Solidarietà a Scajola

Intere pagine di giornali e minuti in tv per sparlare del nostro “idolo”
Figliolo mio non piangere, avrai il regno dei cieli!
Caro Claudio, il popolo è con te, non occuparti del diavolo
Fiaccolate di solidarietà e preghiere a Loano, Albenga, Alassio, Villanova

Intere pagine di giornali e minuti in tv per sparlare del nostro “idolo”
Figliolo mio non piangere, avrai il regno dei cieli!
Caro Claudio, il popolo è con te, non occuparti del diavolo
Fiaccolate di solidarietà e preghiere a Loano, Albenga, Alassio, Villanova

Io Belfagor, demonio del male, non avrei mai immaginato che la cattiveria umana potesse arrivare a tanto. E si accanisse, con inaudita ferocia, contro il nostro ultimo eroe del “risorgimento democristiano” della Liguria.
Farò un breve elenco delle calunnie che porteranno dritto, dritto all’inferno i suoi autori. Non avranno clemenza da purgatorio.

Perché non si può essere cosi malvagi, crudeli, verso un Claudio Scajola che in vita e  già nel “regno dei beati” ha fatto tante opere di bene. Al prossimo. Senza distinzione. Compreso il nostro amato vescovo della Diocesi di Albenga-Imperia.

GIORNALISTI FEDELI E GLI INFEDELI

Marco Preve – Scrive su Repubblica di sabato Primo Maggio 2010 (vedi…): “…I rapporti con il mondo giornalistico del ministro sono importanti. Non tanto per via di una figlia che lavora a Panorama …piuttosto per la vicinanza di molti rappresentanti di categoria al Pdl.  Alle ultime regionali c’erano due recentissimi ex caporedattori locali di Stampa e Secolo XIX negli uffici stampa del Pdl che ha visto il trionfo di Marco Scajola ed il flop di Gianni Giuliano. E poi ci sono le troupe di televisioni locali che lo hanno seguito in viaggi istituzionali all’estero. E sempre a Sanremo c’è fibrillazione per il giornalista che dovrà ricoprire l’ambito posto di capo ufficio stampa al Casinò…”.

Tutte baggianate dell’autore de Il Partito del Cemento che proprio il ministro aveva contribuito a diffondere a piene mani in ogni sua tappa. Con elogi pubblici. E’ il ringraziamento? Quanta ingratitudine se si tiene conto che l’altro coautore del libro Ferruccio Sansa, grazie alle grazie piovute dal cielo, potrà lasciare La Stampa degli Agnelli ed approdare a Il Fatto dei neo miliardari della sinistra. Come poteva avvenire il miracolo senza la “manina imperiese”? in casa Fiat?

Il peccatore e palazzinaro Preve  dimentica che nessun giornalista di questa terra ha  dovuto genuflettersi al “casato”  Scajola. Dove la bandiera democristiana della tolleranza, del rispetto dei ruoli, del premio ai meritevoli, ai probi e parsimoniosi, non è stata mai ammainata.

Possono giurarlo e testimoniarlo i capi ed i capetti che si sono avvicendati nelle redazioni imperiesi e oltre (e alla Rai, sede di Genova?).

L’ordine di scuderia è sempre stato: nessun occhio di riguardo, nessun trattamento di favore, vera informazione, ma senza controinformazione alla Vittorio Coletti,  i potenti passano, noi restiamo. Guai ai servi!

E poi cosa spinge, se non l’invidia, a dubitare del ruolo di volontariato di due ex capi redattori locali? Non hanno ricevuto un centesimo, né in contanti, né in assegni circolari. Ci hanno rimesso pure di tasca.


Il Ministro Scajola

Queste cose il “bombarolo” Preve  finge di non saperle? Per me è proprio lui la pietra dello scandalo, frullatore di notizie inventate di sana pianta. Meriterebbe il camposanto di Zinola.
Maria Corbi –  Scrive su La Stampa  del Primo Maggio 2010:  Casa Scajola? “…Il palazzo affacciato sul Colosseo, linee moderne, con citofoni anonimi che portano solo le iniziali.

