Una tragedia assurda, nella tragedia assurda dei migranti
Ci ho pensato molto ma veramente molto, prima di scrivere qualcosa su questo caso, un caso che ha colpito tutto il mondo e non credo veramente che io sia stato l’unico a porsi alcune domande, lecite e assai controverse.
Un barcone fatiscente parte dalla Turchia e percorre circa 1100 miglia nautiche (circa 2.000 chilometri) con 150 persone imbarcate a bordo, con una media di 50kg a persona, fanno 7500kg quindi circa 7 tons.
Tenendo conto della vetustità del barcone, del suo stato di conservazione, il motore che non sarà stato sicuramente nuovo avrebbe potuto procedere anche a non più di 10 nodi di velocità, doveva rimanere almeno circa 80 ore ininterrottamente in navigazione, con un consumo di almeno 50 litri/ora avrebbe dovuto avere a bordo 3.500 litri di gasolio che fanno circa 3 tons di peso.
7+3=10 tons totali, forse la linea di galleggiamento era precaria, trattasi di un barcone lungo circa 15 metri e largo 4, con attorno a sé il mare in tempesta per quasi la totalità del viaggio.
Con oltre 150 persone a bordo, equivale a 60 mq scarsi di spazio totale per ogni persona imbarcata, ovvero 50×50 cm a testa, un carnaio.
Che dovevano sostare in quelle condizioni per almeno 80 ore, in mezzo a contenitori di carburante, per altro la traversata avviene con un mare forza 4 medio e la barca sarebbe stata governata da un “comandante” di 17 anni.
Mi riesce veramente difficile credere ad una cosa del genere, che possa essere stato possibile una traversata in queste condizioni.
Il barcone partendo dalle coste turche, attraversa le acque territoriali della Turchia, della Grecia, le acque internazionali che uniscono il mediterraneo, per entrare infine nelle acque italiane senza che nessuno lo abbia mai visto, nessuna traccia, nessuno lo ha notato, nessun aereo, nessun’altra imbarcazione lo ha incontrato durante tutta la traversata compiuta.
Come può essere possibile che il barcone non sia stato avvistato da nessuna unita’ delle capitanerie e delle marine o aviazioni dei paesi attraversati?
E come può essere possibile che in un momento critico come la situazione di guerra odierna, con tutte le navi ed aerei militari presenti nel mar mediterraneo, in navigazione ed in cielo, droni, caccia, satelliti spia, tra Bosforo Dardanelli, mar Nero, tutti in fermento “pre-guerra mondiale” nessuno abbia notato o visto niente?
Non ci credo!
Non posso credere assolutamente che nessuno veda niente…
Credo fermamente invece, che vi sia un accordo tra nazioni ed internazionale, un complotto per creare disordini, guerre, rivoluzioni, per agevolare organizzazioni, traffici di armi, di droga, smercio di persone, ridotte in schiavitù e obbligate a spostarsi tra i confini del mondo, creando circolazione di denaro sporco, e che dietro a tutto questo ci siano dei responsabili diretti ed individuabili, ma che per opportunismo, giochi di potere equilibri politici ed economici, ciò venga celato dall’opinione pubblica a cui resta più facile farle credere ogni baggianata possibile.
Un barcone in quelle condizioni e con quel carico non poteva tenere il mare, quindi gli occupanti saranno stati precedentemente imbarcati su una nave più grande, di quale nazione e con quale bandiera battente?
Poi probabilmente calati e lasciati alla deriva su quel barcone in prossimità delle coste calabresi.
E badate, stento a credere anche alle dichiarazioni di chi è, per sofferenze, per disperazione, o altro, disposto a pagare migliaia di dollari per imbarcarsi in un “viaggio della speranza” del genere, perché se paghi delle organizzazioni malavitosi, le alimenti e gli dai adito e vita, quindi ne sei in parte complice, qualsiasi cosa possa esserti successo.
Ma chi è il vero responsabile di questo traffico?
