Albissola Marina

LA SOLITA ROUTINE DEL CEMENTO 
Ad Albissola Marina si allarga l’area urbana.

LA SOLITA ROUTINE DEL CEMENTO 
Ad Albissola Marina si allarga l’area urbana.

Ad Albissola Marina ci sono problemi di comprensione in Consiglio Comunale. Il vicesindaco Gianluca Nasuti PDallarga le braccia, stupito” perché il consigliere di minoranza Luigi Silvestro (lista civica)” non vuole capire”.

Eppure è stato spiegato ben tre volte in Consiglio, riperimetrare il centro urbano non significherà aumentare la capacità insediativa e la potenzialità edificatoria, insomma non vorrà dire altra cementificazione.”

Riperimetrare l’area urbana di Albissola, già colpita da decenni e decenni di edificazione selvaggia e di squilibri sul territorio, chiaramente allargandone i confini: è, invece, “solo un’operazione di routine.”

Riperimetrare non vorrà dire un’ulteriore consumo e sfruttamento del territorio, ma solo un atto dovuto.

Ma perché si fa così fatica a capire? Perché non si riesce a credere che presto questo nuovo disegno del paese non solletichi nuovi appetiti, non conceda a qualcuno permessi che attualmente non avrebbe potuto ottenere?

 Nessun allarme cemento ad Albissola!” sostiene Nasuti che quasi infastidito aggiunge “ qualche consigliere non ha capito!”

 Sarà che la memoria breve e lunga di chi vive ad Albissola dove abusi mascherati, miracoli degli indici, inchieste infinite su appalti e mancate tutele del territorio, impedisce di comprendere pienamente che tale modifica urbanistica non nasconda secondi evidenti e più comprensibili obiettivi.

Se la vecchia perimetrazione risaliva al 1974 e nel frattempo lo sviluppo della zona urbanizzata è stato così incontenibile da non rispettare gli obiettivi di una buona programmazione edificatoria forse, oggi, sarebbe stata proprio l’occasione magari di restringere il comparto urbano e dire finalmente basta ad ulteriore edificazione e cominciare a dare più importanza agli aspetti di “normalizzazione” di un territorio dal punto di vista infrastrutturale, della viabilità e del verde urbano che i cittadini aspettano da tempo.

E’ vero la città in questi trent’anni è cambiata parecchio, ma in che modo?

Non sempre si è progettato il meglio. Sulle strade del centro cittadino costantemente soffocate dal traffico che s’insinua da più parti, si affaccia una maglia fitta di palazzi di tipologie diverse e contrastanti, intervallate talvolta da file di timidi alberelli o di più invadenti parcheggi.

 

Oggi, il nostro Comune invece di promuovere finalmente scelte coraggiose e innovative si limita a fare pratiche di routine, e il vicesindaco assicura che non c’è nessun secondo fine, come invece, l’hanno avuto altri Comuni meno virtuosi del nostro, “che invece l’hanno fatto per fare spazio a nuovi progetti.”

Noi no…. per ora!

Il vicesindaco, infatti, aggiunge, tradendo più una preparazione forense che urbanistica, che a oggi non ci sono progetti presentati, ma “è ovvio che prima o poi su alcune aree potrà anche essere presentato un progetto”.

Allora il gioco sarà fatto e nulla potrà più impedire di approvare nuova edificazione.

Allora forse i dubbi erano fondati!!!!!

Ad Albissola si riducono le fasce di rispetto dai corsi d’acqua.

 I dubbi aumentano proprio davanti all’altra contestuale iniziativa che il Comune di Albissola Marina va a deliberare: la riduzione delle fasce di rispetto in prossimità dei corsi d’acqua.

Le distanze passerebbero da 40 metri a 10 nelle zone fuori dal centro urbano, e da 20 a 3 metri nel centro urbano.

Anche in questo caso davanti alle perplessità di Silvestro, Nasuti minimizza. ”E’ una normativa esistente e il Comune la applica. E’ compito della Provincia fare deroghe.”

Ricordo il Comune rivendicare con passione l’autonomia decisionale quando si batteva per il diritto di accaparrarsi il porticciolo e la torre Fuksas sul suo specchio di mare, mentre oggi si limita ad applicare ciecamente, non si capisce bene, quale aberrante norma per dare ad altri la responsabilità di derogarla.

 L’ amministrazione di Albissola sa che in primo luogo i corsi d’acqua e le zone di rispetto sono demaniali o patrimonio disponibile e il demanio è un bene pubblico (artt. 822 e 824 C. C.).

