SATANA MINISTRO DI DIO?

SATANA MINISTRO DI DIO?

SATANA MINISTRO DI DIO?

In ebraico il nome satan significa “accusatore, avversario”, e compare nell’Antico Testamento con la funzione di pubblico ministero davanti alla corte suprema di Javé, e vi compare  non tanto come suo avversario ma piuttosto come messaggero o angelo incaricato di tutelare le prerogative e i diritti della divinità sulla terra, là dove risultassero minacciati o vilipesi da creature umane prive del benché minimo timor di Dio.

Quindi Satana, nelle rare volte che viene nominato nell’Antico Testamento,  non si pone contro ma al servizio di Dio, o tuttalpiù come spirito invidioso che agisce ai danni e per la rovina o la punizione dell’uomo. Questa sua funzione attoriale è evidente nel libro sapienziale di Giobbe, dove Satana, anzi, satana (con la minuscola perché è ancora un nome comune, diventerà nome proprio solo nel libro delle Cronache) presentatosi in un giorno d’udienza davanti al Signore insieme ai “figli di Dio”, cioè alle creature angeliche, insinua nella mente di Javé il sospetto che la fedeltà e la pietà di Giobbe non siano  del tutto disinteressate: “Il Signore disse a satana (appena tornato da un lungo giro esplorativo su tutta la terra): ‘Hai posto attenzione al mio servo Giobbe? Nessuno è come lui sulla terra: uomo integro e netto, teme Dio ed è estraneo al male’. Satana rispose al Signore e disse. ‘Forse che Giobbe teme Dio per nulla? Non hai forse messo una siepe intorno a lui e alla sua casa e a tutto quanto è suo? Tu hai benedetto il lavoro delle sue mani e il suo bestiame abbonda sulla terra. Ma stendi un poco la mano e tocca quanto ha, e vedrai come ti benedirà (cioè maledirà) in faccia!” (Gb 1, 8-11). A questo punto  ci si aspetterebbe che Javé mandasse satana al diavolo, non avendo certo bisogno dei suoi suggerimenti nel caso in cui  decidesse di mettere alla prova la fede di una sua creatura; invece, inopinatamente,  Javé accetta la sfida, e lascia carta bianca a satana: può fare quello che vuole dei  beni e della  famiglia di

Giobbe, ma non può toccarlo nella persona.  Come c’era da aspettarsi, satana  colpisce il servo di Dio Giobbe prima nei beni materiali, distruggendogli le case, i pascoli e gli armenti, previa uccisione dei guardiani;  poi negli affetti più cari, uccidendogli i figli  e le figlie. Nonostante tutte queste disgrazie, il buon Giobbe supera la prova, e non maledice ma anzi benedice il Signore: “Nudo uscii dal seno di mia madre, / e nudo vi ritornerò. / Il signore ha dato, il Signore ha tolto, / sia benedetto il nome del Signore” (Gb 1, 21). E con queste parole, a lume di logica, dovrebbe finire l’apologo: Giobbe ha superato l’esame, satana ha perso e Javé ha vinto la scommessa. Ma la logica del Signore non è certo la nostra logica (peraltro antiquata); e infatti, quando satana si ripresenta, in un altro giorno di udienza, ancora tra i figli di Dio, si sente dire da Javé: “Giobbe è ancora saldo nella sua integrità, tu mi hai spinto contro di lui senza ragione, per rovinarlo”. Qui Javé ammette il suo errore e confessa candidamente di essere stato proprio lui a rovinare il suo servo Giobbe, lasciando carta bianca a satana.

Il quale, lungi dal pentirsi, rilancia,  rispondendo così al Signore: “Pelle per pelle, tutto quanto ha, l’uomo è pronto a darlo per la sua vita. Ma stendi un poco la mano e toccalo nell’osso e anche nella carne e vedrai come ti benedirà (cioè ti maledirà) in faccia!” (Gb 2, 4-5). A questo punto tutti, anche i figli di Dio che assistono muti alla scena, si aspetterebbero che Javé, come minimo, fulminasse satana cacciandolo via da sé e precipitandolo nel più profondo inferno, e invece: “Il Signore disse a satana: ‘Eccolo nelle tue mani!

Soltanto risparmia la sua vita” (Gb 2, 6). Eccolo nelle tue mani? A che cosa è dovuto questo “tradimento” (da tradere, cioè “consegnare”) di Javé, che si lascia convincere dall’invidioso satana fino al punto di consegnare  il suo fedele servo nelle sue mani, ben sapendo che cosa  ne avrebbe fatto? La locuzione “pelle per pelle” significa infatti che l’uomo è disposto (almeno così sostiene cinicamente satana) a lasciarsi spogliare dei propri abiti e dei propri averi pur di non essere ferito nel proprio corpo; in buona sostanza, Javé, anticipando Ponzio Pilato, se ne lava le mani, ponendo come unica condizione a satana di risparmiare la vita di Giobbe; per il resto ne facesse quello che voleva! Satana non se lo fa dire due volte e “allontanatosi dal Signore, colpì Giobbe con una piaga maligna, dalla pianta dei piedi alla cima del capo…” (Gb 2, 7). Alla fine, però, malgrado le inenarrabili sofferenze patite, sarà Giobbe a vincere ancora una volta contro l’invidioso e perfido satana, e riceverà, ancora in vita, il meritato premio per la sua fedeltà a Javé. Il quale, sia detto con tutto il rispetto, non esce tanto bene da questa “sacra rappresentazione”, concepita  senza dubbio con intenti edificanti, ma che ci lascia perplessi riguardo alla misericordia di Dio e al suo strano rapporto con la perfidia diabolica di Satana. Si direbbe che, esclusa per principio ogni volontà men che santa da parte Dio, per giustificare la presenza del male – inteso anche come malattia e dolore fisico – sia stato necessario ricorrere a un’entità sprituale malvagia, libera di agire contro la stessa volontà di Dio. Ma chi gli ha lasciato questa libertà se non Dio stesso? Secondo il Magistero della Chiesa cattolica, anche Satana era una creatura angelica, che tuttavia, a un certo momento, da buona che era si traformò in malvagia, trascinando con sé altri angeli divenuti demoni, perché “con libera e irrevocabile scelta hanno rifiutato Dio e il suo Regno, dando così origine all’inferno” (Catechismo della Chiesa cattolica in compendio, 2005). Con libera e irrevocabile scelta. Ma perché irrevocabile? Perché mai gli angeli ribelli, così come sono stato liberi di ribellarsi non possono essere più liberi di pentirsi e di tornare a cantare le lodi del Signore insieme agli altri cori angelici, tanto più che secondo Anselmo d’Aosta (De casu diaboli) e Pietro Lombardo (Sententiae) i demoni non sono tali per natura, ma per aver peccato volontariamente d’orgoglio e d’invidia? Per loro volontà o per volontà di qualcun altro? E chi potrà mai essere questo Altro? Mistero. Quel che è certo è che solo una mente diabolica può aver concepito, insieme agli angeli custodi, anche gli angeli “captivi”, cioè prigionieri della loro stessa volontà malvagia. Forse è per questo che il padre della chiesa Origine ritiene che, alla fine dei tempi, anche Satana sarà liberato dal male, e potrà tornare a cantare come puro spirito la  gloria eterna di Dio.

 

 

 FULVIO SGERSO

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