PLAUSO DI MEMORIA




Da ‘I RACCONTI DI CELLE’ di Gaetano del Ghiare (1899-1965), che faceva Arecco di cognome

“Al lupo di mare, Bartolomeo Craviotto, falegname e marinaio, che seppe vincere i più forti pescatori vincendo a nuoto, il doppio miglio: Capo Madonnetta – Savona.
E nella risacca della sua nuotata, crollarono i pi temuti campioni, di fronte a lui che viveva tra la pialla e la sciabiga, cibandosi tante volte di molluschi e di castagnole.
Amò il mare e doppiamente la vecchia madre; e per essa lavorò e patì la fame, mentre con l’ingiustizia gli uomini tentavano di porlo tra i fannulloni.
Fu aiuto organista di Mordeglia, fu cantore dell’alba, commovente risonanza del mare che si esprimeva nelle feste per i marinai e non nelle orgie.
Ed io che ne fui tanto amico da quando aprii gli occhi, lo ricordo nella spiaggia dove passeggiando salutava la maretta ascendente e nella sabbia livellata dall’onda ricercava la fortuna.
Già vecchio ritornava a casa bagnato e senza speranza, muto invocava la fine per uguagliarsi tra i più; non malediva mai la sua miseria, il suo nimo mai gettò una bestemmia. Baciava piangendo la ottantacinquenne, nel ricordo del migliore passato.

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Era compagno e reduce dall’Argentina col vecchio Bacicin; parlava il castigliano, si rammentavano il Rio, la Boca, la Cage Savedra; ricordavano i velieri, gli italiani che lavoravano, che guadagnavano, che perdevano. Saltavano lieti il bel tempo e le bonacce, nei giorni di mareggiata salivano per le colline a saziarsi di frutta o in cerca di legna. Dividendo i pochi soldi, erano amici di osteria. A ridosso del muraglione giudicavano il tempo e la pesca. Per il dolore di un reuma odiava i burrascosi cirri che salivano dal ponente presagi di tempesta. Colleghi di pesca, calavano i tremagli e i palamiti dai quali traevano un live sostenimento.
Ne rivedo l’immagine mingherlina, saltare sull’onda a gettare l’ultimo palo nel varo di una barca. Certe feste era vestito di nuovi panni donatigli dai parenti di qualche defunto.
Fu liberale, amico dello scomparso Onorevole Poggi che ci donò l’acquedotto; e da lui riceveva al sabato il soprassoldo. Attorcigliava le corde con la precisione di una macchina; e dopo una retata andata male, sclamava: “Mala fuera, mala Paisan”; perchè aveva il mezzo litro da pagare, bevuto in anticipo.
In gioventù sorrideva alle donne come un vincitore di battaglia. Fu lucidatore di mobili, e nel freddo invernale, si beveva la vernice. Al giorno di San Michele si giocava ai dadi tutto il suo basso patrimonio. Dall’età di ventun anni giocava sempre i medesimi numeri (in casa aveva tre cabale del lotto), ma non ebbe mai la soddisfazione di una vincita. Si dondolava per una gamba fratturata dalla poppa di una barca; l’altra gliela rovinò la strada della Costa in una sera di pagata baldoria. Fu l’ombra assidua della spiaggia e ultimamente, pescatore a tempo perso, sostava vicino alle osterie, in attesa del bicchiere offerto; del paese figurava una degna macchietta.
Nel giorno di Santa Caterina della Ruota, che lui onorava bevendo, festeggiava la sua venuta al mondo, e come data di espressione, di onore, di rammento alla sua vittoria, vestito a festa portava in bocca un fiore; affreddolito attendeva il lungo inverno. In quel giorno i vecchi amici, ricordavano quella sua scommessa e i giovani gli offrivano lo stoccafisso e il vino piemontese.
Dopo aver salutato cristianamente la nascita del Redentore, in un letto d’ospedale, nelle ultime ore dell’ultimo del millenovecentoventinove, vuotò l’ultimo respiro.”

RACCONTI già pubblicati: ‘Gaetano del Ghiare chi era?’; ‘La tragedia degli zingari’ N. 16 Lug-Set 2012; ‘Un amico navigante’ N. 31 GenGiu 2018; ‘Un capobarca’ N. 35 Lug-Set 2019.

 da A Civetta

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