Roba da Vip, insomma. C.S. Sono gli unici indizi che svelano l’identità del proprietario di questo appartamento di 180 metri quadri, nove vani catastali…Claudio Scajola il fortunato proprietario, condomino di Lory Del Santo  (a Savona ebbe una bella disavventura per via di un “fidanzato” ndr)  e Raoul Bova. …Come è fiera la signora Scajola della sua casa romana, con vetrate luminose…Una vicenda che ha travolto la famiglia, soprattutto la signora Scajola, ossia Maria Teresa Verda, insegnante di storia dell’arte…ma anche esperta d’arte e curatrice di una galleria di Imperia. E’ stata lei l’artefice e la mente del restauro dell’appartamento, gusto classico con qualche influenza moderna. Una signora che ama ricevere gli amici. Ma oggi no, il citofono suona a vuoto”.

Mamma mia quanto livore! E perfido veleno! Non hanno neppure visto un’altra casa, questa volta villa vera, assai più “vicina al popolo e alla gente comune”, in quel di Imperia, terra natia.

Ci sono stati giornalisti talmente barbari che non esitarono, ricorderete, ad utilizzare suggestive immagini del “santuario scajolano”, da dare in pasto agli Anno Zero. Trasmissione televisiva che mandò in onda l’”aeroporto del ministro”, il “volo Alitalia del ministro”.  Niente di più falso.

Hanno fatto benissimo a castigare quel tale Boffo che sul quotidiano Avvenire dei vescovi  italiani si prestò  pure lui a propagare fango sul nostro illustre concittadino.

E quanti invidiosi di una “santa donna” che ha fatto del perdono la sua ragione di vita. Ha perdonato i nemici, ha perdonato il marito, ha perdonato e saprà perdonare tutti quei vigliacchi che non sanno rassegnarsi alla fortuna e al successo di “casa Scajola”.

Il “trono dorato” ? Conquistato giorno dopo giorno, mese dopo mese, anno dopo anno. E se un domani si scoprirà che c’è un appartamento di famiglia in quel di Milano grideranno ancora allo scandalo? E se, per caso, ci fosse un terreno (inedificabile) acquistato sulla collina imperiese quali altre calunnie inventeranno?

Insomma un ministro cosa deve fare per dimostrare di avere la coscienza tranquilla ed il portafogli “blindato”?  Nulla a che vedere con i portafogli a fisarmonica dei tempi che furono! Ti salutiamo conte Borletti, come stai? Ti ricordi di Belfagor? Mi aveva telefonato quel tal Brivio…”mi raccomando, è un amico…”. Lasciamo perdere.


La casa di Scajola  a Roma

Francesco Viviano –   Primo Maggio, a pagina 4 di Repubblica. “In data 6 luglio 2004 – scrivono nell’informativa i finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria di RomaAngelo Zampolini ha versato 900 mila euro in contanti, senza transitare sul conto corrente, richiedendo l’emissione di 80 assegni circolari di cui 40 intestati a Barbara Papa e 40 a Beatrice Papa, per rispettivi 450 mila euro ciascuno.”

E le sorelle Papa e lo stesso Zampolini, interrogati dai Pm e dalla Guardia di Finanza, hanno confermato che quei 900 mila euro provenivano da  san Diego Anemone e servirono per pagare l’appartamento di (don) Scajola.

In un’altra informativa della Finanza del primo aprile, il 23 marzo Beatrice e Barbara Papa hanno dichiarato di riconoscere gli 80 assegni in parola e che gli stessi furono consegnati loro dal ministro Claudio Scajola , quello vero e non travestito, all’atto della vendita….Il ministro Claudio Scajola probabilmente temeva che l’inchiesta sul G 8 e sull’imprenditore Diego Anemone (il costruttore detenuto che avrebbe contribuito a comprare  casa con vista sul Colosseo) potesse arrivare anche a lui. E per saperne di più, prima ancora che il suo nome finisse sui giornali,  aveva inviato al nucleo speciale di polizia tributaria della Guardia di finanza una nota con la quale chiedeva informazioni sullo stato delle indagini ed in particolare sulle società Stube e Fidear di Anemone….”.

