Cinema: The imitation game

 
RUBRICA DI CINEMA A CURA DI BIAGIO GIORDANO
The imitation game –
 l’enigma di un genio (2014)
Attualmente in sala nella Provincia di Savona

RUBRICA DI CINEMA A CURA DI BIAGIO GIORDANO
The imitation game –
l’enigma di un genio (2014)

 

 Titolo Originale: THE IMITATION GAME

Regia: Morten Tyldum
Interpreti: Benedict Cumberbatch, Keira Knightley, Mark Strong, Rory Kinnear, Charles Dance, Allen Leech, Matthew Beard, Matthew Goode, Tuppence Middleton, Steven Waddington, Hayley Joanne Bacon, Tom Goodman-Hill, Hannah Flynn, Matthew Beard, Ancuta Breaban, James Northcote, Victoria Wicks, Bartosz Wandrykow, Alex Lawther, Leigh Dent, Grace Calder, Lese Asquith-Coe, William Bowden, Jack Bannon, Luke Hope, Alexander Cooper, Joseph Oliveira, Joseph Oliveira, Guna Gultniece, Lauren Beacham, Nicola-Jayne Wells
Durata: h 1.54
Nazionalità: USA 2014

Genere: drammatico

Al cinema nel Gennaio 2015
Recensione di Biagio Giordano
In sala nella provincia di Savona

 Manchester 1951, la polizia locale riceve una telefonata da parte di un residente che segnala l’avvenuta forzatura di una finestra nell’appartamento del vicino, seguita per tutta la notte da insopportabili trambusti interni.

Una squadra della polizia si reca sul posto e scopre che l’alloggio è abitato da Alan Turing (Benedict Cumberbatch),  genio matematico cripto analista, professore all’università, nonché eroe di guerra, un uomo schivo, poco mondano, scambiato subito dagli agenti per un comune cittadino.


 La polizia  ispeziona in ogni angolo  la casa scompigliata, i due agenti costatano che stranamente non è avvenuto alcun furto.  Ma la reticenza da parte di Allan a parlare del fatto accadutogli, il fastidio che egli prova per la presenza degli agenti, e l’esistenza sul pavimento  di tracce di cianuro non diluito, rendono molto sospetta la figura del docente,  che finisce per essere messo sotto osservazione dalla polizia.

Il commissariato scoprirà che Alan frequenta ambienti Pub equivoci, a sfondo anche omosessuale, e che ha incontri erotici con uomini, cosa quest’ultima proibita nell’Inghilterra perbenista degli inizi anni ’50.

Nei locali della polizia, durante l’interrogatorio  preparatorio al processo, Alan racconta all’inquirente addetto al  caso, le sue esperienze nei servizi segreti inglesi, facendo emergere particolari storici di straordinario interesse.


 Si verrà a sapere che Alan Turing ha avuto un grande merito bellico, è riuscito a scoprire le combinazioni in lettere con cui venivano criptati i messaggi di guerra tedeschi,  cifrati dalla complicatissima macchina dei nazisti denominata Enigma, durante la II Guerra Mondiale. E’ una scoperta eccezionale, sopratutto se si pensa che Enigma era considerato uno strumento programmatore di codici praticamente intraducibili dal nemico.

La geniale scoperta di Alan Turing sembra, secondo il film, che abbia influito sensibilmente sulle sorti stesse della guerra, accelerandone la conclusione. Efficace,  con la traduzione di Enigma, è stato lo scompiglio comunicativo portato dall’Inghilterra nell’operatività militare dell’infame asse dittatoriale tedesco-italiano-giapponese, .

Tutti i precedenti matematici, specialisti nel  decriptare  codici segreti, cimentatisi  nella traduzione di Enigma, si erano dovuti poi arrendere  di fronte alle insormontabili difficoltà incontrate.

Alan Turing, insieme ad alcune spie inglesi, fu anche talmente bravo nel nascondere ai tedeschi la scoperta del difficile codice segreto  al punto tale  che Enigma continuò a funzionare  per tutta la guerra  con la medesima programmazione di base, fornendo quindi, senza soste, agli inglesi preziosissime informazioni sui movimenti dell’asse nella scacchiera mondiale di guerra.


Ovviamente da  ciò  trassero vantaggio  anche  tutti gli alleati anti asse, che pur non essendo a conoscenza, per ovvie ragioni di sicurezza,  della prodigiosa scoperta di Alan Turing, ebbero con le informazioni comunicate ad arte dagli inglesi, un’arma in più contro il nazismo, il fascismo, e la dittatura scorretta sul piano diplomatico internazionale nonché strutturalmente bellicosa dell’imperatore giapponese.

Enigma cambiava impostazione ogni 24 ore, le probabilità di riuscire a identificare l’impostazione giornaliera attiva in quel momento erano ridotte a 1 su 159.ooo.ooo di milioni di milioni di combinazioni, finché un giorno osservando alcune lettere e parole  che si ripetevano continuamente nei messaggi meteorologici  tedeschi delle ore 6 e immettendole nella macchina di ricerca (una sorta di proto computer da 100.000 sterline) all’uopo costruita, l’equipe di Alan Turing riuscì a ridurre notevolmente i tempi di identificazione della combinazione in atto, che passarono da 20 milioni di anni a pochissimi minuti. I risultati  che ne scaturivano in forma di combinazioni di lettere,  ripetuti poi sulla tastiera della macchina Enigma gemella  dell’originale situata in laboratorio, consentiva la traduzione del messaggio.

