Una lettura da una fonte storica originale (seconda parte)

Una lettura da una fonte storica originale.
(Seconda parte)

Una lettura da una fonte storica originale. (Seconda parte)

Prima parte

Nella seconda parte tratteremo dei capitoli XI e XII, sperando che il lettore abbia già avuto modo di ….leggere… quel delizioso codice della cattolicissima Cuenca 

Qui si tratta dei delitti più gravi invitando il lettore a considerarli in parallelo con i “De Gravioribus delictis” di casa Trastevere… Sono cambiati i “penitenziari” ma lo spirito con cui si considerano i delitti?

(XI, 40) Di colui che ha due mogli.

“Chiunque, in qualunque luogo, abbia due mogli di cui una ancora vivente in Cuenca, sia buttato giù dall’altura”. Non ho trovato cosa sarebbe successo  in caso di latitanza e successiva cattura.

(XI, 41) “Similmente se una donna ha già marito e si sposa con un uomo in Cuenca, sarà bruciata viva.”.

Il “similmente” non riguarda certamente la modalità della esecuzione della condanna, ma fortunatamente e in un caso particolare, c’è la possibilità di “pentirsi” facendosi frustare per tutte le strade di Cuenca, con espulsione da questa ridente città. Pena analoga per un uomo sposato che ha un’amante. In questo caso c’era solo la frusta, senza l’espulsione. La “forza lavoro” che produceva P.I.L.  non si buttava certamente via.

Le note più tetre arrivano quando il delitto  tocca aspetti della sessualità che urtano contro certi canoni. Ricordiamo che nei penitenziari dell’epoca il prete entrava negli aspetti più intimi della donna con domande dirette. Ne “I peccati delle donne nel Medioevo” dello stesso Georges Duby si riferisce ampliamente ai penitenziari dell’epoca e ai metodi “d’indagine” per entrare negli aspetti più intimi e personali della sessualità.

“Conoscitrice d’erbe ed incantesimi” messa arrosto con la benedizione di un Domenicano

(XI, 39) La donna che abortisce volontariamente.

“La donna che abortisce volontariamente sarà bruciata viva, nel caso in cui confessi; altrimenti sarà assolta attraverso la prova del fuoco”.

Ai fini pratici non faceva una grande differenza ustionarsi per benino le mani prima, comunque alla stessa sorte erano destinate (XI, 42) “Quelle che conoscono le erbe e gli incantesimi”, (XI, 44) “Le mezzane”,  (XI, 52) “Quella sorpresa con un Ebreo o un Moro”, (XI, 48) “Quella che uccide suo marito” e semplicemente colei che “con malefici o erbe facticiosa fuerit”(XI, 47). Vero è che in caso di negazione della colpa c’era la possibilità di mostrare la propria innocenza camminando per nove passi con un ferro incandescente largo una spanna e spesso due dita da tenere senza ustionarsi le mani …

Il “castillo” dal quale venivano buttati giù i violentatori di monache (solo se presi in flagranza, altrimenti erano multati)

Ma il “Codice” sa entrare anche negli aspetti più intimi della donna secondo lo stile dei penitenziari.

(XI, 46) De Ligatricibus.

“Anche in questo caso la donna che abbia compiuto atti con uomini, animali o altre “cose”, sia bruciata viva. Altrimenti si salvi con la prova del ferro (quello incandescente largo una spanna …). Insomma … anche un “piacere solitario” conduceva al rogo.

Se il “ligator” fu un uomo, sia rapato, frustato e cacciato dalla città.

Questa appendice fa sempre parte dell’art. 46.

(XII. 28) De eo qui in sodomitico peccato deprehenso fuerit.

Colui che sarà sorpreso in sodomia sarà bruciato vivo. Così chiunque abbia detto ad altro: “Ego te per anum viciavi” se sarà possibile provare che è vero, siano bruciati entrambi. In caso contrario sia bruciato chi avrà detto tale infamia. Meno male che ferventi cattolici di Pontifex annoverano l’omosessualità tra le malattie (a dispetto del DSM4). Forse rimpiangono le cure di allora?

Non voglio annoiare ulteriormente il lettore, anche perché riconosco che il mio “Latinorum” non è più così fresco come quello dei tempi del Liceo. Mi scuso anzi in anticipo se non ho colto tutte le sfumature linguistiche di questo prezioso documento. Certo, leggere di determinati “delitti”, impensabili/inconcepibili per noi è istruttivo.

La “Rete” sta diventando sempre più fonte di “sapere”. Quello Storico senza interventi esterni. Quello che è facilmente soggetto a verifica, che si vede, si tocca e la cui fonte è controllabile da chiunque con un semplice “click”.

Salvatore Ganci

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