Velenose storie

Velenose storie di plagi e nepotismi 2:
 beati gli ultimi perché saranno i primi
 (a non prendere soldini)

Velenose storie di plagi e nepotismi 2:

 beati gli ultimi perché saranno i primi (a non prendere soldini)

Macerata, l’ultima indicata nella classifica delle Università “poco produttive”, vanta sette facoltà del settore Umanistico (dai “Beni Culturali” a “Giurisprudenza” passando ovviamente dalla sempre presente “Scienze della Formazione” a una “Scienze della comunicazione”, insomma se escludiamo Giurisprudenza ed Economia (le uniche che possono aprire qualche sbocco dopo anni di gavetta) un fascetto di diplomifici estremamente utili per chi, proprietario di beni ben amministrati, vuole appendere in salotto una Laurea e magari un Master di questa “prestigiosa” università.

La cosa carina è che nel sito dell’Università di Macerata (almeno quello visto alcuni mesi fa) si vantava il terzo posto ex equo assieme a Bologna, Camerino, Catanzaro, Bicocca e la Parthenope di Napoli. Scusate, ma Napoli quante università ha? Non avrebbe senso “razionalizzare” in un Sud con così tanti “dottori” a spasso? Con l’ultimo posto Macerata perde soldini (Grazie, Maria Stella Gelmini) e di ciò il contribuente non può che allietarsi, quando il “Sapere” non produce. Con tutte queste università l’Italia dovrebbe essere un florilegio di “dottori” e mi chiedo se è questa la causa che fa tardare da mesi la venuta dell’idraulico. Nel frattempo, ho messo da parte la mia ricerca da “idoneo a professore associato non chiamato” e ho studiato in segreto con il “kit del piccolo idraulico” riparando la “perdita” con del magico nastro telato e una resina sintetica. Sarà sempre questa la causa che lascia abbandonati tutti questi uliveti sempre a rischio di incendiari? Sarà sempre questa la causa per cui i limoni al supermercato vengono dalla Spagna o dall’Argentina? Eppure Eugenio Montale ha cantato i limoni della sua Liguria e quasi ironicamente penso ai sui “poeti laureati” con cui inizia la lirica. Macerata balzò all’attenzione de “Il Secolo XIX” il 10 aprile 2008 con un “velenoso” delizioso articolo dell’impareggiabile Francesco Margiocco intitolato: “Storie di plagi e nepotismo all’Università di Macerata” preceduto dall’introduzione in prima pagina “La Prof copia e fa carriera”. La vicenda narrata rientra nella italica normalità. La giovane “Prof” passata da ricercatrice a Professore di Prima fascia in una manciata di mesi grazie (anche) ad un libro di cui Francesco Margiocco effettua un raffronto in due colonne comparative con la Tesi di Laurea di uno studente fattosi prete, appare proprio un brutto esempio di plagio. In ambito scientifico è rarissimo trovare “plagio”: sarebbe sputtanarsi per la vita, non avere più la faccia di farsi vedere ad un congresso. In ambito psico-pedagogico si vede che il plagio ha una valenza di “utilizzo di buon materiale di un senza titolo”. Il materiale (la Tesi) di questo “senza titolo” venne passato alla Prof dal Rettore dell’Università di Macerata al tempo in cui faceva la gavetta ed era correlatore della Tesi in oggetto. Ma l’articolo di Francesco Margiocco mostra uno spaccato dell’università di Macerata che è tutta una famiglia legatissima includendo il fratello architetto della giovane “Prof” quale “consulente” per finire alla moglie del Rettore stesso cui non è stato più rinnovato il mandato. Omettendo ovviamente i “debiti di riconoscenza” per sistemare la sorella dell’ormai ex Rettore presso l’Università del Molise. Ma tale sorella sarà ancora in Molise o è già a Macerata? Il cuore mi batte un po’ mentre vado a curiosare nell’organico del MIUR e … la trovo ancora in Molise. Ma (ex) Rettore, … suvvia, faccia qualcosa …

Salvatore Ganci

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