The floating piers

THE FLOATING PIERS
L’installazione artistica di Christo disegna nuovi percorsi sul Lago d’Iseo, offre un’esperienza unica ai visitatori, valorizza i luoghi e le qualità locali”

 
THE FLOATING PIERS

La passerella di settantamila metri quadri di feltro dai colori cangianti dal giallo all’ocra al marrone, lunga quattro chilometri e mezzo e larga sedici metri, sostenuta da pontili fluttuanti formati da 220mila cubi in polietilene, ha reso possibile, come annunciato dalla réclame turistica della Regione Lombardia e della Provincia di Brescia  ”Una passeggiata sul lago tra Sulzano, Monte Isola e San Paolo.


L’installazione artistica di Christo disegna nuovi percorsi sul Lago d’Iseo, offre un’esperienza unica ai visitatori, valorizza i luoghi e le qualità locali”. Non c’è dubbio che così avvenga e stia avvenendo, al di là delle più ottimistiche previsioni (si contano circa centomila visitatori al giorno, come avveniva l’anno scorso per l’Expo di Milano) ma ancora per pochi giorni: l’installazione, infatti – inaugurata il 18 giugno – verrà rimossa il 3 luglio 2016. Sembra incredibile, ma proprio questa è la caratteristica della “Land Art” interpretata dal geniale artista americano di origine bulgara Vladimirov Yavachev Christo, con la collaborazione nella fase progettuale e organizzativa dell’amatissima  consorte Jeanne-Claude, nata nello stesso giorno e nello stesso anno del marito e collega (13 giugno 1935), mancatagli sette anni fa : tanto impegno di manodopera  e capitali investiti in installazioni effimere, che rimarranno solo nei filmati, nelle foto e nel ricordo di chi ha avuto la possibilità di visitarle in tempo reale. Memorabili i suoi package delle scogliere di Little Bay, nei pressi di Sydney, delle Mura Aureliane a Roma, del Reichstag a Berlino, del Pont Neuf a Parigi, e di altri famosi monumenti, notevoli le sue gigantesche installazioni come quella intitolata Running Fence, una specie di sbarramento lungo circa quaranta chilometri, formato da ampi teloni di nylon bianco che attraversa un desolato territorio californiano e che va a perdersi nell’oceano, o quella formata da una enorme cintura galleggiante color fucsia in polipropilene   con la quale  ha circondato un gruppo di isolotti nella baia di Biscayne a Miami (Surrounded Islands).  


La domanda che viene spontaneo porre di fronte a tanto dispendio di mezzi e di materiali destinati a durare soltanto l’espace d’un matin  è: ne valeva la pena? Per l’artista bulgaro evidentemente sì; riguardo alla passerella sul lago ha detto: “Solo una volta nella vita camminerete sulle acque per 16 giorni e non ci sarà mai più un altro Floating Piers nel mondo dopo il 3 luglio” e ha aggiunto: “Sono felice che tanta gente sia venuta nel weekend, davvero lusingato. Sono anche felice che ci sia stato tempo variabile, così si è avuta la possibilità di apprezzare tutti i colori del progetto con cielo grigio e pioggia. Questo progetto non è un’opera da museo ma è un progetto reale, riguarda  cose vere: sole, pioggia, vento…non cose virtuali”. Si tratta quindi di un’opera concreta e per così dire “aperta” alla variabilità del tempo e delle circostanze ambientali e   al coinvolgimento dei visitatori: “Dovete avere pazienza; se avete fretta non venite a visitarlo, anche l’attesa è parte dell’esperienza. L’opera d’arte richiede coinvolgimento con lo spazio. Tutto, dalla gioia di togliersi le scarpe e camminare a piedi nudi fa parte di quest’opera”. In questa prospettiva il visitatore non è più uno spettatore passivo ma entra anch’esso nell’opera facendola vivere e vivendo con essa quell’esperienza che giustamente è stata definita unica e irripetibile. Proprio qui sta, a mio modo di vedere, la genialità dell’artista, in questa unità di tempo limitato, di luogo,  e di azione che non potrà più ripresentarsi nelle stesse modalità, con le stesse comparse e persino con gli stessi disagi (lunghe code in autostrada e sulla riva del lago in attesa del proprio turno di accesso alla passerella). Non si contano, infatti, le persone e le comitive provenienti da tutta Italia e dall’estero mosse dal desiderio di camminare sulla superficie del Lago d’Iseo, già di per sé incantevole. Tra i primi “fruitori” di The Floating Piers , dopo le autorità locali e nazionali presenti all’inaugurazione anche se non invitate dal progettista, va segnalata una coppia di sposi che, dopo la cerimonia celebrata a Monte Isola, ha voluto percorrere tutto il lungo pontile fluttuante con il corteo nuziale al seguito.


Mai nella storia dell’arte (tantomeno della  Land Art) si può annoverare un tale consenso di pubblico e una tale partecipazione di massa; qualcosa di simile era accaduto ai famosi Bronzi di Riace quando furono esposti, dopo il restauro, per qualche mese presso il Museo Archeologico di Firenze, ma certo non con queste dimensioni numeriche da Expo. Tutto bene dunque? Beh, come è facile immaginare le critiche non si sono fatte attendere; al di là  della  scontata stroncatura di tutta l’opera(zione) immediatamente arrivata da Vittorio Sgarbi (“Una passerella verso il nulla”), hanno  destato qualche perplessità i tre milioni di euro stanziati dalla Regione Lombardia e dalla Provincia di Brescia per il potenziamento dei servizi (trasporti, sicurezza, manutenzione, nettezza urbana…); Legambiente ha lamentato i danni ambientali che l’afflusso di 42mila visitatori al giorno  causerà alla viabilità e alla tranquillità dei paesetti che si specchiano sul lago. Nondimeno, assicurano gli organizzatori, i ricavi sopravanzeranno di gran lunga i costi: i pellegrini (e i curiosi) accorsi per ammirare e ripetere, moltiplicandolo per mille, il miracolo di Christo che cammina sulle acque, porteranno tre milioni di euro al giorno agli alberghi, ai ristoranti e ai negozi del comprensorio. Un altro aspetto critico, anche se messo in conto, è quello dell’usura che il passaggio di centomila persone al giorno non può non provocare alla corsia di feltro giallo-ocra che riveste i cubi di polietilene.


“L’artista consiglia di percorrere la corsia  a piedi nudi – osserva il cronista de La Stampa Flavio Corazza inviato a Iseo – , ma ieri (23 giugno) non eravamo proprio tantissimi a seguirne il consiglio. Sicuramente le cacche dei cani non erano previste, l’unto dei panini alla melanzane che molti divorano sulla ‘spiaggia grande’, quella che circonda l’isola fortezza  di San Paolo di proprietà della famiglia Beretta, neppure. Ma forse va bene così. A Christo non spiacerà…”. E come potrebbe dispiacere a Christo la moltiplicazione dei panini e dei pesci se può sfamare la folla dei turisti dell’arte venuti da ogni parte del mondo per partecipare al suo “miracolo”? Scherzi facili a parte (non è mancato uno spiritoso travestito da Cristo che andava benedicendo gli astanti) The Floating Piers rimarrà un altro esempio di arte effimera che per breve tempo ha coinvolto l’ambiente circostante e i passanti (o i passeggeri) che si sono trovati da quelle parti.

FULVIO SGUERSO

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