“Quando l’America si innamorò di Mussolini”

Libri- Pagina Cultura
“Quando l’America si innamorò di Mussolini”
di Ennio Caretto

Recensione di Franco Ivaldo

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 “Quando l’America si innamorò di Mussolini”
di Ennio Caretto
Editori Internazionali Riuniti
Recensione di Franco Ivaldo
 Nella foto la copertina del libro scritto dal giornalista ENNIO CARETTO.

Tutte le polemiche suscitate dallo storico Renzo De Felice, per la sua opera monumentale sul fascismo si sono rivelate, col trascorrere degli anni, assurde e pretestuose. Si è scritto sempre di più sulla storia del ventennio e sul suo protagonista.

Storie spesso critiche, ma sempre più vicine alla realtà di quei tempi.

Ci sono stati, ad esempio, i libri di Vittorio Emiliani: il paese dei Mussolini, i tre Mussolini, il Fabbro di Predappio.

I movimenti femministi hanno cominciato ad interessarsi alla famiglia del duce e si è scoperto che – dal punto di vista psicologico – la madre, Rosa Maltoni, che era una maestrina elementare deve avere avuto grande influenza sul futuro dittatore, ad esempio la sua predilezione per la storia romana. Era egli stesso un maestro elementare, se la memoria non ci inganna.

Ultimo in ordine di tempo, il bellissimo libro di Ennio Caretto.

Ci narra la storia segreta, uscita da documenti “top secret” che il giornalista (Caretto è stato corrispondente della Stampa da Mosca, da New York della Stampa e del Corriere della Sera) ha avuto modo di scoprire.

Agli americani di quei tempi piaceva il modo di fare del duce: galante e canagliesco, da duro e al tempo stesso da latin lover.

Ecco perché – spiega sapientemente Caretto – le alte sfere di Washington non combatterono il fascismo. Dapprima, neppure alla scoppio della Seconda Guerra Mondiale.

Anzi, agli inizi vi fu negli States persino chi lodò l’operato del duce. Piaceva forse anche ad Hollywood. Erano i tempi di Rodolfo Valentino.

Comunque, vi furono le imprese di Italo Balbo. Sul ring, non aveva rivali Carnera. Eppoi, Mussolini era l’uomo dei Patti Lateranensi del Concordato, della gioventù sportiva.

The Mentor – non dimentichiamolo – era il maestro di uomini politici britannici come sir Osvald Mosley, belgi (Leon Degrelle) e, purtroppo, fu il maestro di fascismo del dittatore tedesco.

I rappporti con Churchill, del resto, rimasero cordiali inizialmente.

Ma fu soprattutto l’America ad essere sedotta dal maestro di Predappio e, questo, vista la mole di documentazione storica alla quale Ennio Caretto aggiunge un importante capitolo , resta incontrovertibile.

 Franco Ivaldo

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