Vittorio FeltriIl Giornale del Primo Maggio: “…Checchè ne dica Il Fatto noi interveniamo, anche energicamente, sui fatti (il bisticcio di parole è inevitabile) sia giudiziari, sia di costume, sia politici, senza distinguere tra amici ed avversari veri o presunti. E a differenza del foglio  diretto da Antonio Padellaro, noi già il 23 aprile ci occupammo vistosamente delle grane di Scajola. Il Fatto prenda atto del fatto (ci risiamo col bisticcio) che il giornale gli ha rifilato un buco…”.

Ed ecco l’articolo de Il Fatto (vedi….). Un antipasto del diluvio posticipato.

Dal mio inferno, che tristezza vedere tanto accanimento contro il nostro compatriota Scajola e famigliari. Forse solo perchè tutti o quasi in posti di comando. I “prevosti” chi ci manderebbero? 

Trucioli Savonesi e Uomini Liberi sono rimasti gli unici poveri diavoli e diseredati dell’informazione pagana che non hanno tradito. Ricordate quando scrivemmo della corsa degli uomini fedeli al “Salvatore” Scajola, quasi un paio d’anni fa?

Vi risparmiamo la lettura. L’unico fedelissimo scajolano, in zona, era solitario, solitario, Enrico Nan che si sacrificò per tutti. Per scongiurare il totalitarismo assoluto nel Pdl  proprio ad opera degli avversari di “re Scajola”.

E l’unico che osò restare a fianco dell’onorevole pietrese, trombato sonoramente, fu il mitico avvocato Alfredo Biondi.  Che dichiarò a Il Giornale: “…Ti ricordi, caro Claudio, da dove provieni…e chi ha contribuito alle tue fortune….?”.

Io Belfagor voglio fare un gioco di parole. Qui lo dico e qui lo nego. Già allora Trucioli “osò” parlare dell’acquisto di case…, case anche a Roma.

Oggi con grande piacere abbiamo notizia della partecipazione solidale e vastissima  alle sofferenze dei “senza casa”, come spesso ci ricorda la Caritas…. “E il nostro Paese sarebbe migliore se i giornalisti seguissero i processi nelle aule giudiziarie anziché farli sui media”.

Belfagor sta dalla parte degli emarginati tutti. I veri amici si vedono nel momento del bisogno. Le fiaccolate in programma nei comuni benedetti dal Signore e dal mattone benefattore vedranno una partecipazione corale, di massa. Bisogna fare in fretta. Vogliamo vedere paginate di foto.

Ci saranno i portabandiera, in prima fila, del centro destra della provincia di Savona. Dal pio Santi, al devoto processionario Vaccarezza, alla perseverante neo miracolata Guarnieri, al “cristiano della notte” Melgrati. E molti chierichetti. Nessuno resti di Sasso.

Dopo don Luciano, vittima, sarebbe ingiusto ignorare “padre Claudio”. L’ultimo martire che è stato pure “raccontato” da un vergognoso fuori onda alla puntata ultima – giovedì 29 aprile- di Michele Santoro, sempre di Anno Zero. Collegati dal carcere dell’ASINARA c’erano operai disperati che mostravano la foto di Scajola e il mitragliere Marco Travaglio, bisbigliava, ridacchiando “Loro non sanno, ma…anche lui è stato in cella, per tre mesi, quando era sindaco…”. All’Asinara parlavano in collegamento Rai dalla cella numero 2.

Chi ricorda il numero di cella del carcere di San Vittore, a Milano?

Ben vengano le fiaccolate. I “senza casa” sono avvertiti. Non mancate.

A cura di Belfagor     

 

 
La Villa di Scajola ad Imperia

Gli articoli del 1 maggio  di Marco Preve da La Repubblica e di Pino Giglioli da il FATTO

Banche, industria, università  viaggio al centro del potere che fa capo al Divo Claudio

La provincia di Imperia è il suo regno ma contano le propaggini genovesi
Sulla battaglia per il nucleare molti i consensi incassati nelle ultime settimane, proprio a partire dal mondo della ricerca e all´interno dell´ateneo più importante della Regione
MARCO PREVE