Chi copre chi?
Questi negrieri e farabutti vanno fermati ad ogni costo, e con essi vanno fermati gli scafisti, chi lucra con la finta accoglienza ma soprattutto i governanti che reggono il gioco e fingono di intervenire.
Va fermato questo teatrino offertoci da questi patetici attori, con spettacoli conditi di ridicoli piagnistei, frasi ad effetto e minuti di silenzio, manifestazioni e striscioni giornate della memoria o post sui social non risolveranno il problema.
Noi comuni mortali, ci affidiamo a quello che ci raccontano, alle immagini che divulgano, alle parole che creano a tavolino.
E si leggono articoli, disquisizioni, si vedono trasmissioni dove qualcuno dà la colpa ad un governo, ad un presidente del consiglio o a dei ministri, o peggio a lavoratori stipendiati, militari o civili, che dovrebbero vigilare le coste della nostra nazione (come cani da segugio), secondo qualcuno che in realtà non sa niente e crede di sapere, questi personaggi sarebbero responsabili di quanto accaduto a Cutro.
Come se fosse il governo ad aver organizzato il traffico dei migranti, o il loro trasporto.
E perché, prima di questo governo in 15 anni almeno, non sono mai successe tragedie del genere?
E quindi sarebbe una questione politica, di destra e sinistra?
Ma fatemi il piacere di tacere!
Ed i governi delle altre nazioni, invece?
Lì fuori in mare (ma non solo), mentre leggete, mentre blaterate o ve la prendete con qualcuno anche oggi ci sono donne, bambini e uomini che stanno morendo.
Ora veniamo ad una storia, avvenuta sul barcone che mi ha particolarmente colpito, perché si tratta di una sportiva che ha condiviso il mio sport preferito, l’hockey su prato.
Si era imbarcata dalla Turchia all’Italia sognando un futuro migliore la 27enne giocatrice di hockey pachistana Shahida Raza.
I suoi sogni si sono infranti per sempre di fronte alle coste calabresi dello Ionio a Cutro, risultando tra le le vittime del naufragio di un barcone di migranti affondato.
Ma cosa è che ha spinto questa giovane sportiva, che non faceva assolutamente parte di un mondo povero e non aveva certamente le difficoltà che possono avere milioni di persone in Pakistan o in altre nazioni da dove partono questo tipo di migranti?
Shahida Raza apparteneva alla comunità sciita Hazara e viveva nella città di Quetta, nella provincia del Balochistan.
La comunità Hazara è stata ripetutamente presa di mira da gruppi estremisti sunniti tra cui l’Isis negli ultimi anni.
Migliaia di membri della comunità Hazara sono emigrati sia legalmente sia illegalmente in altre parti del mondo, compresa l’Europa.
Molto probabilmente essendo di religione sciita e donna era vittima in Pakistan tre volte di persecuzione, quella razziale, quella religiosa e quella di genere.
Raza anche se appartenente ad una famiglia medio benestante, giocava a hockey per mantenere la famiglia, il suo club di Quetta era il Beluchistan Unites, e la sia paga era fra le 5000/30000 rupie (18/105€) a vittoria, il suo talento sportivo l’ha portata a diventare il capitano della nazionale di hockey femminile del Pakistan.
Ha rappresentato il suo Paese vestendo la maglia della nazionale in diverse competizioni internazionali, era stata anche una calciatrice, forse cercava un ingaggio in Europa, forse solo un lavoro e un’occasione di riscatto.
Stando alla sua famiglia e ai suoi amici, l’atleta, che era madre di una bambina, stava attraversando un momento difficile dopo il divorzio dal marito: questo l’ha spinta a prendere la decisione di emigrare in Europa.
La figlia, secondo quanto riportano i media pachistani, per fortuna non era con lei nel viaggio verso l’Europa.
Secondo il , sulla nave affondata c’erano almeno 20 pachistani, di cui 16 sopravvissuti.
