Tornare dal mio viaggio in Germania
Tornare dal mio viaggio
in Germania
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Tornare dal mio viaggio in Germania
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Sono tornata da Friburgo nella Germania sud occidentale. Lì, nel quartiere di Vauban , grande 38 ettari , 5000 abitanti e 2000 appartamenti, le case hanno pareti esterne coibentate in legno, sui tetti pannelli fotovoltaici, tanto verde pubblico, bambini, biciclette ma mancano le auto. E’ stata progettata una tramvia comodamente raggiungibile da ogni casa e tutte le strade interne sono chiuse alle auto. Non ci sono posti auto e garage vicino alle case, ma solo parcheggi ai margini del quartiere. |
La città è cresciuta a misura dei cittadini. Ci sono negozi, ristoranti, banche e scuole in misura maggiore che nei nostri quartieri residenziali dormitorio e si gira a piedi o in bicicletta, con un carrello per portare i bambini o la spesa. Il 70% delle famiglie non possiede un’auto e quindi non deve lavorare due mesi o più per mantenerla perché è presente il car-sharing, ma soprattutto perché coloro che non utilizzano il parcheggio godono di veri e propri incentivi economici. ( la gratuità dell’abbonamento annuale della tramvia)
Friburgo sembra una città speciale, la sua politica architettonica e urbanistica è sicuramente all’avanguardia per quel che riguarda il coinvolgimento della cittadinanza nei cambiamenti territoriali, per l’importanza assegnata al verde pubblico e per lo sfruttamento dell’energia solare. A dimostrazione di ciò, Friburgo ha diminuito consistemente le emissioni nocive e continua a farlo. I tetti della città sono spesso tappezzati da moduli fotovoltaici, stadio compreso, per un totale di energia prodotta pari a 10.000 kW . A rafforzare questa politica, vi sono incentivi comunali, da sommarsi a quelli federali, erogati dallo Stato tedesco. A Friburgo, il quartiere di Vauban nato nel 1996 grazie al Project Group Vauban, è supportato dalla consulenza dei cittadini, cioè del Forum Vauban. . Vauban – 2.000 nuove abitazioni in un’ex base militare a dieci minuti in bicicletta dal centro di Friburgo – ha messo in pratica molte delle idee un tempo liquidate come eco-fantasie, ma che ora si stanno spostando al centro delle politiche pubbliche tedesche e non solo. |
Tutto il quartiere è dotato di elevati standard di riduzione dei consumi ed un alto numero di unità abitative sono case passive oppure producono più energia pulita di quanta ne abbiano bisogno. Un impianto di cogenerazione alimentato da trucioli di legno e gas naturale è agganciato alla rete del riscaldamento, mentre la riduzione del 60% delle emissioni di CO2, è garantita dalla coibentazione dei fabbricati e dall’efficienza dell’utilizzo del calore. |
Mentre l’acqua piovana è raccolta e utilizzata per le case e per l’irrigazione del terreno è interessante sapere che per costruire il quartiere sostenibile Vauban non è stato nemmeno necessario abbattere alberi secolari, anzi, le aree verdi sono state pensate e sviluppate insieme ai futuri residenti, così che molte strade e aree pubbliche sono a completa disposizione dei bambini, trasformate in veri e propri spazi gioco e luoghi di interazione per gli abitanti. Vi sono asili, scuole, piccoli negozi, mercati e spazi ricreativi e culturali… e un gran numero di posti di lavoro a distanza pedonale o ciclabile.
Fantascienza? Sogno? Illusione? Non ho fatto un viaggio interstellare perché Friburgo non è sulla Luna o su Marte! Lì si può costatare che un mondo diverso è possibile, basta volerlo veramente e progettarlo insieme ai cittadini.
Il quartiere Vauban di Friburgo è diventato anche luogo di sperimentazione e applicazione per nuove forme di mobilità e alternative di vita comune, che ne fanno nel complesso modello di sostenibilità da cui trarre ispirazione, motivazione, e la consapevolezza che una città diversa è possibile. «Il rapporto fra giardini pubblici e parcheggi è il migliore singolo indicatore della vivibilità di una città ed è un indizio per capire quanto sia stata progettata per le persone e quanto invece per le automobili» afferma l’ambientalista americano Lester R. Brown. Da un articolo di De Pommereau Isabelle pubblicato su Eddyburg |
De Pommereau Isabelle
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GERMANIA – É l’ora dell’uscita all’asilo di Vauban ai margini della Foresta Nera, ma non c’è nemmeno un monovolume ad aspettare i bambini. C’è invece un corteo di mamme, tutte con il casco – e si trascinano dietro un rimorchietto da bici – che pedalano verso l’entrata. “Vauban è evidentemente un’occasione per le famiglie con bambini per abitare senza automobile” spiega Jan Scheurer, ricercatore australiano che ha studiato in modo approfondito il modello di Vauban. “Era pensato per contenere lo sprawl urbano: offrire alle famiglie la medesima, se non migliore, qualità di vita dei sobborghi, senza trasferirsi là. Ed è molto riuscito”. |
E ci sono parecchi incentivi, perché i 4.700 abitanti di Vauban vivano senza macchine: chi condivide l’uso dell’auto [ carpool] ha un abbonamento annuale gratuito al tram, mentre I posti a parcheggio – disponibili solo in garage ai margini del quartiere – costano 17.500 Euro. Il 40% dei residenti ne ha comprato uno, molti soltanto a vantaggio degli ospiti. Tutto nasce da un gruppo di cittadini lungimiranti che ha preso l’iniziativa di costruire una forma nuova di modello di vita urbano “Sapevamo che la città doveva fare un piano. Volevamo essere coinvolti il più possibile” ricorda Andreas Delleske, all’epoca studente di fisica alla guida del movimento di base che ha co-progettato Vauban. “E fummo accettati come collaboratori dall’amministrazione”. Ma ne è uscito “il piano generale di una città ecologica … unico per l’approccio olistico” giudica Peter Heck, professore di gestione dei flussi all’Università di Trier, sottolineando come si sia trattato di uno sforzo collettivo che ha coinvolto ingegneri, politici, urbanisti e abitanti: molto più di un programma pilota ambientalista.
Sono tornata da un luogo, dove un’utopia si è realizzata ed è partita proprio da un movimento di cittadini come potrebbe essere, a Savona, quello contro l’ampliamento della centrale a carbone che vuole crescere e occuparsi di un nuovo modello di territorio, proponendosi come vero interlocutore a una nuova classe politica che deve necessariamente cambiare pagina e….testa!!!! ANTONIA BRIUGLIA
LEGGI ANCHE IL MIO VIAGGIO DA UN UTOPIA REALIZZATA A UN PAESE DA VENIRE.
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