le partitocrazie dei paesi dell’Unione europea ? Sono disposte a mettersi da parte ? Sì, col cavolo!

 Franco Ivaldo per Trucioli Savonesi ed Uomini Liberi.

Marzo 2012.

 

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