Dovrebbe sapere che:  
Il demanio idraulico è naturale e necessario e ne fanno parte ai sensi dell’art. 822 C. C. e dell’art. 1 del T.U. 1933 n. 1775, i fiumi, i torrenti, i laghi, le acque sorgenti, superficiali e sotterranee, come sono demaniali le relative pertinenze quali le sponde e tutti gli altri beni che la P. A. dichiari tali.”
 Dovrebbe inoltre sapere che:

“Altra particolarità inerente al regime dei beni pubblici, specificamente di quelli immobili, è costituita dalle limitazioni al diritto di proprietà sui beni limitrofi che vengono gravati di servitù prediali pubbliche a favore di quella demaniale.”
 

 
In base alle disposizioni delle predette leggi non possono essere rilasciate concessioni per costruzioni nelle fasce di rispetto dei corsi d’acqua demaniali.

 

Bisogna precisare che nel nostro territorio comunale sono presenti preminentemente alvei idraulici e cioè corsi d’acqua naturali in cui si distinguono a monte e a valle, un bacino di raccolta ed un cono di deiezione strettamente connessi col regime delle acque (fiumi, torrenti, rii).
Bisogna anche ricordare ai nostri amministratori che non pochi sono stati i fenomeni che hanno determinato sofferenze sul territorio di predetti corsi d’acqua legati principalmente a fenomeni di dissesti idrogeologici ed esondazioni anche nel centro abitato. 

Proprio per questo la legislazione di divieto a costruire nelle fasce di rispetto dei corsi d’acqua, più o meno restrittiva in Regioni e Comuni d’Italia, deve necessariamente avere come obbiettivo la tutela del territorio nei suoi aspetti strutturali e ambientali e per questo le esigenze prioritarie cui devono soddisfare le fasce di tutela dei corpi idrici, hanno prevalente l’obbligo di identificarsi nella:

– salvaguardia delle condizioni geomorfologiche o di assetto della sede del corpo idrico;  

-salvaguardia dell’assetto idrogeologico della fascia fluviale;

– salvaguardia della capacità di diluizione e autodepurazione del corpo idrico;

 -salvaguardia delle aree indispensabili alla manutenzione e alle opere di sistemazione idrauliche.

Sotto il profilo ecologico, un armonico e oculato adeguamento delle normative vigenti in materia di tutela dei corpi idrici non può che riguardare anzitutto i corsi d’acqua naturali, caratterizzati da monte a valle da un bacino di raccolta, da un alveo di convogliamento e da un cono di deiezione.

Se si crede in tali obiettivi e si ritiene indispensabile la tutela del territorio così come la legge prevede, non si possono ancora una volta ignorare le norme di vincolo della legge Galasso, ancora attuale e alla quale la legislazione della Regione Liguria ancora fa riferimento.. 

D.L. 27/6/1985, n. 312 convertito, con modificazioni, dalla L.

8/8/1985, n. 431 – Disposizioni urgenti per la tutela delle zone

di particolare interesse ambientale

D.L. 29/10/1999, n. 490 – Testo Unico delle disposizioni

legislative in materia di beni culturali e ambientali, a norma

dell’art. 1 della legge 8/10/1997, n. 352.

 

A tale proposito vorrei pubblicare stralci della Legislazione Regionale che per

la definizione dei vincoli ha operato come segue:

 

Assetto idrogeologico

Il territorio ligure è storicamente esposto a un elevato grado di rischio da alluvione e frana soprattutto nei centri urbani, cresciuti e sviluppatisi in prossimità dei corsi d’acqua e si manifesta arrecando vittime e ingenti

danni. Questo fenomeno è confermato dall’estensione delle aree soggette a pericolosità idraulica molto elevata e in frana, come emerge dai piani di bacino mentre il rischio è messo in evidenza dal dato relativo

alla percentuale di superficie urbanizzata interessata da fasce fluviali a pericolosità molto elevata e in frana.

In Liguria la superficie riconosciuta a pericolo d’inondazione ammonta a circa il 2% dell’intero territorio regionale, inoltre tutta la superficie inondabile della Liguria, circa il 51% ricade in territori insediati, percentuale

superiore, circa il 71%, nel territorio dei bacini regionali, maggiormente caratterizzato da centri urbani sviluppatisi alle foci dei numerosi torrenti .

Per interpretare correttamente tali risultati, si deve peraltro tener conto che esistono, allo stato attuale, tratti di corsi d’acqua minori non studiati.

 

Insomma riperimetrare e allargare il centro urbano e diminuire le fasce di rispetto dai corsi d’acqua in modo così sensibile, cosa vorrebbe dire se non appropriarsi di altro territorio in modo funzionale all’edificazione?

I due provvedimenti così legati l’uno all’altro, che significato potrebbero avere se non sfruttare ancora quel poco che rimane, in barba alle tutele che la legislazione prevede in tema di difese del territorio?

E poi, è proprio necessaria quest’opera di routine, propagandata come innocua e indolore e quindi inutile, quando sarebbero invece utili decisioni innovative e in controtendenza col passato?

Eppure qualcuno non vuole capire……

 

                                                                     ANTONIA BRIUGLIA

Illustrazione di Serena Salino

 

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