Tra carbone, cemento, bitume e rumenta: Savona viaggia nella bellezza

TRA CARBONE, CEMENTO,
BITUME E RUMENTA:
Savona viaggia nella bellezza.

 

TRA CARBONE, CEMENTO, BITUME E RUMENTA:
Savona viaggia nella bellezza.
 “Per cominciare suggerirei la degustazione d’inquinamento atmosferico prodotto dalla mancata pedonalizzazione del centro urbano e inesistenti piste ciclabili, nonché dalle emissioni di gigantesche navi da crociera, ormeggiate a ridosso dell’abitato urbano;

– siamo poi orgogliosi di consigliare del bitume sotto forma di mega depositi a ridosso del porto turistico e quindi dell’abitato, con assaggio su pavimentazione di chiostri quattrocenteschi del centro storico della città;

– per i palati più raffinati suggerirei la cementificazione, un piatto consolidato a Savona e in continua evoluzione sul fronte mare e nelle prossime volumetrie residenziali di Corso Ricci;

– rammenterei alcune nostre specialità: l’assenza di politiche energetiche alternative alla combustione del carbone, a lungo difesa strenuamente e inutilmente senza lungimiranza e obbiettività;

– e per concludere suggerirei la dolce bellezza del paesaggio della città deturpata anche  da una mancata politica sulla differenziazione dei rifiuti con desideri reconditi e folli di provvidenziali inceneritori;

   

QUESTO E’ IL CIBO PER LA MENTE IN TAVOLA A SAVONA! “

Perdonatemi la parodia di una nota pubblicità progresso recentemente diffusa in tv, ma una riflessione sul modo di fare politica a Savona negli ultimi decenni me l’ha suggerito. Una politica che non ha saputo cogliere le straordinarie trasformazioni che il tessuto urbano poteva offrire per lasciare il posto solo alle azioni speculative, alla logica di un falso mercato che nulla avrebbe prodotto sotto il profilo occupazionale e nulla ha prodotto sotto il profilo di una coinvolgente discussione intellettuale che, a differenza di altre città, è stata assente.

Le minacce del FARE a tutti i costi da una parte, la difesa per opporsi dall’altra.

Nessuno studio, nessuno sviluppo progettuale o critico che emozionasse. Nulla di nulla.

Nessun cibo per la mente.

Io scellerato coraggio nel difendere progetti come, ad esempio, la torre Margonara, i crescent del porto, il “binario blu” col suo chilometrico ponte e, oggi, i grattacieli Solimano, tradiscono un decadentismo culturale intriso d’incompetenza, di superficialità e d’improvvisazione.

La visione schizofrenica sul processo economico e urbanistico della città, in questi anni hanno dato prova di un’incapacità di valorizzare i veri contenuti della stratificazione urbanistica savonese, lasciando il posto ad una barbarica presa di possesso del territorio la cui vivibilità non lascia margini alla ripresa.


Si avvicina, inesorabilmente, un nuovo appuntamento elettorale e nella miriade di liste che si cominciano a proporre, si assisterà nuovamente ad un sostanziale appiattimento dei programmi che, di fatto, a poco servono se non alla farsa della competizione che si concentrerà solo su chi dovrà gestire il potere nel prossimo quinquennio.

La speranza sta nel fatto che nell’allucinazione sociale degli spettatori sonnolenti e fortunosamente anestetizzati, si possa continuare il percorso, magari con gli stessi nomi, consolidati, conosciuti, inamovibili e apparentemente incontrastabili.

Vien da pensare che a Savona solo una procedura potrebbe sovvertire le cose.

 Le primarie? No.

Come avveniva nella democratica Atene del V secolo a.C.: l’ostracismo.


Era un’elezione al contrario ideata da Clistene, dove se un ateniese si pensava potesse nuocere in qualche modo alla polis e totalizzava 6.000 voti contrari dei cittadini, aveva dieci giorni di tempo per salutare amici e parenti e prendere la via dell’esilio per cinque o dieci anni.

Nessuno pretende, oggi, che nomi eccellenti e meno noti della politica savonese abbandonino la loro casa per trasferirsi chissà dove, ma che s’impedisse loro di fare ulteriori danni alla città, questo sì.

Sicuramente si tirerà in ballo l’atteggiamento persecutorio arbitrario, la lesa  libertà dell’individuo e posso anche capire che in un Paese, dove pluricondannati possono continuare a sedere negli scranni del Parlamento, questa proposta faccia inorridire o sorridere, ma sarebbe bello se si potessero escludere ed emarginare dalla politica della città, per i prossimi anni, chi tanti danni ha già perpetrato, chi non ha avuto una visione lungimirante e consapevole, chi non ha messo al primo posto gli interessi del pubblico, chi ha mentito e ritrattato più volte sulle decisioni prese  e poi che male ci sarebbe, per molti, a tornare ad esercitare il proprio lavoro?

    ANTONIA BRIUGLIA  

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