E’ pachistano anche uno dei due scafisti arrestati.
Resta da capire quindi il perché di questa tragedia assurda.
Shaida era una giocatrice internazionale quindi munita di un passaporto che le permetteva di avere spostamenti in maniera legale e ufficiale.
Il Pakistan, pur con tutte le sue difficoltà, non è un paese in guerra, e quindi cosa ha portato questa ragazza a fare un viaggio così pericoloso da clandestina?
Comunque faccio una considerazione, questi viaggi costano parecchio, e per riuscire a pagare solo l’ultima tratta ci vogliono 8.000€, almeno altrettanti sono da considerare per il tragitto dal Pakistan alla Turchia, senza aggiungere le altre spese, cibo ad esempio.
Parliamo in media di 15/20.000€, ditemi quale italiano medio può disporre di una tale cifra liberamente per effettuare un viaggio del genere?
Figurarsi in paesi con redditi annuali pro capite bassissimi come il Pakistan.
Si è letto di tutto, che Raza avesse due figli, poi uno solo, poi una femmina, poi che il figlio era malato, forse paralizzato, poi che era sulla barca anche lui ed è sopravvissuto al naufragio, tanti racconti si sono accavallati, poco chiare sono le parole, torbida è la verità.
È chiaro che questo discorso non toglie una virgola alle ragioni che li spinge ad affrontare il rischio di espatriare in questo modo, tanto meno non distoglie l’attenzione al dramma delle stragi sui barconi.
Si è detto e scritto tanto, forse troppo anche su questa tragedia di Cutro, si sono additati personaggi politici, scomodato partiti e ministri, si è data la colpa a chiunque e si è fatta polemica politica da ogni parte.
Addirittura si è data la colpa a presunte infiltrazioni del gruppo parapolitico-militare russo del battaglione Wagner, fantapolitica e spionaggio romanzesco rischiando anche una crisi internazionale, con brutte figure e mancanza di veri indizi comprovati.
Si sono fatte manifestazioni nazionali, consigli dei ministri appositamente organizzati nel paese del naufragio.
Si sono fatte decine di trasmissioni televisive di ogni televisione mondiale, collegata a Cutro, compreso discussioni inutili in studi televisivi.
Nello sport si sono fatti minuti di silenzio e memorie sportive tanto per sdoganare il buonismo di parte,così si sono lavati la coscienza.
E poi, tanto ma tanto sciacallaggio mediatico e propagandistico vergognoso, intanto i morti superano le 80 persone, di cui molti, troppi bambini, lasciati morire su una barca, privi di speranze vere, ed imbarcati a suon di dollari.
Nessuno vede niente oltre al dito che punta qualcosa, nessuna soluzione adeguata è mai stata nemmeno ventilata.
Restano comunque le innumerevoli domande inespresse, sia su Raza che su le altre centinaia di vittime dei naufragi, che nonostante le eventuali indagini sia nazionali qui in Italia, che quelle internazionali, come dichiarato dal presidente Pakistano Muhammad Shehbaz Sharif che ha ordinato al ministero degli Esteri di accertare i fatti il prima possibile,
difficilmente troveranno una adeguata risposta.
E poi si erge su tutto, l’ingombrante assoluta ineluttabile inutilità dell’ONU, la peggiore cosa che possa essere da sola visibilmente chiara in questa drammatica situazione.
Quanti migranti dovranno ancora morire nel Mediterraneo per riuscire a trovare un accordo, un patto tra i paesi e le nazioni, senza i signori della guerra e le ONLUS, senza le ONG, senza le MAFIE, senza i gruppi paramilitari e religiosi che vi speculano, per evitare che certe cose accadano?
Per quanto tempo ancora, la gente guarderà la punta del dito e non ciò che il dito punta?
Per quanto tempo ancora, le Nazioni Unite non saranno in grado di redimere certe problematiche e di far rispettare i diritti delle persone, per evitare che vi siano migrazioni di massa?
Paolo Bongiovanni