PROTESTE IN LIGURIA

PROTESTE IN LIGURIA
Anche la Liguria diventa luogo di testimonianza di un malessere

 PROTESTE IN LIGURIA

Anche la Liguria diventa luogo di testimonianza di un malessere

Anche la Liguria in questi giorni non rimane indietro nelle manifestazioni di protesta che testimoniano, sempre più, il malessere di un Paese che si sente, ormai, drammaticamente lontano da chi dovrebbe governarlo.

 Le ultime vicende sulla manovra finanziaria divulgata, ritrattata, ritoccata, rimangiata, blindata, sono state il colpo finale alla credibilità di una classe politica interessata solo a difendere i suoi privilegi di “casta” e quelli di chi , da troppo tempo occupa posizioni di immunità, evadendo e nascondendo i suoi guadagni in modo illecito.

La crisi economica, gli italiani lo sanno, finirà per essere pagata da chi ha pagato da sempre, con l’aumento dell’IVA, con l’aggressione alle pensioni, con nuove tasse che sostituiranno la mancanza di servizi, con l’inflazione che colpirà le classi più deboli e la disoccupazione che colpirà i giovani in modo irreversibile.

Chi guadagna cifre da capogiro e chi non dichiara, i tantissimi che in Italia riescono ad evadere, loro, continueranno a non pagare.

I costi della politica, poi, quelli non si toccano. Le Provincie che dovevano sparire, cambieranno solo nome grazie ad un’invenzione del Ministro  leghista, Calderoli; il contributo di solidarietà dei parlamentari è stato, da loro stessi, ridotto e il loro numero si vedrà di diminuirlo più avanti con un’apposta Legge Costituzionale. Cioè mai.

Questo sarebbe valso una discesa in piazza immediata da parte di tutti, magari sostenuta dai partiti dell’opposizione, ma l’Italia è un Paese strano. Le rivoluzioni non le sa fare, perlomeno non quelle che si possono chiamare tali, ma non si può neanche dire che il suo popolo sia sempre disposto ad ingoiare.

Capita così che in un’occasione pubblica o in una manifestazione di piazza o in un Convegno la protesta emerga, magari con contorni definiti ma efficaci, in modo che i mass media non la possano nascondere o ignorare. 

 Anche la Liguria testimonia il suo malessere, lo fa da tempo con le manifestazioni di lavoratori che si vedono chiudere le aziende per trasportare il loro stesso lavoro altrove. Lo fa con i suoi scioperi di piazza, ma lo fa anche alla festa PD di Genova quando, davanti all’Amministratore Delegato delle Ferrovie dello Stato, Mauro Moretti, invitato a parlare proprio di TAV in una regione dove il trasporto ferroviario, soprattutto quello pendolare, non è certo un esempio da seguire, i familiari delle vittime del disastro ferroviario di Viareggio e i rappresentanti NO-TAV manifestano tutto il loro malessere.

 Lo fanno in modo forte, sentito, disperato ma civile.

Quale ingiustificato poliziotto antisommossa potrà fermare la protesta di chi non ha avuto ancora risposte sulla colpevole morte di un congiunto? O sull’inutile rapina di un territorio che a fronte di fiumi di denaro spesi per trasformarlo non tornerà più a essere quello che è? 

 Anche la Liguria diventa luogo di testimonianza di un malessere.

Succede che scelga la farsa di un giro Ciclistico, quello cosiddetto “della Padania”, voluto dalla Lega, dallo stesso “Trota” in persona, si dice, organizzato in un mese e comunicato, in quattro e quattr’otto, ai Comuni che avrebbero dovuto attrezzarsi per il suo attraversamento.

I Comuni, magari quegli stessi che, qualche giorno prima, erano a manifestare a Roma perché gli effetti della manovra toglieranno loro, le risorse per i servizi essenziali che cadranno inesorabilmente, con ulteriori tasse, sulle spalle dei cittadini.

Quegli stessi Comuni chiamati a organizzare e sostenere il passaggio della corsa con tutto quello che comporta.

Così, nonostante lo sponsor della Federazione Ciclistica Italiana, molti Sindaci, non solo liguri e di diverso colore politico, non hanno permesso  alla corsa di attraversare il loro territorio.

Succede, ad esempio, che mentre il Comune di Albisola Superiore, Sindaco Orsi (PdL), non permetteva l’attraversamento, Albissola Marina e Savona (PD) lo facessero. 

 Era prevedibile che in un’Italia segnata da continue contraddizioni della politica e di chi la Governa, dove mentre si sta ancora festeggiando l’Unità d’Italia ma si accetta la definizione di un ente territoriale, la Padania, che, di fatto, non esiste: la corsa si trasformi in un calvario.

Un calvario per i ciclisti, un calvario per le forze dell’ordine.

 A Savona e ad Albissola Marina sembra un impercettibile passa-parola quello che permette alla gente di improvvisare organizzate contestazioni con bandiere italiane, striscioni, cordoni umani che riescono persino a deviare il percorso della gara.

Mentre esplodevano le polemiche sul fatto che questa fosse un’iniziativa politica e quindi una gara da annullare, la gente manifestava il suo sdegno, la propria voglia di dire “Basta!” a chi organizza corse propagandistiche di un’idea, quella della Padania, che sta miseramente morendo proprio a Roma, dove mentre si promette di non toccare le pensioni, di moralizzare la politica dando per primi l’esempio, si fa tutto il contrario per conservare proprio quelle poltrone “romane”, tanto vituperate.

Non penso sia stata una bella idea quella dei Sindaci che, proprio in questo momento hanno sostenuto l’iniziativa della corsa.

Non per l’iniziativa in se stessa che di sportivo, nei fatti, aveva poco, ma proprio per le risorse che si chiedeva loro di mettere in campo. Sarebbe stata una bella occasione per far emergere un civile movimento di protesta, vicino a quello dei cittadini che amministrano.

Non ritengo sia stata neanche una bella idea quella del PD, di invitare, a Genova, Moretti a parlare di TAV.

 Due esempi di scollamento dai cittadini e dalle loro esigenze, da chi sente, ancora una volta, il peso dei sacrifici che dovrà sopportare per coprire quanto manca dalle casse pubbliche, mentre  continuano quegli  accertati sprechi e privilegi  inaccettabili di sempre.

In Liguria nessuno ha versato letame o puntine sul percorso ciclistico e nessuno ha malmenato nessuno.

L’agente ferito è stato investito da un’automobile della gara.

Nessuno a Genova ha lanciato pomodori o ha minacciato alcuno con improbabili armi, eppure, ancora una volta, questi due momenti di protesta sono stati etichettati come “incivili”.

Giudizi, questi, di una classe politica che, essa sì, di “civile” ha proprio poco.

Qualunquista, corrotta, vecchia, arrogante, nepotista, magnifiche doti per cui la classe politica italiana tutta (quella ligure compresa) è ormai “famosa” nel mondo.

                                                                  ANTONIA BRIUGLIA 

 

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