Qualità e quantità

QUALITA’ E QUANTITA’

 

QUALITA’ E QUANTITA’

Mauro Cosmai *

E’ in continuo aumento il bisogno di autoassicurazioni, in un mondo che fa ben poco per ridimensionarle e per contro le foraggia, non escluse quelle legate alla medicina e alla psicoterapia. Il tutto merita sicuramente una riflessione perché affrontare i problemi con l’ausilio della suggestione nonché delle cattive e interessate informazioni ha il potere, facile intuirlo, di condizionare e influenzare negativamente senza avvertire con chiarezza le problematiche di fondo. Il serio e ragionevole rischio riguarda le stesse dinamiche compensatorie quando si fondano unicamente sulla quantità, a scapito ovviamente di ogni componente qualitativa.

Il discorso andrebbe indirizzato molto più a monte; affonda le sue radici prima ancora della filosofia e della psicologia, nelle religioni, il cui gradiente di credibilità parrebbe dato dai numeri. Il trionfo del livello emotivo su quello razionale.

Tra le righe dell’ostentazione della quantità di fedeli si devono pertanto leggere infinite sfumature e caratteristiche che la connotano in modo inequivocabile. La quantità giocherebbe ancora una volta un ruolo di primo piano nel processo autorassicurativo, identificando (sempre a livello emotivo) la credibilità e la veridicità del dettato sacro con il successo planetario.

Il concetto di fondo, anche se gli argomenti sono esposti in termini necessariamente semplicistici, ha comunque un preciso aggancio scientifico che dimostra le (ben studiate) incongruenze. In altre parole dare per scontato che una religione è più vera di un’altra unicamente per il numero preponderante di credenti è come dare per scontato che la maggior parte della popolazione terrestre sia lucida e intelligente oltre ogni dire. Ma, senza dilungarci inutilmente sulla questione, i fatti dimostrano invece il contrario, la storia insegna, indiscutibilmente.

L’abbracciare un credo religioso anziché un altro è di regola collegato alle caratteristiche di ogni singolo individuo, ed è opportuno ricordarlo, in base alla collocazione (casuale) sociogeografica. Tutto il resto riguarda ricami (se non masturbazioni) mentali.

L’uso di un determinato linguaggio o meglio il rifiuto di una comunicazione per canali più semplici e immediati l’hanno sempre fatta da padroni. Paul Thiry d’Holbac, un illuminista francese, attua un’interessante sintesi del fenomeno: “Se la religione fosse chiara, avrebbe molto meno attrattiva per gli ignoranti. Hanno bisogno di oscurità, di misteri, di terrori, di favole, di prodigi, di cose incredibili…Più una religione è assurda e piena di stranezze, più acquista diritti su di loro… più le cose sono inconcepibili più sembrano divine, più sono incredibili, più s’immagina che il credervi sia un merito”.

In democrazia si può dubitare della capacità critica delle maggioranze, oggi non più silenziose, ma per ovvi motivi l’argomento rimane ancora un potentissimo tabù della modernità. E poi, alla fine, ogni Paese ha la religione e la politica che si merita.

    * psicoanalista – sessuologo

    (docente universitario)

 Gli aforismi di Mauro Cosmai

 

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