 In terra, in mare e in cielo. Banche, industria, università, centrali nucleari, porticcioli, aeroporti, editori, Casinò, giornalisti, la famiglia e naturalmente la politica, gli amministratori. Claudio c´è. Altro che gli inni dedicati a Silvio. Claudio Scajola, u ministru, qui può fare a meno delle canzoncine. Questo è il suo regno: la provincia di Imperia con le importanti propaggini genovesi, vedi Banca Carige. Il pasticcio della casa vista Colosseo comprata in nero con i soldi dei tangentari, in riviera non turba nessuno.
C´era un´altra indagine che invece avrebbe potuto preoccuparlo. È quella aperta nel 2006 dalla procura di Sanremo, e che da allora vede indagati per corruzione due persone per un appalto della pista ciclabile di Area 24 e una mazzetta da 70 mila euro. Uno è un imprenditore, Dino Masala (già condannato per turbativa d´asta ma non per questo estromesso da una gara pubblica), l´altro un nome molto vicino a Scajola. Si tratta di Giuseppe Guerrera, attuale capo della segreteria del ministro. La sua ombra si allunga da diversi anni. Si narra che il tentativo di collocare delle microspie in un locale frequentato anche dal ministro sfumò per un equivoco e da allora l´inchiesta langue. Non solo, pochi mesi fa, per un infarto improvviso è morto il pm titolare del fascicolo, Francesco Pescetto. E adesso il caso è nelle mani del nuovo procuratore capo di Sanremo Roberto Cavallone.
Lo stesso magistrato coordina le indagini sugli ultimi scandali del Casinò che toccano da vicino il mondo della politica, e in particolare su una tranche di assunzioni sospettate di essere frutto di raccomandazioni di partito. O di qualche fidanzato di un certo peso.
Ma “u ministru” non sembra inquieto neppure per il possibile coinvolgimento del nipote e del fratello Alessandro, che al momento non sono indagati, nell´inchiesta genovese sui fondi europei. Figuriamoci, lui che ha incassato le due condanne per concussione e corruzione, in primo grado, di un suo ex delfino come Lorenzo Barla, già sindaco di Arma di Taggia. I Barla passano, Scajola resta. Anche perché il suo nome è condiviso da una famiglia numerosa, sempre in prima fila. Qualche sera fa il neo consigliere regionale Marco Scajola ha assistito al consiglio comunale di Sanremo. Una presenza importante: come a dire “gli Scajola ci sono”, che segna la continuità con lo zio.
E se al ministro non danno fastidio i terremoti giudiziari, figuriamoci le questioni di opportunità. Ad esempio quelle che vedono la sua consorte, la signora Maria Teresa Verda protagonista di eventi mondani e culturali. Insegnante di una scuola media superiore la signora è diventata assidua protagonista di master e corsi dedicati al turismo della Facoltà di Economia distaccata a Imperia. Con borse di studio pagate da Promuovitalia, braccio operativo del ministero dello Sviluppo Economico, proprio come Invitalia, ex Sviluppo Italia che di borse ne paga due. Nulla di sconveniente per la titolare del master, la professoressa Paola Massa, che per inciso è moglie dell´ex preside di Giurisprudenza Vito Piergiovanni che nel 2001 laureò l´onorevole studente Claudio Scajola.
Diciamo una casuale “galanteria” nei confronti della consorte. D´altra parte Maria Teresa Verda, nel 2009 faceva parte della giuria del premio giornalistico San Francesco di Sales che venne assegnato a sorpresa… a Claudio Scajola.
Nulla di strano, perché i rapporti con il mondo giornalistico del ministro sono importanti. Non tanto per via di una figlia che lavora a Panorama ed è in attesa di assunzione. Piuttosto per la vicinanza di molti rappresentanti della categoria al Pdl. Alle ultime Regionali c´erano due recentissimi ex caporedattori locali di Stampa e Secolo XIX negli uffici stampa del Pdl che ha visto il trionfo di Marco Scajola e il flop dell´ex presidente della provincia Gianni Giuliano. E poi ci sono le troupe di televisioni locali che lo hanno seguito in viaggi istituzionali all´estero. E sempre a Sanremo c´è fibrillazione per il giornalista che dovrà ricoprire, tra qualche mese, l´ambito posto di capo ufficio stampa del Casinò.
Ma basta spostarsi di qualche chilometro e arrivare a Genova per trovare radici altrettanto forti del potere di “Sciaboletta”, un altro dei soprannome del ministro. Alessandro Scajola, il fratello, è vicepresidente di Carige e nel Cda siedono anche il consuocero Pietro Isnardi e Piergiorgio Alberti, l´avvocato che Scajola ha voluto anche in Finmeccanica, la società che controlla Ansaldo Nucleare, l´ultima grande partita del ministro. Che la gioca anche sul terreno dell´Università. Pochi giorni fa la preside di ingegneria Paola Girdinio ha annunciato l´avvio di un nuovo corso di ingegneria nucleare. Girdinio era stata chiamata da Scajola a far parte del “Comitato di esperti” che deve valutare i 30 progetti del programma Efficienza energetica, destinatari della tranche di 200 milioni di finanziamenti. La preside era entusiasta dei complimenti ricevuti dal ministro Scajola per l´apertura del nuovo corso. Tanto più che a finanziare la cattedra sarà proprio Ansaldo Nucleare. Si gioca in casa, proprio come piace al ministro