La pellicola è l’adattamento cinematografico della biografia scritta di Alan Turing. Una biografia (Alan Turing: The Enigma), pubblicata dopo l’uscita del film anche col titolo Alan Turing. Storia di un enigma, scritta da Andrew Hodges.


Alan Turing nonostante i servigi resi al suo paese non ebbe alcun sconto di pena  nella sua condanna per omosessualità che fu del tutto provata, confessata, praticata più volte con uomini diversi, e infine testimoniata da colleghi ambigui che lavoravano per nazioni diverse dall’Inghilterra.

Alan venne condannato a due anni di reclusione con la sola possibilità di optare tra carcere e castrazione chimica. Alan  scelse quest’ultima che, mal tollerata dal suo organismo, fu causa di gravi disturbi psichici e organici tali da contribuire, probabilmente come causa prima, al formarsi di quella grave depressione organica tipica per come riesca a svincolarsi progressivamente dal controllo del Io   approdando frequentemente  nel piacere ambiguo e fatale del suicidio.

Alan Turing venne trovato morto il 7 giugno del 1954 a Wilmslow, aveva 41 anni, il responso ufficiale sulla causa della morte fu il seguente: “ Ingestione di cianuro di potassio autosomministrato in un momento di squilibrio mentale».

Le cause certe del suicidio di Alan Turing non furono mai trovate, morì per l’ingerimento di una fetta di mela al cianuro; le cause di un possibile complotto internazionale o dei servizi segreti britannici tesi a eliminare un genio importantissimo ma inaffidabile sul piano delle relazioni, e testimone di segreti molto sensibili, non sono tuttora escluse.


Le apparecchiature a base matematica costruite da Alan Turing accelerarono i tempi della perfezione e il lancio sul mercato del Personal Computer, e la mela addentata visibile sull’esterno di molti computer portatili di oggi sembra proprio un omaggio al  geniale e sfortunato eroe inglese.

Il film si sofferma con una eccellente abilità formale dal sapore clinico-letterario-estetico su alcuni aspetti biografici chiave della vita dello scienziato, evitando sintesi ossessive perfettamente in linea con la storia ufficiale, giocando di più sull’immaginazione sapiente, su quelle specificità assai raffinate riguardanti il  modo di essere e di comunicare di Alan Turing, cercando di cogliere i dettagli più significativi, anche clinici, del retro pensiero più vero che animava nel profondo l’introverso protagonista.

 Il film appare impegnato soprattutto a delineare per gli spettatori una personalità di Alan Turing più complessa di come è apparsa da sempre nei media da spettacolo così lontani da forme di approfondimento anticonformiste. In questo direi che il film ha centrato pienamente l’obiettivo, in quanto riesce ad aprire possibilità interpretative nuove e più vaste grazie soprattutto a un fertile confronto, avvenuto con un pensiero di tipo artistico, tra  due piani etici temporali: l’epoca in cui è vissuto Alan Turing  e la nostra.

Una certa ricercata libertà del regista  Morten Tyldum, dagli schemi della biografia più storicizzata di Alan Turing, si può notare ad esempio nel modo con cui vengono tratteggiati certi episodi di relazione umana, volutamente resi ambigui, deformati in metafora, o la comunicazione di certe parole cliniche di Alan chiaramente riferite al suo masochismo patologico, oppure le numerose scene inventive-fantasiose tese al rafforzamento dell’effetto emozione nell’inconscio dello spettatore per scompigliarne l’ordine conformista.  Tutto questo quindi non è mai trascritto casualmente ma  appare ben funzionale all’apertura di questioni psicanalitiche precise, o istituzionali, mediche, affettive, in grado di dare maggior autonomia, e respiro scientifico e filosofico alle menti di chi osserva.


 Il film riordina le cose come se, alla luce delle culture psicanalitiche e scoperte mediche occidentali dei nostri giorni, fosse necessario rivederle in un’ottica diversa.

Quindi nel film la solitudine sembra venir intesa come preziosità meditativa e non meccanicamente come frutto guasto di un’emarginazione sociale, le infinite forme di omosessualità vengono sfumate nella bisessualità del protagonista lasciando pensare anche a una possibile sintomatica dell’identità di genere  di possibile guarigione con la psicanalisi  (nel caso avesse continuato a procurare forti disagi), la genialità non appare legata a forme di follia-martirio, ma è suggerita nella sua genesi più sostanziale, come prodotto-effetto di misteriose doti naturali presenti in un contesto psichico nevrotico che ha altre origini: del tutto separate dalla caratteristica genio fissata nelle funzioni di una parte organica sconosciuta del cervello.

 Sono tutte questioni che il film sembra voler aprire,  immettere decisamente nel mondo della cultura cinematografica e istituzionale, come se oggi fosse più che mai necessario far entrare aria fresca nella fumosa stanza anni ’50 dell’obitorio storico e culturale, conservatore, contenente la salma, ancora loquace, ricca di metaforicità e simbolicità effervescente, del geniale eroe inglese Alan Turing.

   Biagio Giordano 

   

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