Riflessioni sulle manifestazioni antifasciste a Savona

Alcune riflessioni sulle manifestazioni antifasciste a Savona

Alcune riflessioni sulle manifestazioni
antifasciste a Savona

 Da diverse settimane Savona, la mia città, è un teatro di guerra, seppur metaforicamente parlando, che cattura l’attenzione dei media e dei social spesso più di ogni altra notizia.

Non ho certezza alcuna ma sicuramente il casus belli è la nota apertura di una sede di una forza politica marcatamente di estrema destra nel quartiere di Villapiana, storico quartiere popolare savonese con una forte connotazione di sinistra, per quanto nelle ultime tornare elettorale si sia oggettivamente spostato su altre forze politiche, la mia compresa. Ma una visione d’insieme non può negare che in questa fase di governo nazionale 5 stelle/lega diventi determinante per una sinistra nazionale in evidente crisi di identità cercare strumenti di aggregazione per riproporsi come alternativa credibile: come in tante occasioni, la storia è ciclica, l’antifascismo è uno degli strumenti maggiormente utilizzati.

Una sede di Casa Pound

Vorrei dare una mia lettura dei fatti, assolutamente personale, se i temi sono i 2 sopracitati, almeno dal mio punto di vista, le riflessioni sono 2 e distinte.
La questione delle sede di questa forza politica nel quartiere, deve essere affrontata con un ragionamento a monte, ovvero che tale forza è riconosciuta dall’ordinamento vigente, accettata e non ripudiata dagli organi preposti che ne consentono la presenza nelle competizioni elettorali nel rispetto dei regolamenti e delle leggi elettorali applicabili. Ovvero stiamo parlando di un partito riconosciuto dallo Stato che, fino a prova contraria, non è contro l'”ordinamento costituito” e non viola ad oggi le leggi che impediscono la ricostituzione o il richiamo esplicito al fascismo, come diversamente tanti esponenti politici presenti in varie fila politiche membri di logge massoniche che, come in passato fu per la P2, sono o erano chiaramente contro il nostro sistema democratico.
Dal mio punto di vista ne consegue che, benché nulla abbia da spartire con questa forza politica, non c’è titolo per negare che tale sia presente, anche fisicamente, sul territorio. Non piace? Si, ma il punto dove affermarlo è nella cabina elettorale, fintanto che non ci sia un comportamento “eversivo” perseguibile proprio da quel corpus giuridico che la cultura antifascista ci ha regalato. Con molti sacrifici.
E veniamo proprio all’antifascismo. Sia prima di essere eletto nelle fila del Movimento 5 Stelle sia oggi, apprezzo molto le cerimonie, ad esempio di ricorrenza del 25 aprile, prima fra tutte quella di Piazza Martiri, che ha tutti gli ingredienti per un omaggio di alto profilo ai valori della Resistenza nella nostra città.
 


La manifestazione antifascista

Non mi sono mai chiesto se per essere antifascista sia necessario fare o partecipare ad un numero ben preciso di manifestazioni, se si devono collezionare dichiarazioni precise o se si devono accusare di “fascismo” questi o quelli. A febbraio sono stato in visita istituzionale nei campi di sterminio di Auschwitz con diversi studenti delle scuole liguri: ho visto l’orrore, quello vero, quello che un regime che nega la libertà e persegue con vergognose leggi razziali i propri simili. Io non so se questo basta ad occhi esterni a farmi apparire come un convinto “antifascista”.

Io mi limito a rispettare le leggi, a capire se sono giuste o sbagliate ed usando gli strumenti democratici che abbiamo modificarle se non mi soddisfano, a rispettare la Costituzione e preservarne le parti fondanti e nobili, avere ben chiaro i valori in campo durante gli anni che hanno segnato così profondamente la nostra nazione e trasmetterlo agli altri, in primis le mie figlie. 

La storia ci racconta i fatti e i morti, la storiografia ci spiega le ragioni e i valori in campo: il nostro paese ha vissuto una profonda lacerazione nel secolo scorso ed è necessario avere sempre ben chiaro quali erano i valori giusti e quelli sbagliati: libertà e dittatura. Semplice e chiaro.
Non ho partecipato alle recenti manifestazioni a Savona, in particolare l’ultima, non perché non mi riconosca nei valori nobili potenzialmente espressi, ma perché in questa fase, come ho premesso, si vive un processo di tentata aggregazione della sinistra che ruota intorno al concetto di antifascismo. La necessità di manifestare per richiamarmi a questo valore, per me cosa assodata e metabolizzata nella vita quotidiana, in questo momento a Savona ho percepito fosse in secondo piano; non mi è chiaro tanto quanto il fatto che per alcuni esponenti, spesso riconducibili ad area “di sinistra” ci sia questo clima di ritorno al fascismo, a meno che non sia una opposizione politica al governo nazionale, del tipo sono populisti? Sono avversi agli immigrati? Sono sovranisti? La manovra economica è sbilanciata? Tutte opposizioni legittime, ma si tratta di posizioni politiche, non di “valori”.
Se dovessi percepire un tentativo di violare i principi di cui è intrisa la nostra Costituzione, quindi dei valori espressi, di cui il faro guida è l’antifascismo ovvero il valore della libertà, sarei molto netto su molti fronti, ma questo picco di polemiche a Savona nasce soprattutto da altre questioni, penso molto più terrene.