 

da Il Fatto

Nomine, mattoni e pale eoliche: il “sistema-Sciaboletta”

  DA IMPERIA A ROMA: IL REGNO FAMILIARE DEL MINISTRO I CORSI UNIVERSITARI DELLA MOGLIE E LE OPERAZIONI NELL’EDILIZIA

  di Pino Giglioli

     “Da casa mia con un colpo d’occhio si cattura tutta Imperia”. Dice così Claudio Scajola. Usa proprio quella parola “cattura” che a molti fa storcere il naso, perché pare tradire uno stato d’animo profondo. Sembra confermare le accuse degli avversari: “Il ministro ha in mano Imperia e mezza Liguria”.

   La Villa di Scajola dice tanto del suo proprietario. Roba da rivaleggiare con villa Certosa. La casa comsimbolo, a cominciare dalla posizione, dominante, sulla città. Gli imperiesi guardano in alto e sanno che il potere a Imperia abita lassù dove il Cavaliere è passato tante volte. Le decisioni si prendono in questa villa del 1870, costruita dagli antenati di Maria Teresa, un nome da regina per la moglie di Scajola. Una casa da sovrano, appunto. A cominciare dal giardino, dalla collezione di piante rare. “Berlusconi ha la passione dei cactus, io quella delle piante tropicali”, racconta “u ministru”, come lo chiamano qui (a Roma invece con meno timore reverenziale è semplicemente “sciaboletta”) . All’interno   sale e saloni tirati a lucido che sembrano usciti da una rivista di architettura. Per non dire del garage con auto e moto d’epoca, l’altra grande passione: ecco la Moto Guzzi V7 con cui Scajola scorrazzava con la moglie, oppure la Jeep Willys originale della guerra. “Ci ho messo 18 mesi per restaurarla, perché io amo le cose che funzionano”, chiosa il ministro. Fino alla Triumph verde su cui partecipa ai raduni. Insomma, una casa segno di buon gusto, ma anche di ricchezza e potere. Il curriculum del ministro parte da qui: fu sindaco di Imperia e parlamentare Dc. Un democristiano, ma con modi per   nulla felpati. Sindacalisti, politici o cronisti, chi lo critica ha vita dura. Come quella volta che replicò alle accuse di Claudio Porchia, allora segretario provinciale della Cgil: “Caro signor Porchia, non sei il sindaco di Imperia, sei il capo di un gruppo parassitario che non conta un tubo e non prende un voto”. Punto.

   Ma questa è storia nota. Il potere scajoliano in Liguria si basa su una rete capillare, dove famiglia, politica e affari si intrecciano. Comuni, enti, società, non c’è stanza dei bottoni dove il clan non abbia un suo rappresentante.

