Quale il testo autentico e quale la “pia frode”?

Quale il testo autentico e quale la “pia frode”?
Se mi metto un attimo nei panni dello Spirito Santo rimarrei un po’ in imbarazzo nel prendere atto che gli uomini hanno scritto facendolo apparire come contraddittorio.

Quale il testo autentico e quale la “pia frode”?

Se mi metto un attimo nei panni dello Spirito Santo rimarrei un po’ in imbarazzo nel prendere atto che gli uomini hanno scritto facendolo apparire come contraddittorio. Ma come? Ora che i testi sacri abbondano sulla Rete, che tutta la “Letteratura” ispirata si trova su tante biblioteche numeriche, viene il dubbio se nel testo già manipolato di Matteo non ci si sia limitati ad “aggiunte intercalate nel testo” ma a una vera e propria “rivoluzione del testo stesso”.

Leggiamo su: “la Chiesa.it” tre versioni di un interessante passo di Matteo che, tòh, ci fa scoprire di botto come mai e poi mai la Chiesa (anche con Francesco papa) mai rinuncerà alla indissolubilità del matrimonio.

Allora gli si avvicinarono alcuni farisei per metterlo alla prova e gli chiesero: «È lecito a un uomo ripudiare la propria moglie per qualsiasi motivo?». 4Egli rispose: «Non avete letto che il Creatore da principio li fece maschio e femmina 5e disse: Per questo l’uomo lascerà il padre e la madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una sola carne?

6Così non sono più due, ma una sola carne. Dunque l’uomo non divida quello che Dio ha congiunto». 7Gli domandarono: «Perché allora Mosè ha ordinato di darle l’atto di ripudio e di ripudiarla?». 8Rispose loro: «Per la durezza del vostro cuore Mosè vi ha permesso di ripudiare le vostre mogli; all’inizio però non fu così.

9Ma io vi dico: chiunque ripudia la propria moglie, se non in caso di unione illegittima, e ne sposa un’altra, commette adulterio».

10Gli dissero i suoi discepoli: «Se questa è la situazione dell’uomo rispetto alla donna, non conviene sposarsi».

11Egli rispose loro: «Non tutti capiscono questa parola, ma solo coloro ai quali è stato concesso. 12Infatti vi sono eunuchi che sono nati così dal grembo della madre, e ve ne sono altri che sono stati resi tali dagli uomini, e ve ne sono altri ancora che si sono resi tali per il regno dei cieli. Chi può capire, capisca». 

Questa è la versione CEI 2008. Quanto sopra farebbe parte di un Cap. 19.

Rileggiamo ora la versione che figura nella “Vulgata”, anzi, saltiamo pure le “Vulgate” già ritoccate dal VI Secolo in poi e andiamo alla “Nova Vulgata” del 1979. La trovate facilmente su…EVANGELIUM SECUNDUM MATTHAEUM

Al 19 troviamo un laconico: “3 Et accesserunt ad eum pharisaei tentantes eum et dicentes: “ Licet homini dimittere uxorem suam quacumque ex causa? ”.

4 Qui respondens ait: “ Non legistis quia, qui creavit ab initio, masculum et feminam fecit eos

5 et dixit: “Propter hoc dimittet homo patrem et matrem et adhaerebit uxori suae, et erunt duo in carne una?”.

6 Itaque iam non sunt duo sed una caro. Quod ergo Deus coniunxit, homo non separet ”.

7 Dicunt illi: “ Quid ergo Moyses mandavit dari libellum repudii et dimittere? ”.

8 Ait illis: “ Moyses ad duritiam cordis vestri permisit vobis dimittere uxores vestras; ab initio autem non sic fuit.

9 Dico autem vobis quia quicumque dimiserit uxorem suam, nisi ob fornicationem, et aliam duxerit, moechatur ”.”

C’è sempre quella “riserva” sul “nisi ob fornicationem” che, dopo decenni in cui non maneggio il Latino oserei tradurre “se non in caso di fornicazione”. C’è, mi pare, una eccezione all’indissolubilità. Che il testo sia “manipolato” dalla iniziale versione greca lo si comprende dalla comparsa del “libello di ripudio”.

Proviamo ad andare più indietro? Io trovo una versione ancora più sintetica e più fedele al testo greco:

Audistis quia dictum est antiquis : Non mœchaberis. Ego autem dico vobis : quia omnis qui viderit mulierem ad concupiscendum eam, jam mœchatus est eam in corde suo.29 Quod si oculus tuus dexter scandalizat te, erue eum, et projice abs te : expedit enim tibi ut pereat unum membrorum tuorum, quam totum corpus tuum mittatur in gehennam.30 Et si dextra manus tua scandalizat te, abscide eam, et projice abs te : expedit enim tibi ut pereat unum membrorum tuorum, quam totum corpus tuum eat in gehennam.31 Dictum est autem : Quicumque dimiserit uxorem suam, det ei libellum repudii.32 Ego autem dico vobis : quia omnis qui dimiserit uxorem suam, excepta fornicationis causa, facit eam mœchari : et qui dimissam duxerit, adulterat. 

E’ la “Vulgata Clementina?”… Non vi annoio oltre …

Provate a confrontare quest’ultima “sintetica” versione del Vangelo secondo Matteo con le precedenti e rimarrete sorpresi.

Qui, rischiando una pessima figura per il mio dismesso Latino traduco:

“Chiunque mandi  via sua moglie, le dia il libello di ripudio. Io dico a voi: poiché  chi avrà mandato via sua moglie, ad eccezione del caso di fornicazione,  ne fa una puttana e chi la prenderà commetterà adulterio”.

Sarò grato a chiunque correggerà il mio Latino arrugginito e/o la mia traduzione nella sostanza (lo fece già San Gerolamo traducendo dall’Ebraico in Greco …);  da Fisico non lo maneggio da almeno mezzo secolo. I tempi dei verbi non sono certo il mio forte … La sostanza di questo “libellus repudii” (tipico del (tardo) Diritto Romano e non certo di quello ebraico) era vista da Gesù come una tutela per la donna “ripudiata”, mitigando così la dura e misogina Legge Mosaica.

Comunque è sorprendente prendere atto come questo tema “dell’indissolubilità del vincolo matrimoniale” sia passato da poche righe del testo greco al papocchio della versione CEI 2008.

Ma ricordo comunque che, sempre in una recentissima versione CEI si legge un ambiguo : “eccetto che in caso di concubinato” per “excepta fornicationis causa”. Insomma il Vangelo di Matteo non termina mai di trasformarsi. Insomma, fa  sorridere leggere delll’avvertimento di uno scriba in margine al testo di Eb 1, 3 nel Codice Vaticano: αμαθεστατε και κακε αφες τον παλαιον μη μεταποιειa, “sciocco e cattivo, lascia il (testo) vecchio, non elaborare!”… (LEGGI).

A quanto pare gli “sciocchi e cattivi” continuano il loro lavoro anche oggi.

Il vero problema, se volessimo essere seri, è di tipo linguistico, se vogliamo riferirci ai testi della tradizione. Si tratta di comprendere bene se “fornicationis causa” sia da intendersi per “infedeltà” (come pare logico) o no.

Su “moecha” avrei meno dubbi. La radice del termine è comune in Greco e in Latino   e Catullo lo usa disinvoltamente per  indicare … ma no … : provate un po’ voi a tradurre “mentula moechat” se “mentula” è la forma “volgare” del pene …

 

Salvatore Ganci

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