Il Sindaco all’inaugurazione della lapide

Certamente il Sindaco Caprioglio ha fatto degli errori che nel suo ruolo non poteva permettersi, dalla lapide di cui si è scusata ad un certo atteggiamento della propria maggioranza, gesti e manifestazioni non possono essere affrontati con leggerezza e le troppe scuse a posteriori sono sintomo di evidente difficoltà, ma come sempre saranno gli elettori a dare il giudizio definitivo, del quale peraltro vedo una critica piuttosto evidente. Troppi problemi irrisolti a Savona, poca concretezza nell’affrontare alcune questioni dirimenti e poca visione di Savona da qui a 20 anni, perché da qui a sopravvivere credo che i Savonesi possano fare anche da soli.

Le ultime dichiarazioni dell’assessore Viale, sono però apparse come un intervento quanto mai inaspettato, mi hanno colpito: non le ricordo dichiarazioni di questo tenore politico, ne tantomeno di tipo organizzativo visto che il segretario regionale non è più lei da alcuni anni ma lo è Rixi, attuale viceministro. E faccio fatica a ricordare interventi dell’assessore su Savona che non fossero temi relativi alla sanità, che spesso anche io ho sollecitato dal centro ictus alla radiologia interventistica: ora però l’assessore si preoccupa di criticare un Sindaco, democraticamente eletto, perché partecipa ad una manifestazione autorizzata. Sindaco che il suo partito sostiene.

 

Sonia Viale e il Sindaco alla manifestazione

Quindi ci sono almeno 2 aspetti: uno rappresentato da una questione di partito, Lega, e l’altro di merito, sulla manifestazione: se non piace non si partecipa, se ci sono all’interno di una manifestazione episodi negativi si condannano, essere “di destra” in una democrazia moderna peraltro non implica  essere “fascisti”, tutt’altro di norma, ma se un Sindaco partecipa e il partito che lo sostiene non vuole, allora abbiamo un problema di partito, che è relativamente interessante per i Savonesi e decisamente lontano da questioni di valori.

Credo che l’assessore alla sanità Viale debba occuparsi di Savona, certamente, in primis finalizzando il centro ictus come da una mozione a mia prima firma che non è mai stata attuata, che debba identificare le risorse necessarie per consentire l’acquisto delle macchine di radiologia interventistica che ho sollecitato con una interrogazione a mia prima firma e che per il resto è bene verifichi le questioni politiche all’interno del suo partito e della maggioranza che sostiene il sindaco Caprioglio. Forzato oltre modo il parallelismo con i tragici fatti di Roma, un assessore regionale con delega anche alla Sicurezza non dovrebbe scivolare su questi parallelismi. Se non va bene la maggioranza come costituita, ci sono gli strumenti per decretarlo formalmente, ma non si faccia politica di partito sul tema antifascismo a Savona senza conoscerne le implicazioni. 


Il Comune di Savona

Non vorrei però cadere nel più classico “benaltrismo” ovvero la logica del “ci vuole ben altro…, i problemi sono ben altri etc… “, credo sia giusto manifestare per affermare o riaffermare valori fondanti della nostra repubblica, sia legittimo e doveroso anche prendere le distanze da chi, in una manifestazione partecipa con spirito costruttivo e chi con spirito distruttivo, credo che anche chi non ha partecipato, considerando che Savona conta oltre 60.000 abitanti, non possa e non debba essere considerato fascista, non vorrei passasse questo tipo di messaggio perché sono rimasti a casa, non sempre sfilare per strada equivale all’essere i più nobili interpreti di questo o quel valore, non per tutti almeno.

A me preme capire se in prospettiva, Savona, ha le condizioni per costruire qualcosa che vada oltre l’ordinaria amministrazione, quasi commissariale, che superi il concetto di quelli di prima, quelli di adesso e quelli che potrebbero ma non ci sono, che ci siano elementi per un progetto più ampio di sviluppo che guardi oltre le mere scadenze elettorali, dai dieci ai venti anni. Che ci sia un impegno collettivo, qualcosa di più che una replica della politica nazionale che non può essere applicata a livello locale con le stesse dinamiche.

Che il collante dei pro e dei contro non sia solo l’antifascismo, valore decisamente nobile, o altri casi come alcune passate ordinanze, mi sia perdonato il parallelo volgare e decisamente meno nobile, che hanno riempito le cronache cittadine tanto quanto il primo, ma che ci sia un certo orgoglio di voler puntare ad una città migliore, in tutti i sensi.

   Andrea Melis Consigliere Regionale del M5S

 

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