   Ecco allora Alessandro che ripercorre le orme del fratello Claudio: prima sindaco di Imperia, poi segretario generale della Camera di Commercio cittadina, ma soprattutto oggi vicepresidente del cda della Carige, la banca che tiene le redini dell’economia ligure. Uno degli istituti che appoggiarono le scalate dei furbetti del quartierino. Alessandro è stato anche vicepresidente della Autofiori, la società che gestisce le autostrade del Ponente   ligure. Ma i fratelli Scajola sono parecchi: Maurizio, ex segretario generale della Camera di Commercio di Savona è attuale segretario generale di Unioncamere Liguria. Gli Scajola, però, guardano avanti. Preparano il terreno per le nuove generazioni. Così Marco (figlio di Alessandro), che ormai tutti nella Riviera dei Fiori chiamano “il nipote”, è vicesindaco di Imperia. Non solo: è stato eletto consigliere regionale nel 2010. Con il record di preferenze, perché, va detto, nel Ponente ligure pochi mettono in discussione lo strapotere degli Scajola. Anzi, molti li appoggiano e li votano, anche tra cronisti e caporedattori dei giornali. E quando Marco Preve sull’Espresso ha raccontato degli incarichi ottenuti da Maria Teresa Verda (moglie) e Maurizio Scajola (fratello) che tengono corsi universitari in un ateneo in crisi nera, la notizia è stata liquidata con un’alzata di spalle. Intanto 17 studenti su 26 del corso della signora Scajola godono di borse di studio offerte da Promuovitalia e Invitalia, agenzie legate al ministero per lo Sviluppo economico.

   Parenti, quindi, ma anche una schiera di luogotenenti. A volte protagonisti di episodi discussi. Prendiamo la vicenda Shopville, una delle tante operazioni edilizie che stanno crescendo in Liguria (con la benedizione di centrodestra e centrosinistra). Shopville diventa uno dei capitoli del fascicolo su corruzione e mattone che ha toccato anche Lorenzo Barla, ex delfino di Scajola e già primo cittadino di Taggia. C’è poi l’inchiesta sugli appalti milionari per la pista ciclabile di Imperia. Il reato contestato: corruzione. Tra i soggetti coinvolti ecco Giuseppe Guerrera, il capo della segretaria di Scajola, l’uomo di cui il ministro si fida ciecamente: “Conosco la sua correttezza e professionalità. Verrà dimostrata la sua estraneità alle accuse”, cioè aver intascato una mazzetta da 70 mila euro. Sì, proprio quel Guerrera (non indagato) che fu nominato più volte negli atti della maxi inchiesta della Procura di Genova sul porto. La Finanza ascoltando le intercettazioni dell’allora presidente dell’Autorità portuale, scrisse: “Giovanni Novi porta avanti determinate assunzioni nelle quali è evidente, anche   se indiretto, il forte interesse del parlamentare Scajola. A tenere i contatti con Novi è Guerrera”. Si parlava di assunzioni e di consulenze presso l’Autorità Portuale, un ente pubblico. Di una in particolare, quella di un giornalista biografo ufficiale di Scajola (che ricevette un incarico, ma si dimise). Tanti tasselli per comporre il ritratto della Liguria regno di Scajola. Essere “sudditi” porta anche dei vantaggi, come il volo diretto tra Roma e Albenga. Un collegamento che era inserito nella lista dei 28 garantiti con oneri di servizio pubblico: 26 riguardavano tratte con le isole. Poi c’era il volo Crotone-Roma. E, quindi, proprio il Roma-Albenga (che costava 945 mila euro pubblici, uno stanziamento, va detto, arrivato anche   prima della nomina di Scajola nel governo).

   Un volo amato dal ministro che ogni weekend torna nella sua villa con parco e perfino pale eoliche. Tanto che “Style”, il magazine del “Corriere della Sera”, in un’entusiastica intervista su casa Scajola (qui sopra alcune delle foto del servizio) titolò: “Avrebbero dovuto dargli il ministero dell’Ambiente”. Nel Ponente ligure più d’uno, però, ricorda la passione di Claudio per il cemento che lo portò a sorvolare Imperia in elicottero per ammirare il cantiere del porticciolo turistico da cento milioni di euro. A bordo con lui l’imprenditore Francesco Bellavista Caltagirone e Gianpiero Fiorani, che nel calcestruzzo ligure cercò di reinvestire il tesoro guadagnato con le scalate bancarie. Scajola era un semplice passeggero, si dirà. Non ha interessi nell’operazione. Vero, ma tra gli imprenditori della cordata c’è Pietro Isnardi, re dell’olio ligure, nonché suocero di Marco Scajola. Sì, quell’Isnardi che siede con il consuocero Alessandro (Scajola) nel cda della Carige.

 

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