Variazioni sul tema della croce

VARIAZIONI SUL TEMA DELLA CROCE

 

VARIAZIONI SUL TEMA DELLA CROCE

   En tauto nika (In hoc signo vinces): queste le parole che, secondo Eusebio vescovo di Cesarea, apparvero  in cielo insieme a una croce di luce e poi in sogno a Costantino, prima della battaglia di Ponte Milvio contro Massenzio, il 28 di ottobre del 312. Quella battaglia segnò le sorti anche religiose dell’Impero romano, quindi d’Europa e, in seguito, della diffusione del cristianesimo dall’uno all’altro mar. Eppure la croce, in origine, non era un segno di vittoria ma di fallimento, di maledizione e di supplizio, era il supplizio riservato agli schiavi ribelli e ai briganti.


A questo proposito, il teologo cattolico Hans Kung rileva che “molti cristiani non colgono più che cosa  significa, ancora oggi, il messaggio salvifico di un crocifisso per i non cristiani, quale sia la portata della sua provocazone: non solo per i buddhisti, ma anche per i musulmani”. D’altronde il messaggio della croce era già stato definito da san Paolo “scandalo per gli ebrei e stoltezza per i pagani” (1 Cor 1, 23): quel legno

maledetto si è però trasformato, per merito della Passione di Cristo, da simbolo di morte in simbolo di vita eterna. E nondimeno la croce, “da quando il cristianesimo con l’imperatore Costantino con questo segno assunse il potere nell’Impero romano, diventò sempre più un simbolo di lotta e di vittoria, soprattutto per i soldati, gli uomini di Stato e gli inquisitori. Le crociate e le persecuzioni contro gli eretici nel

Medioevo furono terribili, ma non meno peggiori sono state le crociate dei crusaders

nel XXI secolo in Iraq e Afghanistan, che pure ritenevano di avere Dio dalla loro parte mentre ammazzavano milioni di uomini” (Ciò che credo, Rizzoli, 2010).

La croce, quindi, è oggigiorno segno di vita e insieme di morte, di salvezza e di persecuzione, di vittoria e di sconfitta, di sofferenza e di gloria. Nella storia dell’arte il crocifisso diventa un tema ricorrente dal tardo medioevo in poi; si pensi a Cimabue, a Giotto, a Masaccio, a Giovanni Bellini, ad Antonello da Messina, al Veronese, al Tintoretto…

Quanto all’arte contemporanea il tema della croce, quando appare, è per lo più sotto il segno della sofferenza e dell’angoscia. Si vedano le opere esposte nella mostra intitolata, appunto, “Sulla croce”, allestita  nello “Spazio –1” a Lugano, della Collezione Giancarlo e Danna Olgiati, in occasione del Giubileo indetto da Papa Francesco per l’anno 2016, aperta fino al 29 maggio. Oltre ad artisti contemporanei come Burri, Fontana, Kounellis, Yves Klein, Paloma Varga Weisz, il fotografo albanese Adrian Paci, Marino Marini, il pittore filosofo amico di Remo Bodei Roberto Ciaccio, prematuramente scomparso due anni fa, sono  presenti in mostra il bolognese Ludovico Carracci, con un sinuoso e sensualissimo San Sebastiano alla colonna (1602 ca.),  il ticinese Giovanni Orelli con un delicato Gesù dormiente sulla croce del 1742, e lo scultore Medardo Rosso con una luminosa testina di Bambino ebreo del 1893 ca. Notevoli le composizioni di colore e luce  di Roberto Ciaccio  nel Trittico della Croce del 2010 e di Yves Klein nel suo Ex voto a Santa Rita da Cascia del 1961, dove ardono di devozione per la Santa degli impossibili l’azzurro dell’infinito, il rosa dell’amore, e l’oro dello spirito. Quando tutto è stato detto conviene pregare o tacere.

Fulvio Sguerso

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